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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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La Stampa - Libero Rassegna Stampa
10.04.2015 L'Iran tira la corda: 'Basta sanzioni e niente ispezioni'. Quali altri regali ha pronti Obama per gli ayatollah?
Cronaca e commento di Maurizio Molinati, analisi di Carlo Panella

Testata:La Stampa - Libero
Autore: Maurizio Molinari - Carlo Panella
Titolo: «La sfida di Khamenei: 'L'America viola l'intesa: subito via le sanzioni' - L'Iran adesso tira sul prezzo: 'Accordo ma a modo nostro'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/04/2015, a pag. 17, con il titolo "La sfida di Khamenei: 'L'America viola l'intesa: subito via le sanzioni' ", la cronaca e commento di Maurizio Molinari; da LIBERO, a pag. 16, con il titolo "L'Iran adesso tira sul prezzo: 'Accordo ma a modo nostro' ", l'analisi di Carlo Panella.

Ecco gli articoli:


Ali Khamenei, Iran: "Vogliamo usare l'energia nucleare per scopi pacifici..."

LA STAMPA - Maurizio Molinari:  "La sfida di Khamenei: 'L'America viola l'intesa: subito via le sanzioni' "


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"

Niente accordo sul nucleare se le sanzioni non verranno tolte da subito e nessuna ispezione nei siti militari: Ali Khamenei rende pubbliche le proprie condizioni all’intesa di Losanna, nell’evidente intento di ottenere nuove concessioni dagli Usa entro la scadenza del 30 giugno per la firma del documento finale.

Intesa ancora lontana
Il Leader Supremo della rivoluzione iraniana è la più alta carica della Repubblica Islamica nonché l’uomo da cui dipende il programma nucleare, da qui l’importanza di quanto afferma in un discorso pubblico. L’intento è far sapere al Gruppo 5+1 (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina più Germania) che l’intesa sul nucleare è ancora lontana. «Non c’è alcun bisogno di prendere posizione perché nulla è stato ancora concluso e niente è obbligatorio, dunque non sono d’accordo nè in disaccordo» esordisce Khamenei, aggiungendo però che «le sanzioni devono essere tolte tutte assieme, il giorno stesso della firma, non sei mesi o un anno dopo». È una posizione che il presidente iraniano, Hassan Rohani, fa propria con la formula «tutte le sanzioni Onu, Usa e Ue, devono essere tolte al momento della firma» ma stride con quanto affermano Casa Bianca e Dipartimento di Stato sulla necessità di una «riduzione progressiva» per «verificare l’adempimento iraniano degli impegni presi»: riduzione delle scorte di materiale fissile, smantellamento delle centrifughe e ridimensionamento degli impianti.

La replica di Washington
La posizione Usa è nel documento del Dipartimento di Stato sugli accordi di Losanna ma Khamenei, in un tweet, lo liquida così: «Poche ore dopo i colloqui, gli americani hanno divulgato un testo gran parte opposto a quanto concordato. Come sempre ingannano, violano gli accordi». Il disaccordo sulle sanzioni investe la possibilità di reintrodurle perché mentre Earnest, portavoce della Casa Bianca, afferma che «se l’Iran violerà le intese le risoluzioni torneranno» Rohani obietta che «una volta tolte, le sanzioni non potranno essere reimposte». Nel discorso a un pubblico di fedeli e sostenitori, Khamenei aggiunge un’altra condizione: «Nessuna ispezione ai siti militari». Anche qui in contrasto con il testo Usa che parla di adesione dell’Iran ad un «nuovo protocollo» dell’Agenzia atomica dell’Onu per ispezionare i «sospetti siti di test nucleari militari» come Parchin, individuati dal 2011 ma mai ammessi dall’Iran.

Nuove concessioni
Khamenei sta chiedendo agli Usa nuove concessioni sul nucleare con un approccio di sfida confermato da quanto afferma sull’Arabia Saudita: «In Yemen sta compiendo un genocidio simile a quello fatto da Israele a Gaza, in Arabia Saudita alcuni giovani inesperti sono giunti al potere sostituendo la compostezza con la barbarie». Il disprezzo per il nuovo re saudita Salman, trapela anche da quanto Khamenei afferma sulla volontà di Riad di arricchire uranio: «È una nazione sottosviluppata, noi abbiamo la tecnologia nucleare, loro devono dimostrare di averla».

La sovrapposizione fra condizioni sul nucleare e attacchi a Riad lascia intendere che Khamenei non ha gradito la scelta Usa di sostenere i sauditi nello Yemen, fornendogli armi e sposando la tesi che i ribelli houthi sono sostenuti dall’Iran. Solo poche ore prima il Segretario di Stato Kerry aveva chiesto a Teheran di «cessare le interferenze nei Paesi della regione».

LIBERO - Carlo Panella: "L'Iran adesso tira sul prezzo: 'Accordo ma a modo nostro' "


Carlo Panella                Con la fine delle sanzioni, ecco il risultato

Obama ha barato, ha mentito al mondo - e forse anche a se stesso - nell’illustrare al New York Times il senso dell’accordo sul nucleare siglato a Losanna con l’Iran: «Possiamo avere delle vigorose ispezioni, senza precedenti, e sapremo esattamente che cosa stanno facendo in ogni singolo punto della loro catena nucleare. Questo proseguirà per vent’anni e nei primi dieci anni il loro programma non sarà semplicemente congelato, ma effettivamente verrà riportato in larga parte indietro». Tutto falso.

Non è così: i massimi dirigenti iraniani, il presidente Rohani e la Guida Suprema Khamenei hanno annunciato che non vi sarà nessuna «vigorosa ispezione», per due motivi. Il primo è che le ispezioni saranno vigorose e rigorose solo se l’Iran - che ha aperto nel 2005 questa crisi barando e impedendo appunto le ispezioni - lo vorrà, il secondo è che l’Iran pretende in realtà che le sanzioni non vengano abbattute via via che le ispezioni dimostrano che non vi è nessun arricchimento illegale dell’uranio, ma che vengano abbattute subito, alla firma dell’accordo.

Khamenei, l’unico ad avere potere monocratico di firma sul nucleare, ha affermato che quello che si è firmato a Losanna «non è vincolante; ciò che è stato fatto finora non garantisce un accordo, né i suoi contenuti e neppure garantisce che i negoziati proseguiranno fino alla fine. È inaccettabile una revoca graduale delle sanzioni occidentali che devono essere tolte il giorno stesso in cui sarà firmato un eventuale accordo definitivo sul programma nucleare di Teheran».

Il presidente Hassan Rohani ha ribadito il concetto: «Non firmeremo alcun accordo fino a quando tutte le sanzioni non saranno rimosse nel giorno stesso, vogliamo un accordo che rappresenti una vittoria per tutte le parti coinvolte nei colloqui». Dunque, è aria fritta, una presa in giro, il testo dell’intesa presentata a Losanna in pompa magna e con tanta retorica da Federica Mogherini, e dal ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, che prevede che «il ritiro delle sanzioni debba avvenire solo dopo la verifica del rispetto dei patti da parte dell’Iran ad opera dell’Agenzia Internazionale per l’energia Atomica (Aiea)».

Ma la chiara intenzione iraniana di non permettere assolutamente ispezioni effettive all’Aiea è stata ribadita anche dal vicecomandante delle Forze armate, Masoud Jazayeri, che ha escluso che mai i siti militari iraniani possano esserne sottoposti: «L’ispezione dei siti militari del Paese non è mai stata consentita e non lo sarà mai». A Jazayeri ha fatto eco il ministro della Difesa, Hossein Dehqan ha dichiarato che sono «false alle rivelazioni del quotidiano britannico The Guardian», secondo le quali l’accordo quadro sul nucleare raggiunto a Losanna prevedrebbe l’ispezione di funzionari esterni nei centri militari della Repubblica islamica.

Naturalmente, l’accordo «storico» si regge solo e unicamente su questo baricentro: la possibilità che gli ispettori dell’ l’Aiea possano effettuare queste ispezioni. Ma se si escludono da queste i siti militari, gli iraniani non dovranno fare nessuna fatica per farsi la loro bomba atomica in laboratori già oggi attivi appunto in siti militari sotterranei.

Ma non basta: nei giorni scorsi le autorità di Teheran avevano negato ogni ipotesi che l’Aiea potesse installare televisioni a circuito chiuso nei siti nucleari civili, con la scusa di «dover proteggere i propri tecnici nucleari oggetto in passato di attentati».

Nel complesso, questa vicenda è servita solo a Teheran per cantare vittoria, per il pieno riconoscimento di essere rientrata nella “legalità internazionale” avventuristicamente regalato da un Obama che rischia ora di passare alla storia come il più incredibile caso di presidente incapace e bluffatore della storia degli Stati Uniti.

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