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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.04.2015 Per Sergio Romano la guerra in Yemen è 'locale'
Mentre è il campo di battaglia del gigantesco scontro sciiti - sunniti

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 aprile 2015
Pagina: 47
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La guerra nello Yemen locale, non regionale»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 16/04/2015, a pag. 47, con il titolo "La guerra nello Yemen locale, non regionale", la lettera di Carlo Incarbone e la risposta di Sergio Romano.

Sergio Romano oggi torna a fare a pugni con la storia. Scrivendo del conflitto in corso in Yemen, lo definisce "locale", quando invece si tratta del campo di battaglia sul quale si stanno scontrando Iran e Arabia Saudita, ovvero le due patrie dell'estremismo islamico, rispettivamente sciita e sunnita.
La guerra in Yemen può essere il primo stadio di una guerra civile panislamica di dimensioni immaginabili, di sicuro non si tratta di mero conflitto "locale". Se poi l'Iran avrà la bomba atomica...

Ecco lettera e risposta:

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Sergio Romano


Sunniti contro sciiti, Arabia Saudita contro Iran: è quanto sta accadendo in Yemen, altro che guerra locale !

Sto notando in questi giorni come le vicende belliche che dilaniano il territorio yemenita somiglino molto a quanto successe mezzo secolo fa nel Sudest asiatico.

 Allora, l’Occidente e il Blocco comunista trovarono il modo di evitare un pericoloso scontro diretto semplicemente «confrontandosi» a distanza, sulla pelle dei poveri vietnamiti.
 Oggi, l’Iran sciita sostiene lo Yemen di Sana'a scatenando la reazione degli Stati sunniti capeggiati dall’Arabia Saudita: anche in questo caso, lo «scontro» avviene sulla pelle di «terzi», ovvero dei poveri yemeniti. 





Carlo Incarbone
carlincarbone@gmail.com

Caro Incarbone,
Esiste effettivamente una tesi secondo cui la crisi yemenita sarebbe l’ultima manifestazione di un secolare conflitto fra le due maggiori famiglie musulmane (sunniti e sciiti), manipolato dalle due maggiori potenze della regione: l’Arabia saudita e l’Iran. A me sembra invece che sia soprattutto il più recente episodio di un contrasto fra Nord e Sud in cui i rancori tribali e gli interessi economici non sono meno importanti delle contrapposizioni religiose. Questa lunga guerra civile favorisce inevitabilmente le ingerenze esterne.

All’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, il colonnello Nasser, presidente della Repubblica egiziana, sperò di trasformare le regioni meridionali del Paese in una repubblica satellite e cadde nel trappola di un lunga guerra di guerriglia che durò sino al 1967 per concludersi infine con il ritiro delle sue truppe.

Il generale Giuseppe Cucchi, uno dei migliori osservatori militari delle crisi internazionali, ha ricordato recentemente i suoi incontri con un ufficiale egiziano che aveva fatto quattro guerre: tre contro Israele (1956, 1967,1973) e una nello Yemen. Quando gli veniva chiesto quale fosse stata la peggiore, non aveva dubbi: quella dello Yemen. Nelle sue parole, «la lotta si rivelò rapidamente molto più dura e sanguinosa del previsto. Le tribù zaide della montagna (…) erano formate da guerrieri duri e sperimentati. (…) Da un certo punto in poi, in entrambe le parti non ci fu più spazio nè per l’onore nè per la misericordia. Noi arrivammo a usare i gas...».

L’Arabia Saudita non è mai stata indifferente agli avvenimenti della penisola e ha sempre avuto, nei complicati giochi della politica yemenita, le proprie pedine. Ma preferisce colpire dall’aria piuttosto che impelagarsi in una guerra combattuta sul terreno. Nel 2004, quando le tribù zaide del Nord, prevalentemente sciite, si ribellarono al governo di Sana'a e crearono il movimento houti, l’Iran dette una mano, ma probabilmente meno di quanto si creda. Tutti vorrebbero esercitare una influenza sullo Yemen, ma nessuno dei suoi vicini ignora i rischi di un maggiore coinvolgimento nella crisi. La risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu il 14 aprile è il risultato di un compromesso fra diverse tesi politiche e la sua efficacia è dubbia. Secondo una studiosa americana, Emma Ashford (International New York Times del 10 aprile) il conflitto yemenita è locale, non regionale, e la coalizione saudita sostenuta dagli Stati Uniti potrebbe, con i suoi bombardamenti, alimentarlo ulteriormente, sino a creare una situazione simile a quella siriana.

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