Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/04/2015, a pag. 12, con il titolo "Yemen, Teheran invia le navi: incubo guerra con l'Arabia", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
L'Iran appoggia Assad in Siria: "antichi sport dei tiranni mediorientali"
Braccio di ferro fra Iran e Arabia Saudita nelle acque del Golfo di Aden. Teheran invia il cacciatorpediniere Alborz e la nave appoggio Bushehr davanti alle coste dello Yemen per «difendere le navi iraniane dalla pirateria», come afferma l’ammiraglio Habibollah Sayyari, e Riad reagisce con il generale Ahmed Asiri, portavoce dell’operazione Defensive Storm: «Le navi iraniane hanno il diritto di stare nelle acque internazionali ma non possono entrare in quelle dello Yemen».
Terroristi houti in Yemen
Scontro frontale
Il duello verbale fra la Marina da guerra iraniana e il comando militare saudita descrive quanto sta avvenendo: Teheran vuole sfidare il blocco aereo-navale saudita allo Yemen, iniziato con l’intervento del 26 marzo, e Riad lo difende a spada tratta. Da quando nel 2011 sono iniziate - in Siria - le guerre per procura in Medio Oriente fra milizie pro-saudite e pro-iraniane, questa è la prima volta che i giganti rivali si minacciano con l’uso delle armi. Ed avviene a poche ore di distanza dalla conferenza stampa che ha visto i comandi sauditi affermare di «avere le prove» del sostegno militare di Teheran ai ribelli houthi, di etnia sciita, che in febbraio hanno rovesciato il presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi. «Iran ed Hezbollah addestrano gli houthi all’uso di aerei ed artiglieria» ha accusato il generale saudita Ahmad Al-Asiri, aggiungendo «nessuna milizia dispone di jet da guerra ma gli houthi li hanno».
Le mosse americane
Le accuse saudite all’Iran di sostegno agli houthi risalgono al 2009 ma Teheran le ha sempre respinte. Washington intanto fa sapere di aver aumentato il sostegno all’intervento saudita, condiviso da 10 Paesi sunniti. «Abbiamo accelerato le forniture di armi, aumentato la cooperazione di intelligence e creato un cellula di coordinamento nel centro di operazioni saudite» afferma il vicesegretario di Stato Usa, Anthony Blinken. Al tempo stesso Blinken però suggerisce una «soluzione politica» alla crisi in Yemen adoperando una terminologia simile a quella del presidente iraniano Hassan Rohani - che ieri ha ricevuto il collega turco Recep Tayyp Erdogan a Teheran - mentre Riad punta al momento sulle armi per reinsediare Mansour Hadi.
Washington preme per «far terminare il caos» perché, spiega Blinken, «ci impedisce di combattere Al Qaeda in Yemen» ma Riad ribatte: «Sconfitti gli houthi, ci occuperemo di Al Qaeda».
I miliziani jihadisti giocano intanto una loro partita, tentando di sfruttare la guerra per rafforzare il ruolo di portabandiera dei sunniti in Yemen. Da qui l’iniziativa di offrire una taglia di 20 kg d’oro per «cattura o uccisione» del leader degli houthi, Abdel-Malek al-Houthi, e del suo più importante alleato, l’ex presidente Ali Abdullah Saleh.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante