Per la serie "ogni tanto anche Sergio Romano la racconta giusta", riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/03/2015, a pag.57, con il titolo " I gerarchi del Reich riuniti a Wannsee, la minuziosa organizzazione dell'odio", la risposta di Sergio Romano a un lettore che gli chiede chiarimenti sulla riunione di Wannsee sulla 'soluzione finale' dello sterminio nazista degli ebrei.
Non è che Romano rinsavisca ogni tanto, è l'assenza di Israele a farlo ragionare. Dottor Jeckill e Mr Hide, due personalità ben distinte, che si esprimono in maniera opposta a seconda della presenza/assenza dello Stato ebraico.
Sergio Romano
I gerarchi nazisti della 'Soluzione Finale" di Wannsee
Lettera e Risposta:
Ero convinto che la soppressione degli ebrei nel Terzo Reich fosse stata decretata durante la conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942. Avevo Ietto anche le opinioni degli «intenzionisti» e di alcuni che, come Lucy Davidovitz, sostenevano l'intenzione di Hitler di attuare la strage già molti anni prima, ma non ero rimasto convinto. Però la lettura de il protocollo del Wannsee e la soluzione finale di Mark Roseman mi ha fatto sorgere dei dubbi: la riunione dei 15 gerarchi altolocati, tra cui Heydrich ed Eichmann, pare fosse priva di significato in quanto le decisioni erano state già prese. Potrebbe dare una spiegazione sulla questione?
Porfirio Russo
porfirio.russo@Iive.it
Caro Russo,
A giudicare dal processo verbale (in tedesco Protokoll), pubblicato in calce al saggio di Roseman apparso presso Corbaccio nel 2002, quella che si terme a Wannsee, nel gennaio del 1942, fu una riunione d'informazione e coordinamento. Le persone invitate da Reinhardt Heydrich, capo dei maggiori servizi di sicurezza del Reich, erano quasi tutte burocrati di rango elevato, spesso responsabili di vasti territori nell'Europa occupata. Potevano fare domande e avanzare proposte, ma il piano per la eliminazione dell'ebraismo europeo era già stato approvato e poteva subire tutt'al più qualche modifica suggerita da criteri di opportunità. Heydrich esordì ricordando che il piano iniziale del governo tedesco era stato l'emigrazione. Bisognava indurre gli ebrei ad andarsene costringendo le associazioni ebraiche, in Germania e altrove, a sobbarcarsi le spese del viaggio. Fu questo, per esempio, il compito di Eichmann a Vienna dopo l'annessione dell'Austria alla Germania nel marzo del 1938. Fra la presa del potere nel 1933 e il 31 ottobre del 1941 gli ebrei espulsi furono 573.000 di cui 360.000 provenienti dalla Germania vera e propria, 147.000 dall'Austria e 30.000 dal Protettorato di Boemia e Moravia. Heydrich ricordò altresì che la politica dell'emigrazione era stata sospesa durante la guerra «per motivi di sicurezza». Alludeva probabilmente alla possibilità che l' emigrato ebreo portasse con sé, lasciando il Terzo Reich, un patrimonio di notizie e esperienze professionali che sarebbe stato utile al nemico. Esisteva tuttavia, grazie all'invasione dell'Unione Sovietica, una nuova opzione: quella di inviare gli ebrei nei territori occupati dell'est. Sarebberó vissuti in nuovi ghetti e campi di concentramento, sarebbero stati utilizzati soprattutto per la costruzione delle strade e il loro numero sarebbe stato «naturalmente» ridotto dalla durezza del lavoro. Questa non era ancora, tuttavia, la «soluzione finale». Nella riunione del Wannsee, Heydrich annunciò più volte questa «terza fase», ma dal processo verbale non risulta che abbia fornito maggiori particolari. È possibile che le modalità dell'annientamento, nel gennaio, non fossero state ancora messe definitivamente a punto. Ma è altrettanto possibile che il processo verbale (ne furono fatte 3o copie) sia stato ripulito per ragioni di prudenza. Dopo la lettura del saggio di Roseman, caro Russo, le consiglio quella di un altro libro — Charlotte di David Foenkinos — pubblicato recentemente da Mondadori e dedicato alla breve vita di una tormentata e geniale artista berlinese, Charlotte Salomon. È scritto come un romanzo, ma la storia della sua famiglia negli anni Trenta, il diverso destino dei suoi membri, le varie fasi della politica antisemita del regime nazista emergono con chiarezza. Vi sono anche molte pagine in cui la protagonista del romanzo vive, dopo la sua partenza da Berlino, in quella parte della Francia meridionale che le clausole dell'armistizio del 194o avevano assegnato all'amministrazione militare dell'esercito italiano. Qui l'atteggiamento adottato verso gli ebrei era alquanto diverso da quello delle zone tedesche, e le più favorevoli condizioni di vita avevano attratto un gran numero di nuovi esuli. L'armistizio italiano dell'8 settembre 1943 mise bruscamente fine a questo felice interludio. L'immediato trasferimento all'est degli ebrei che abitavano la zona italiana trasforma in vita vissuta ciò che nel Protocollo del Wanssee è soltanto spietata e inumana burocrazia
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