Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/04/2015, a pag. 14, con il titolo "Armeni, Erdogan ora minaccia: 'Potrei espellerne centomila' ", la cronaca di Marta Ottaviani.
Marta Ottaviani
Il nuovo sultano Erdogan
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non ci sta e nel giorno in cui il Parlamento europeo approva, dopo anni, una mozione che riconosce come genocidio il massacro degli armeni del 1915 a opera delle truppe ottomane, alza i toni dello scontro e arriva perfino alle minacce.
La sfida del Presidente
«Nel nostro Paese - ha spiegato Erdogan - ci sono circa 100 mila armeni che non sono cittadini turchi. Abbiamo mai avuto un atteggiamento negativo o discriminatorio contro di loro? Potremmo espellere quelli che non sono cittadini turchi, ma non lo facciamo». Non è mancato un pensiero all’Europa e a Papa Francesco, che domenica scorsa ha ricordato lo sterminio del 1915 chiamandolo genocidio e scatenando la furia turca. Secondo il Presidente turco, le posizioni della comunità internazionale nei confronti della Turchia «non sono accettabili per un Paese che ha offerto tutti questi servizi», lasciando intendere come la Mezzaluna, nonostante la critiche che piovono addosso da ogni parte, abbia comunque sempre cercato di offrire un’opportunità a immigrati, spesso irregolari. Parole chiare, ma che non sono nuove. Erdogan aveva già esposto lo stesso concetto nel 2010, quando era ancora primo ministro, durante un’intervista alla «Bbc» e anche in quel caso era scoppiata la polemica.
Muro contro muro
Intanto ieri il Parlamento europeo ha compiuto un passo storico, atteso da anni, seppure edulcorato. Pur avendo votato per alzata di mano una risoluzione che riconosce il genocidio armeno, il riconoscimento da parte della Turchia rimane non vincolante per l’ingresso di Ankara in Unione europea. Nel testo è stato inserito un emendamento che «elogia il messaggio di Papa Francesco». Nonostante si sia trattato di un testo meno severo rispetto al passato, la durezza della reazione turca è senza precedenti. Il comunicato ufficiale diramato dal ministero degli Esteri parla di tentativo da parte dell’Europarlamento di rendere più difficili i rapporti fra Ankara e Bruxelles. La risoluzione viene bollata come «intollerante sotto tutti gli aspetti», «contraria ai valori di fratellanza che sono alla base dell’Europa», «spiegabile solo con una mancanza di conoscenza e ignoranza». Non manca, alla fine, anche un consiglio agli eurodeputati, ossia riflettere sul proprio passato, soprattutto quello della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, prima di occuparsi di quello degli altri.
La rabbia del premier
E ieri è tornato a tuonare contro Papa Francesco anche il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, in piena campagna elettorale per il voto politico del prossimo 7 giugno. Durante un comizio ad Ankara, Davutoglu ha accusato il Pontefice di «aver aderito al fronte del male contro la Turchia». «C’è un fronte diabolico contro di noi al momento – ha detto Davutoglu -. Mi rivolgo al Papa: chi scappò dall’Inquisizione Cattolica in Spagna trovò pace a Istanbul e a Smirne. Siamo pronti a discutere problemi storici, ma non permetteremo alla gente di insultare la nostra nazione tramite la nostra storia».
Il Vaticano non ha voluto commentare, ma le parole di Davutoglu dimostrano che le autorità turche non intendono concedere tregua alla polemica che, in questi giorni, ha aiutato anche a far passare in secondo piano l’ennesimo scontro fra governo e magistratura, oltre alle difficoltà della lira turca nel cambio sul dollaro.
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