Hassan Rouhani racconta a Barack Obama le fiabe sul nucleare iraniano:
"... e vissero tutti felici e contenti"
Cari amici,
siamo arrivati al dunque. Se le cose andranno come fortissimamente vuole Obama, oggi o domani l'accordo con l'Iran sarà annunciato con fanfare e grancasse da tutta la stampa “autorevole”, cioè allineata all'appiccicosa ideologia obamiana. Non abbiamo avuto il piacere di una discussione pubblica sul patto, e soprattutto non l'hanno avuto i deputati e senatori americani, anche se la costituzione Usa attribuisce al Senato la competenza sui trattati. Sembra comunque che il trattato sia “ancora peggio di quel che si pensava”, almeno lo giudica così Netanyahu (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/193322), che qualcosa ne sa dato che “spia le trattative”, come l'ha accusato di fare una delle indiscrezioni che Obama usa per attaccare i nemici politici (http://www.wsj.com/articles/israel-spied-on-iran-talks-1427164201). L'accusa viene dalla Nsa, l'agenzia che a sua volta è stata smascherata in uno scandalo come centrale di intercettazione elettronica in tutto il mondo (http://en.wikipedia.org/wiki/NSA_warrantless_surveillance_(2001%E2%80%9307), compresi capi di stato straniero, cittadini americani ben al di là delle garazie di legge e tutto quel che capita in Europa, compreso probabilmente il vostro telefono e il mio account di posta elettronica. Ma non importa, Obama ha una percezione della realtà e un'etica piuttosto simile a quella del lupo di Fedro che vi ho citato qualche giorno fa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=57649).
Barack Obama
Ma dato che l'Iran minaccia Israele di distruzione un giorno sì e l'altro pure, che l'accordo in discussione riguarda la sua corsa alla bomba atomica e che Obama ha smesso ufficialmente di informare quello che, gli piaccia o meno, è ancora un alleato dell'America e sotto attacco, è difficile negare che Israele abbia il diritto di cercare di sapere che cosa succede, spiando le sue comunicazioni o quelle altrui. Ed è ancora più difficile negargli il diritto di informare il Congresso degli Stati Uniti, che fino a prova contraria è uno dei rami del governo e assai più legittimato di lui, dato che è stato appena rinnovato. Pensate che il solito funzionario anonimo dell'amministrazione di cui Obama si serve per la sua propaganda stampa ha detto così: “It is one thing for the U.S. and Israel to spy on each other. It is another thing for Israel to steal U.S. secrets and play them back to U.S. legislators to undermine U.S. diplomacy,” (https://hotair.com/archives/2015/03/24/obama-admin-how-dare-israel-share-intel-on-iran-talks-with-congress/). Cioè che gli Usa e Israele si spiino a vicenda fa parte delle cose che capitano; ma quel che è realmente intollerabile è che il governo israeliano riveli quel che ha scoperto al Congresso! Come se in democrazia il Parlamento potesse essere il nemico del governo.
Comunque la bozza di accordo è pessima, possiamo credere a Netanyahu: piace a quanto pare agli iraniani e ai russi che sono i loro grandi sponsor, ma spaventa molto gli europei, in particolare i francesi. E Amir Hossein Motaghi, un giornalista iraniano coinvolto nelle trattative che in questi giorni ha disertato a Ginevra per paura di subire rappresaglie, ha rivelato che la diplomazia americana in questo ultimo periodo non ha lavorato per ottenere concessioni dai persiani, ma per convincere gli europei a firmare un patto che essi giudicano insufficiente (http://www.jpost.com/Middle-East/Report-Iranian-journalist-defects-to-Switzerland-while-covering-nuclear-talks-395434). L'accordo segna un completo rovesciamento delle alleanze americano in Medio Oriente e induce uno schieramento sunnita guidato da Egitto e Arabia Saudita, più o meno in accordo tacito con Israele. Dice che l'America e l'Europa sono schierati con gli sciiti contro i sunniti (http://tabletmag.com/jewish-news-and-politics/189809/obamas-harvest-of-violence). E' lo sviluppo diplomatico più pericoloso che sia capitato in decenni: non un'apertura coraggiosa ma prudente nello stile della diplomazia del ping-pong di Kissinger con la Cina, ma piuttosto una resa che rimanda al futuro in condizioni molto più difficili l'inevitabile resistenza, come fece Chamberlain con la Germania nazista.
I giochi non sono fatti. L'ingordigia e l'aggressività degli ayatollah li ha indotti a cercare di impadronirsi dello Yemen proprio mentre trattavano con l'America. Di qui o dagli sviluppi successivi può venir fuori una guerra vera in cui Obama non saprà come schierarsi (già non lo sa in questa situazione iniziale: oggi è alleato militarmente sia con l'Arabia sia con l'Iran (in Iraq), i quali si minacciano e sono vicini a combattersi direttamente, facendolo oggi per procura. Il fatto che ci sia un'aggressiva presenza militare iraniana sia in Siria/Iraq/Libano, fino ai confini israeliani sia in Yemen forse può fare riflettere se non l'ideologico e ottuso presidente americano e il furbo Putin, probabile vincitore effettivo della partita, quantomeno la Francia e la Gran Bretagna. I mesi che ci vorranno per definire l'accordo in termini tecnici (probabilmente da qui a giugno) permetteranno forse di fare emergere le menzogne e le ambiguità iraniane. Ma è chiaro che più si va avanti, più ci si arrampica sull'albero dell'accordo, più difficile sarà per Obama scenderne senza perdere completamente la faccia. Purtroppo, per dirla con Manzoni, lo sciagurato ha già risposto. Sarà lungo e difficile, per Israele per l'America e per il mondo, disfare i danni di questo disastro annunciato.
Ugo Volli