sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Libero Rassegna Stampa
09.04.2015 Tribunale Penale Internazionale: i crimini dello Stato Islamico non interessano, ma quando Israele non fa altro che difendersi dal terrorismo le condanne fioccano
Analisi di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 09 aprile 2015
Pagina: 1
Autore: Carlo Panella
Titolo: «L'Aia non vuole processare i criminali di guerra dell'Isis»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/04/2015, a pag. 1-15, con il titolo "L'Aia non vuole processare i criminali di guerra dell'Isis", l'analisi di Carlo Panella, che merita un plauso.


Carlo Panella


Il Tribunale Penale Internazionale

Ennesima figuraccia del Tribunale Penale Internazionale (Tpi) che ieri ha comunicato di non avere neanche iniziato un’inchiesta sui crimini commessi dal califfato Nero perché «incompetente». Una penosa scusa poggiata su un cavillo giuridico: né Siria, né Iraq hanno sottoscritto lo Statuto del Tribunale Internazionale che quindi ritiene di non avere competenza a giudicare. Però, il Procuratore capo del Tpi Fatou Bensouda ha avuto la bontà di dichiarare che «sta valutando la prospettiva di esercitare giurisdizione personale» sui combattenti stranieri provenienti da Tunisia, Giordania, Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Australia.


I crimini dello Stato Islamico non interessano al TPI

Lo Statuto del Tpi infatti prevede che possa iniziare un’azione penale non solo contro gli Stati membri, ma anche contro cittadini degli Stati membri che abbiano commesso crimini contro l’umanità. Ma il Procuratore Bensouda ha poi subito relativizzato questa prospettiva aggiungendo «il gruppo terroristico Isis è guidato principalmente da cittadini dell’Iraq e della Siria, quindi, in questa fase, la prospettiva del mio ufficio di indagare e perseguire le persone più responsabili appare limitata».

Insomma, è lampante che i giudici del Tpi hanno una paura matta, che non hanno nessuna intenzione di esporsi alle ritorsioni degli jihadisti e che accampano tutte le scuse per non fare nulla. Basta pensare al caso lampante dell’autore materiale degli sgozzamenti degli ostaggi, Jihadi John, che in realtà si chiama Mohammed Emwazi, che è cittadino inglese e che quindi è assolutamente incriminabile e giudicabile dal Tpi. I suoi crimini efferati sono da mesi sotto gli occhi terrorizzati di tutto il mondo, lui stesso li ha rivendicati. La sua identità è certa, perché è stato identificato tramite le «impronte vocali» e altri sistemi d’indagine dal Servizio Segreto inglese. Il Tpi avrebbe quindi dovuto da mesi chiedere il suo incartamento alle autorità inglesi e procedere rapidamente al giudizio.

Così è per un centinaio di jihadisti di nazionalità giordana, tunisina e bosniaca(Paesi che hanno firmato lo Statuto del Tpi), i cui crimini sono stati filmati e messi in rete dallo stesso Califfato Nero. Così è anche per le copiose testimonianze di ragazze e ragazzi yazidi e cristiani che sono riusciti a sfuggire ai loro aguzzini colpevoli di stupri, tratta di schiavi, massacri, che hanno filmato e messo in rete queste imprese, di cui, in non pochi casi si conosce il nome e la nazionalità.

Ma il Tpi non fa nulla, «valuta », cogita, vedrà. Non fa nulla neanche contro i Boko Haram che seminano massacri in Nigeria, che hanno giurato fedeltà al Califfato Nero, che sono cittadini di uno Stato aderente al Tpi, che hanno commesso crimini orripilanti e documentati, di cui si conoscono capi e leader contro i quali sarebbe facilissimo aprire un procedimento giudiziario. Processi che avrebbero senso anche in assenza di imputati, perché potrebbero agire da deterrente nei confronti degli adolescenti europei che, ammaliati da cotante imprese, si recano nei territori controllati dal Califfato nero per seminare morte e terrore.

Nulla, il Tpi fa finta che neanche i crimini dei Boko Haram siano di sua competenza e non fa nulla. Si può però stare certi che non appena i palestinesi inizieranno a denunciare presso il Tpi militari e politici israeliani che verranno accusati di «crimini contro l’umanità», per avere in realtà difeso Israele dal criminale lancio di missili da Gaza o dagli attentati terroristi e che hanno la doppia nazionalità di uno dei Paesi firmatari del Tpi, le istruttorie e i processi inizieranno alla garibaldina e si avranno scandalose condanne. Indagini preliminari sono già avviate. Quest’ultimo episodio conferma dunque non solo l’inutilità, ma addirittura il danno che ha comportato l’assurda fondazione di questo tribunale che illude e mistifica che esista la possibilità di una giustizia internazionale e che invece è solo un costosissimo, inutile baraccone burocratico che arriva ora sino al punto di non espletare il suo compito per palese, ignobile, paura di ritorsioni.

Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@liberoquotidiano.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT