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La Stampa Rassegna Stampa
05.04.2015 Obama non tema, passerà di sicuro alla Storia
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 05 aprile 2015
Pagina: 5
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Iran, Obama a caccia di sì all'accordo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/04/2015, a pag. 5, con il titolo " Iran, Obama a caccia di sì all'accordo " la cronaca di Paolo Mastrolilli.

Barack Obama può esserne certo, passerà alla Storia, ma nel modo peggiore, come il suo predecessore Carter, o ricordato come il responsabile di scelte tragiche, come Chamberlain. Gli inglesi si rivolsero a Winston Churchill, dopo che venne firmato l'accordo di Monaco, che, non dimentichiamolo, segnò l'inizio della 2a guerra mondiale. Obama ha seguito la linea di Chamberlain, e l'unico che ha ricordato il monito di Churchill - avremo il disonore e la guerra - è stato Bibi Netanyhau. Sarà da lui che verranno parole e atti coraggiosi. Auguriamoci che il suo esempio venga seguito da altri.

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Ecco l'articolo:

La settimana scorsa una delegazione di parlamentari americani ebrei ha incontrato il capo di gabinetto della Casa Bianca, Denis McDonough, per discutere i negoziati nucleari con l’Iran e avvertire il presidente Obama che se vuole il loro appoggio nell’approvare l’eventuale accordo di giugno, deve abbassare i toni col premier israeliano Netanyahu. L’amministrazione non lo dice, ma tra le varie iniziative che intende prendere per finalizzare l’intesa con Teheran ci sono anche nuove garanzie di sicurezza da dare allo Stato ebraico. Questo retroscena spiega quanto sia difficile la partita che Obama dovràgiocareneiprossimi tremesi, per assicurarsi un posto nella storia finalizzando l’accordo preliminare di Losanna. Una sfida che si risolverà su cinque tavoli diversi: il Congresso, Israele, gli alleatiarabidelGolfo,quelli europei, e l’Iran. I retroscena sulle trattative IlNewYorkTimes ha ricostruito nel dettaglio gli ultimi giorni di trattative: fiumi di caffè per tenere svegli i negoziatori; una lavagna che la diplomatica americana Wendy Sherman portava sempre con sé per scrivere i punti di intesa senzametterli su carta evitando così che gli inviati della Repubblica islamica dovessero sottoporli a Teheran per l’approvazione; l’impegno di Obama. In una conference call la stessaCasaBiancahadescritto il lavoro personale del presidente nella trattativa, inclusa una telefonata a mezzanotte dell’ultimo giornoperdare il via libera finale. L’eredità del presidente Non c’è dubbio che Obama veda questo accordo come la propria eredità storica, anche per rimodellare il Medio Oriente. La sua battaglia dei prossimi tre mesi per farlo approvare parte dal Congresso, come dimostra la mossa dei parlamentari ebrei, che mette in gioco lo stesso sostegno elettorale e finanziario offerto tradizionalmente dalla comunità ebraica americana ai democratici. La Casa Bianca sostiene che l’intesa sarebbe un accordo esecutivo, non un trattato, e quindi non richiederebbe l’approvazione del Senato con una maggioranza di due terzi. Però prevede di togliere le sanzioni imposte dal Congresso, che quindi prima o poi dovrà pronunciarsi. Almomento sul tavolo ci sono due proposte di legge: la Kirk-Menendez, che imporrebbe nuove sanzioni se non ci fosse l’accordo il 30 giugno; e la Corker-Menendez, che sospenderebbe l’eliminazione delle sanzioni, in modo da poter votare sull’intera intesa. Questa proposta verrà discussa il 14 aprile dalla Commissione esteri del Senato, e avrebbe già 64 voti favorevoli, cioé solo 3 inmeno della soglianecessaria a superare l’eventuale vetodelpresidente.Obama deve evitare questo sgambetto, premendo sui senatori democratici schierati con i repubblicani,tipoWarner o Kaine, o depotenziandolo come un semplice pronunciamento. L’azione sugli alleati Israele resta contraria,ma il presidente pensa di ammorbidire Netanyahu offrendo nuove garanzie di sicurezza.Non a caso, a gennaio il Pentagono ha fatto i test delle nuove bombe «bunker buster», disegnate per distruggere le basi sotterranee iraniane. Il re saudita Salman ha detto di sperare che l’accordoporti stabilitàinMedioOriente, eWashington vorrebbe cheRiad dialogasse conTeheran per equilibrare la regione e frenare gli estremisti sunniti e sciiti di Isis, al Qaeda, Hezbollahehouthi.L’Arabiaperò teme che l’intesa trasformi laRepubblica islamica in potenza nucleare, obbligandola a costruire la sua bomba. Obama perciò ha invitato aCampDavid i seimembri delGulfCooperationCouncil, per convincerli che questa minaccia non esiste. Gli alleati europei dovrebbero essere l’appoggio più solido, ma la Francia ha già espresso riserve sulle concessioni fatte dagli Usa, mentre la Russia cercherà di mettere a frutto il suo ruolo perottenere vantaggi inUcraina. Ammesso che i conservatori iraniani non si mettano di traverso, rovesciando il tavolo.

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