Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/03/2015, a pag. 12, con il titolo "Yemen, cade anche Aden, il presidente fugge in barca", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.
L'Iran è il principale sostenitore del terrorismo a livello globale. Attraverso il diretto appoggio alle minoranze sciite nel mondo arabo, il regime iraniano è anche il principale motivo di destabilizzazione in Medio Oriente. Così è in Libano, dove i terroristi di Hezbollah dipendono direttamente da Teheran, così è in Yemen, dove è la minoranza sciita degli houti a essere sostenuta dall'Iran. Così è in Siria, così è anche in Iraq.
Bene ha fatto Maurizio Molinari a ricordarlo nel suo pezzo.
Ma Sole24Ore, Corriere, Stampa, Repubblica sembrano ignorarlo, con l'Iran va firmato l'accordo sul nucleare, abolire le sanzioni, per arrivare alla follia di ritenere la politica di Teheran un "fattore di stabilizzazione della regione" !
Pazzesco.
Ecco l'articolo:
Maurizio Molinari
Ribelli houti filo-iraniani in Yemen
I ribelli houthi conquistano Aden e il presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi si dà alla fuga via mare, lanciando un disperato appello all’Onu affinché autorizzi in fretta un intervento militare internazionale: è l’ultimo capitolo del cambio di potere in Yemen dove ora sono le milizie filo-sciite sostenute dall’Iran a controllare il territorio e le forze armate.
L’accelerazione militare è iniziata all’alba di ieri quando i ribelli houthi - che il mese scorso avevano conquistato la capitale Sanaa bombardando i palazzi del governo - hanno lanciato un’offensiva verso Aden, la grande città portuale del Sud, dove Hadi si era rifugiato assieme ai suoi fedelissimi, tutti sunniti. I ribelli hanno occupato con facilità la base di Al Anad, la maggiore installazione dell’aviazione dello Yemen ad appena 37 km da Aden già adoperata dai droni Usa per braccare le cellule di Al Qaeda, spingendosi verso Sud con le proprie avanguardie.
Catturato un ministro
È stato allora che Hadi ha deciso di abbandonare il palazzo presidenziale, cercando scampo verso l’Oceano Indiano. Testimoni locali parlano di una «fuga in mare a bordo di una piccola imbarcazione» ma i portavoce di Hadi si limitano ad assicurare che «è riuscito a raggiungere un luogo sicuro». Forse a bordo di una delle navi militari occidentali stazionate nell’Oceano Indiano oppure, secondo altre fonti, a Gibuti sotto protezione francese. A fallire la fuga è stato invece il ministro della Difesa, Mahmud al Subahi, catturato dai ribelli, che hanno anche messo una taglia da 93 mila dollari sulla testa di Hadi, facendo capire di ritenere che potrebbe trovarsi in realtà ancora sul territorio nazionale.
Poco prima di abbandonare il palazzo attaccato dai ribelli, il presidente ha scritto di proprio pugno una lettera al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendogli di autorizzare un «intervento militare internazionale» contro gli houthi, miliziani appartenenti alle tribù del Nord dello Yemen di etnie zaidy, apparentate allo sciismo e accusate dall’ex governo di Sana’a di essere armate e finanziate dalle Guardie della rivoluzione iraniana.
«L’Onu deve legittimare l’intervento militare di Paesi arabi a difesa dello Yemen», scrive Hadi nella lettera, riferendosi alla disponibilità di aiuto militare probabilmente ricevuta da alcune capitali della regione. In particolare, il nuovo re saudita Salman ha ordinato a ingenti truppe di schierarsi a ridosso dei confini dello Yemen dopo l’esplicita richiesta recapitata in tal senso - la scorsa settimana - proprio da Hadi alla Lega Araba e al Consiglio di cooperazione del Golfo.
Il ruolo dell’ex raiss Saleh
In attesa di vedere quali saranno le mosse di Riad dopo la fuga del presidente, la Aden-Tv fedele al deposto leader, ha iniziato a trasmettere appelli alla calma alla popolazione, chiedendo ai civili di rimanere nelle case e non iniziare azioni violente contro le truppe. In realtà gruppi di miliziani sunniti fedeli ad Hadi hanno preso d’assalto depositi di armi con l’evidente intenzione di battersi contro gli houthi.
La caduta di Aden trasforma lo Yemen in un nuovo fronte di affermazioni militare delle milizie sciite a scapito dei sunniti, aggiungendosi a Iraq, Siria e Libano. Ad Aden però i ribelli houthi possono contare anche su un importante alleato sunnita ovvero l’ex presidente Ali Abdullah Saleh che dopo essere stato obbligato a lasciare il potere a seguito delle rivolte della «primavera araba» ora è tornato protagonista sfruttando la battaglia di Aden perché ha schierato le truppe governative a lui fedeli - dotate di aerei, blindati ed armi pesanti - contro quelle del suo successore.
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