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La Stampa Rassegna Stampa
07.04.2015 Parigi: tolta e rimessa la pubblicità del concerto dei Prêtres: 'offende l'islam'
Cronaca di Cesare Martinetti

Testata: La Stampa
Data: 07 aprile 2015
Pagina: 11
Autore: Cesare Martinetti
Titolo: «Il metrò di Parigi fa marcia indiatro, sì ai manifesti per i cristiani d'Oriente»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/04/2015, a pag. 11, con il titolo "Il metrò di Parigi fa marcia indiatro, sì ai manifesti per i cristiani d'Oriente", la cronaca di Cesare Martinetti.

Difendere i cristiani dai loro carnefici era in Francia ritenuto una offesa ai musulmani. Incredibile ! Bene ha fatto il Premier Manuel Valls a cancellare il divieto.

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Cesare Martinetti

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Les Prêtres

Il metrò di Parigi fa retromarcia. C’è voluta quasi una settimana, ma poi anche questi oltranzisti della laïcité burocratica hanno ceduto e la scritta «a favore dei cristiani d’Oriente» comparirà di nuovo sui manifesti che annunciano il concerto dei «Prêtres». Era stata cancellata in ossequio all’idea che il metrò (stazioni, corridoi, carrozze) sono uno «spazio neutro» dove cioè, secondo la République, non si può fare propaganda religiosa. Sullo schema della legge che vieta il velo nelle scuole, ma anche la kippà e la croce.

Senonché, proprio di questi tempi, con massacri di cristiani un po’ ovunque, dal Califfato al Kenya, alla solita Nigeria, quest’applicazione burocratica della legge era parsa a molti un nuovo capitolo della «Soumission» (secondo la grottesca profezia del romanzo di Michel Houellebecq) della vecchia Europa alle minacce degli islamisti, materializzatesi a gennaio a Parigi con gli attentati a Charlie Hebdo e all’Hypercasher di Porte de Vincennes.

Tutto nasceva dalla censura fatta dalla «regie» pubblicitaria della Ratp (la società che gestisce il metrò parigino) sul manifesto del concerto del trio di sacerdoti che si chiamano semplicemente «Les Prêtres» (i preti) all’Olympia il 14 giugno prossimo. Nel manifesto si annunciava che l’incasso del concerto sarà devoluto a favore della comunità dei cristiani d’Oriente. Ed è questa la scritta cancellata dai censori metropolitani.

Ne è nato un caso più imbarazzato che indignato, a dire la verità. Su La Stampa ne abbiamo scritto venerdì scorso cogliendo un tweet di Monsignor Di Falco, vescovo di Gap e fondatore del gruppo musicale che definiva «ridicola» la decisione della Ratp. «Le Monde» ha portato il caso in prima pagina solo ieri con una vignetta di Plantu e una nota all’interno senza commento. Altri giornali ne hanno parlato ieri sui loro siti e il premier Manuel Valls ha lanciato un tweet alle 17,52: «Stop ai dibattiti sterili! Sosteniamo i cristiani d’Oriente, vittime del terrore oscurantista. La Ratp deve prendersi le sue responsabilità».

L’onore della République si salva in corner, quello della Ratp probabilmente no perché il presidente del «Coordinamento dei cristiani d’Oriente in pericolo», Patrick Karam ha annunciato che denuncerà il metrò di Parigi, vuole arrivare a una condanna per evitare che si ripeta una sciocchezza simile: «In uno stato di diritto non si tollerano gli arbitrii». Ma come sempre accade in queste circostanze sono emersi numerosi e fantasiosi arbitrii in tema di laïcité da cui si capisce che in giro per la Francia ognuno fa un po’ come vuole e - denuncia Mediapart - ne fanno le spese tutti: cristiani, musulmani ed ebrei. A Tolosa, la settimana scorsa, in un seggio di voto per le elezioni dipartimentali, il presidente ha impedito a un rabbino di votare perché portava la kippà. (Una volta tolta, l’uomo ha potuto dare il suo voto). In un ospedale di Villeneuve-Saint-George, in val di Marna, nei dintorni della capitale, è comparso un manifesto in cui si dice che l’ospedale è un luogo pubblico e neutro, dunque non è ammesso nessun indumento che riveli la propria fede. Chiaro che l’avviso mirava le musulmane col velo. Ma il record di zelo repubblicano va alla preside di un «collège» (scuola media) di Montpellier che ha vietato l’ingresso a delle ragazze che avevano la gonna «troppo lunga». Anch’esse musulmane.

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