Riprendiamo da ITALIA OGGI del 11/04/2015, a pag.14, con il titolo " Speriamo che basti incrociare le dita e non si finisca, come teme Benyamin Nethanyahu, di essere poi costretti a incrociare le armi " il commento di Ishmael.
Non sappiamo chi sia l'autore, dietro lo pseudonimo (dal poco indovinato nome di Ishmael), ma il pezzo è interessante, per essere pubblicato su un quotidiano che si occupa in genere soprattutto di economia. Cita persino Daniel Pipes, un nome tabù sul SOLE24ORE, che come 'maestri' ha soprattutto Abu Mazen e la malanima di Arafat.
Ecco l'articolo:
Un giorno Barack Obama firma l'accordo che consente a Teheran di continuare ad arricchire l'uranio in cambio della promessa di non usarlo per costruirci delle bombe atomiche; il giorno dopo spiega al New York Times che gli Stati Uniti hanno una bomba nuova di zecca così terrificante da poter dare in qualsiasi momento delle lezioni d'apocalisse a chi manca alla parola data. Fossero passati, tra una dichiarazione e l'altra, almeno due o tre mesi, meglio ancora cinque o sei, ancora si sarebbe capito: gli accordi ogni tanto vanno ripresi in mano e spolverati, dopo averne riletto a voce alta il risvolto di copertina, come si fa con i libri di seconda fila negli scaffali in alto, altrimenti si rischia di dimenticarne il soggetto e la trama. Ma l'accordo con Teheran e la dichiarazione sulla superbomba sono mosse politiche praticamente contemporanee: prima ha parlato il pacifista e un attimo dopo ha chiesto la parola il Dottor Stranamore, ed erano entrambi presidenti degli Stati Uniti. A chi credere? Al presidente che ha firmato e promosso l'accordo (tanto piaciuto al Papa argentino e all'alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini che era lì per caso) oppure al presidente che brandisce un'arma terrificante come Giove Pluvio agitava i suoi fulmini nell'aria? Diciamolo: fidarsi dei fondamentalisti sciiti non è facile. E difficile fidarsene specie quando si è israeliani. Per questo è sembrato molto più boccalone Obama, che ha ritirato le sanzioni contro Teheran al buio, fidandosi della parola degli ayatollah, di quanto sia sembrano paranoico Benyamin Netanyahu, che invece ha tuonato contro un accordo che consente agl'iraniani di continuare, in buona sostanza, col programma nucleare senza dare niente in cambio, nemmeno il riconoscimento del diritto all'esistenza d'Israele. Intendiamoci: quella d'Obama potrebbe essere la mossa giusta, chi lo sa. Sarebbe però la prima. Finora la sua politica in Medioriente è stata un disastro. Come ha scritto Daniel Pipes:
Daniel Pipes
«Gl'incompetenti che occupano le alte cariche governative americane non riescono a seguire i rapidi e avversi sviluppi, di cui sono in molti casi sono stati artefici (l'anarchia in Libia, le tensioni con i tradizionali alleati, un Iran più bellicoso)». Speriamo che basti incrociare le dita e che non si finisca, come teme Netanyahu, per incrociare le armi.
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