Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/04/2015, a pag.1/23, con il titolo "A Sud un ruolo delicato" il commento di Maurizio Molinari all'incontro Obama-Renzi a Washington, con la situazione in Libia al centro del colloquio.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
Con l’impegno di Matteo Renzi ad assumere «la leadership degli sforzi diplomatici in Libia» l’Italia diventa il partner privilegiato di Washington nel tentativo di scongiurare l’insediamento dello Stato Islamico sulle rive del Mediterraneo meridionale. Il premier italiano e il presidente americano si esprimono in maniera convergente, disegnando un approccio comune.«Droni e interventi militari non bastano» dice Obama, «dietro la Libia c’è l’instabilità dell’Africa» aggiunge Renzi, «serve la cooperazione degli altri Stati che si affacciano sul Golfo di Sirte» osserva Obama, «l’elemento chiave sono le tribù» puntualizza Renzi. Il punto d’incontro è nella volontà di stabilizzare la Libia operando sue due binari: spingendo le tribù dall’interno e gli Stati confinanti dall’esterno a cooperare contro i gruppi del terrorismo jihadista, da Isis ad Al Qaeda. L’amministrazione Obama cerca un partner nella Nato per evitare il totale collasso del dopo-Gheddafi sin dal summit delG8 di Lough Erne Resort, nel 2013 in Irlanda del Nord, quando fu la Gran Bretagna di David Cameron ad assumersi responsabilità - la guida del disarmo delle milizie - poi non rispettate. E poiché la Francia di François Hollande è considerata da molte tribù libiche co-responsabile del caos seguito al rovesciamento del Colonnello, l’Italia era da tempo considerata da Washington come l’interlocutore privilegiato che Renzi ora ha scelto di diventare. La convergenza si spiega anche con quanto sta avvenendo oltre il Canale di Sicilia: la cattura del motopesca «Airone» è un indicatore dei rischi crescenti di pirateria nel Golfo della Sirte da parte dei gruppi jihadisti alla ricerca di liquidi per autofinanziarsi così come la scelta del capo di Ansar al-Sharia,Abu Abdullah al-Libi, di aderire formalmente a Isis pone le basi per la trasformazione del Califfato nel più grande e pericoloso gruppo jihadista nello spazio fra Tripoli e Bengasi, dalla costa di Misurata al deserto del Fezzan. I tempi lunghi del difficile negoziato di riconciliazione fra il governo di Tobruk e gli islamisci Tripoli giovano a Isis, che guadagna territori, adesioni e risorse petrolifere. In attesa di vedere quali passi Renzi e Obama faranno assieme in Libia, le opzioni che hanno a disposizioni non sono poche. Sul fronte militare il coordinamento navale può proteggere le rotte fra Suez e Gibilterra così come i super-droni «GlobalHawk», posizionati dal Pentagono nella base di Sigonella, consentono una raccolta di intelligence capillare e sofisticata su quanto avviene in tutto il Nordafrica, e oltre. Sul fronte diplomatico, alla possibilità di creare una coalizione di Stati - africani, arabi ed europei - a sostegno della «leadership italiana» c’è un precedente da tener presente in termini di «dialogo con le tribù»: furono Stati Uniti e Italia a far nascere, a Roma negli Anni Novanta, la «Loya Jirga» afghana che riuscì a far riunire le tribù di quel Paese per iniziare la ricostruzione che ha portato all’Afghanistan del dopo-taleban.
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