Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/04/2015, a pag. 25, con il titolo "Anna Frank, a tradirla fu la sorella della sua protettrice", la recensione di Maurizio Molinari a "Basta silenzio", di J. De Bruyn e J. van Wijk.
Maurizio Molinari Anna Frank
La copertina del libro Il Diario di Anna Frank (ed. Einaudi)
Il 4 agosto 1944 quattro agenti della Gestapo perquisirono il deposito al 263 di Prinsengracht di Amsterdam dove erano nascosti otto ebrei: Otto Frank, la moglie e le due figlie, i tre membri della famiglia Val Pels e il dentista Fritz Pfeffer. Vennero catturati, portati nel campo di transito di Westerbord e da lì, a bordo di carri bestiame, fino ad Auschwitz. Solo Otto sopravvisse e il diario scritto dalla figlia tredicenne Anna nei due anni passati nel nascondiglio è divenuto il libro più letto sulla Shoah con oltre 31 milioni di copie vendute in edizioni pubblicate in 67 lingue.
A quasi 71 anni dalla deportazione, l’interrogativo che resta da sciogliere è chi tradì gli ebrei olandesi nascosti nella soffitta di Prinsengracht. Ad avanzare una possibile risposta arriva il libro Bep Voskuijl, Het Zwigen Voorbij (Bep Voskuijl, Basta silenzio) pubblicato questa settimana nei Paesi Bassi da due co-autori, il reporter fiammingo Jeroen De Bruyn e Joop van Wijk, nipote della persona che avrebbe guidato la Gestapo verso il nascondiglio. La tesi del libro è che la responsabile della spiata fu Nelly Voskuijl, una delle sorelle di quella Elisabeth «Bep» Voskuijl che invece proteggeva la famiglia Frank. Nelly lavorava come dattilografa proprio per Otto Frank. Il libro si sviluppa come un’inchiesta nei Paesi Bassi occupati dai nazisti, dove Nelly Voskuijl è una giovane donna che poco dopo l’arrivo degli invasori tedeschi sceglie volontariamente di collaborare con la Gestapo.
Ciò significa che dentro la famiglia Voskuijl nei due anni durante i quali i Frank erano nascosti - dal 1942 al 1944 - convivevano sorelle schierate negli opposti campi: Elisabeth aiutava la partigiana Miep Gies a nascondere i Frank mentre Nelly collaborava con la Gestapo che dava la caccia agli ebrei per deportarli nei campi di sterminio.
La scoperta che Nelly era una collaborazionista viene avvalorata dal libro sulla base delle testimonianze incrociate di Diny, un’altra sorella Voskuijl, e di Berus Hulsman, fidanzato di Elisabeth durante il periodo della guerra. In almeno un’occasione Nelly si rivolse alla sorella, dicendole con tono sprezzante «Vattene ora, vai da quei tuoi ebrei...», e facendo intuire che fosse venuta al corrente del nascondiglio dei Frank. Un altro elemento che avvalora questa pista sul tradimento viene, secondo gli autori, dalla scomparsa della copiosa corrispondenza - lettere, appunti - avuta da Otto Frank con Elisabeth Voskujil quando tornò nei Paesi Bassi dopo la fine della guerra.
Senza contare che l’unico elemento finora certo sulla spiata è costituito dalla «voce di donna» che telefonò alla Gestapo di Amsterdam, guidando gli agenti verso il rifugio dei Frank. L’ipotesi del libro è che nelle pagine della corrispondenza scomparsa vi fossero riferimenti espliciti alla responsabilità di Nelly, poi morta nel 2001 ovvero 18 anni dopo la sorella Elisabeth stroncata da una grave malattia ai reni.
Joop van Wijk sostiene che la madre Elisabeth «Bep» Voskuijl era ben consapevole che era stata la sorella a tradire i Frank dopo aver saputo dove si trovavano: forse dalla stessa «Bep», oppure dall’unica altra persona che ne era a conoscenza, il padre Johan. «Basta silenzio» è l’imperativo con cui van Wijk vuole porre termine all’omertà di famiglia sul segreto più doloroso e lacerante dell’occupazione tedesca dei Paesi Bassi.
Il giallo irrisolto della spiata contro Anna Frank si arricchisce così di una solida ipotesi che si va ad aggiungere alle tre già note: per decenni si è pensato che il responsabile fosse Willem Van Maaren, che lavorava in un deposito attaccato al nascondiglio, ma un’inchiesta della polizia non ha mai trovato conferme, poi la storica Carol Anne Lee nel libro La vita segreta di Otto Frank ha puntato l’indice contro Anton Ahlers, socio d’affari di Otto Frank e convinto sostenitore del nazionalsocialismo, e infine la stessa Carol Anne Lee ha ipotizzato che la spia fosse in realtà Marteen Kuiper, un uomo che viveva consegnando ebrei ai tedeschi in cambio di danaro e che si trasferì nella casa di Ahlers il giorno prima della retata della Gestapo al 263 di Prinsengracht.
Il libro-rivelazione di Joop van Wijk segue di pochi giorni il comunicato con cui il museo di Amsterdam che ricorda Anna Frank ha affermato che morì di tifo nel Lager di Bergen-Belsen circa un mese prima di quanto finora si riteneva: a febbraio del 1945 e non a marzo, assieme alla sorella Margot. Ciò significa che assai difficilmente sarebbero entrambe riuscite a sopravvivere fino alla liberazione del campo da parte delle forze alleate, avvenuta il 15 aprile dello stesso anno.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante