IC7 - Il commento di Claudia De Benedetti
Dal 22 al 28 marzo 2015
A destra: la locandina della marcia in ricordo di Emanuele Artom, partigiano ebreo torinese
Bibi Netanyahu, dopo aver ricevuto dal Presidente dello Stato d’Israele Reuven Rivlin l’incarico di formare il 34° governo dello Stato d’Israele, sta lavorando per comporre il suo mosaico. Dovrà prima di tutto confrontarsi con i desideri di Moshè Kahlon, forte dei 10 seggi ottenuti dal suo nuovo partito Kulanu, accontentare Naftali Bennett di HaBayt HaYehudi, Avigdor Lieberman di Yisrael Beitenu e, cosa non trascurabile, placare la sete di potere degli uomini del suo partito che rischiano di rimanere con pochi posti chiave per le forzate concessioni richieste al loro leader.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
Maurizio Molinari, giornalista e scrittore, corrispondente per La Stampa da Gerusalemme, ha presentato questa settimana a Milano, Torino e Roma il suo volume “Il Califfato del terrore. Perché lo Stato Islamico minaccia l’occidente”. Davanti a sale gremitissime con un linguaggio essenziale, tagliente e straordinariamente lucido ha tratteggiato le caratteristiche di un fanatismo inusitato, basato su un’ideologia religiosa che sta sfidando la nostra coscienza, sconvolgendo e devastando il mondo incredulo con orrende decapitazioni, killer adolescenti, donne schiavizzate, conversioni online e cellule terroristiche a pochi metri dalle nostre case. Da Aleppo a Baghdad lo Stato Islamico guidato dal Califfo Abu Bakr al-Baghdadi ridisegna la geografia del Medio Oriente e incombe minacciosamente ovunque in Europa.
Per la quarta volta la bandiera d’Israele che sventola a Milano tra via Cordusio e via Dante è stata imbrattata da vernice rossa. I vertici di Expo sono prontamente intervenuti e l’hanno sostituita, resta lo sdegno per un gesto antisemita che si aggiunge ai troppi di questi giorni.
Nella settimana in cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alla solenne commemorazione del 71° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, rendendo omaggio alle 335 vittime, i giornali non hanno dato spazio alla marcia in memoria di Emanuele Artom organizzata a Torino martedì scorso. Il 25 marzo 1944 il giovane Emanuele Artom fu arrestato dalle SS, seviziato e tradotto alle Carceri Nuove di Torino, morì per le atroci torture subite il 6 aprile 1944. Il suo corpo non fu restituito e mai ritrovato. La Comunità di Sant’Egidio e le Comunità Ebraiche di Torino, Casale e Vercelli insieme alla Città di Torino e con il patrocinio dell’ANPI hanno fatto memoria di questo efferato delitto, simbolo di una persecuzione razzista e antisemita che ha devastato l’ebraismo piemontese e la coscienza civile di una convivenza plurisecolare. Un pellegrinaggio della memoria che si è snodato dalla stazione di Porta Nuova, da cui partirono i deportati verso i campi di concentramento e sterminio, per raggiungere la Sinagoga di Torino. Dopo il bel canto Shalom Haverim, gli intermezzi musicali e le parole del Sindaco di Torino Piero Fassino e del Presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni, ha concluso la manifestazione l’accorato discorso di Daniela Sironi ideatrice della marcia e responsabile per il Piemonte di Sant’Egidio. Un’iniziativa rivolta soprattutto alle nuove generazioni perché non dimentichino la tragedia della violenza antisemita, della guerra, della deportazione e della Shoah.
Il consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra ha ospitato martedì l’intervento di Jonathan Keyson, direttore EUJS, European Union of Jewish Students, durante la discussione sull’Articolo 9 dell’agenda dedicato a “Razzismo, discriminazione razziale, xenofobia, e altre relative forme d’intolleranza. Seguito e implementazione della Dichiarazione di Durban e del Programma d’Azione”. Keyson ha pronunciato un bel discorso che merita di essere ripreso: “non è concesso fraintendere l’universalità dei diritti umani che è assoluta e non negoziabile. Non possiamo ignorare, tuttavia, che il fatto stesso che gli ebrei stiano un’altra volta mettendo in discussione il loro futuro simboleggi un fallimento globale nella salvaguardia e nella promozione dei diritti umani nel mondo”.
Brava anche Talia Bidussa, neoeletta presidente dell’Unione dei Giovani Ebrei Italiani che, sempre in rappresentanza di EJUS, ha preso la parola durante la discussione sull’Articolo 7 relativo alla “Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati”.
In questi giorni si è conclusa la sesta edizione di Ye’ud, programma di formazione leader comunitari dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che quest’anno si è svolto per la prima volta in Israele presso la sede di Agenzia Ebraica di Kiryat Moriah in collaborazione con il Dipartimento Affari Religiosi del World Zionist Organization. Al progetto, nato durante il mio mandato di Assessore ai Giovani UCEI, hanno partecipato quest’anno 17 giovani provenienti da tutta Italia. Dan Wiesenfeld, formatore aziendale italo-israeliano ha proposto una serie di lezioni dedicate agli strumenti di management adattati alle realtà comunitarie, Rav Roberto Della Rocca ha offerto le line guida per avvicinarsi alla gestione comunitaria, Massimo Lomonaco, inviato ANSA in Israele, ha parlato d’informazione e comunicazione, Sergio Della Pergola degli scenari delle elezioni israeliane e Daniel Segre, formatore presso il Governo israeliano, ha fornito le conoscenze necessarie per il tour conclusivo svoltosi al Ministero degli Esteri a Gerusalemme. Un’ intensa settimana rivolta al futuro, un investimento da sostenere e divulgare.
Claudia De Benedetti
Presidente Agenzia Ebraica - Sochnut Italia