Svezia contro Arabia Saudita, ovvero il trionfo della realpolitik
Analisi di Zvi Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Margot Wallstrom
Margot Wallstrom, l’energica ministra degli esteri svedese, ha criticato l’Arabia Saudita sui diritti civili e sta imparando a conoscere questa realtà mediorientale, anche se avrebbe dovuto dimettersi per disinnescare l’intera situazione. Presa da giusta indignazione, ha condannato la pesante condanna di Raef Badawi, un blogger saudita giudicato colpevole di avere insultato l’islam: prigione a vita e 1000 frustate.
Una sentenza terribile, che però riflette la vera condizione dei diritti umani – o meglio la mancanza di diritti umani – non solo in Arabia Saudita ma in tutti i paesi islamici. Una situazione che dovrebbe essere globalmente condannata delle cosiddette nazioni illuminate. Sfortunatamente gli interessi geopolitici e nazionali sovrastano l’indignazione morale. I paesi membri dell’Unione Europea, Svezia inclusa, tendono a essere indulgenti verso le loro minoranze musulmane che rifiutano di obbedire alle leggi dei vari paesi e fanno di tutto per vivere secondo i principi della Sharia.
Svezia e Arabia Saudita
Il Presidente Obama, che aveva scelto di non partecipare alla grande manifestazione di massa in Francia per protestare contro gli attacchi criminali dei terroristi andando invece ad esprimere le proprie condoglianze al re saudita per la morte del suo predecessore, non ha ritenuto di menzionare la destino tragico del blogger.
Indignata dal giudizio di condanna svedese, l’Arabia Saudita ha impedito alla Wallstrom di presentarsi all’incontro con la Lega Araba dove lei avrebbe arringato i paesi arabi sui diritti umani. I membri della Lega Araba non erano probabilmente troppo entusiasti di ascoltare il suo intervento, ma questa era una cortesia nei suoi confronti per le sue posizioni anti-Israele e per il riconoscimento dell’inesistente stato palestinese.
Il battibecco sarebbe finito lì se gli svedesi non si fossero spinti oltre: Wallstrom aveva condannato il sistema giudiziario saudita e il governo svedese aveva deciso di non rinnovare l’accordo di cooperazione militare tra i due paesi in scadenza a maggio. Riyad si è rivalsa richiamando subito il proprio ambasciatore con un comunicato che denunciava esplicitamente Stoccolma di ingiustificate ingerenze negli affari interni sauditi e insinuando che fossero in pericolo le relazioni fra i due stati, affermando che il sistema giudiziario dell’Arabia Saudita è indipendente e basato sulla Sharia. Aggiungeva in più che nessun visto sarebbe più stato concesso a uomini d’affari svedesi.
I media sauditi sono partiti all’attacco, ricordando chiaramente a Stoccolma che aveva solo da perdere, perché finora la l’import export fra i due paese è favorevole a Stoccolma. Come non bastasse, anche gli Emirati Arabi Uniti hanno richiamato il loro ambasciatore; 30 paesi arabi, Egitto incluso, hanno pesantemente condannato la ministra svedese, e lo stesso hanno fatto il Consiglio di Cooperazione del Golfo e l’Organizzazione della Cooperazione islamica.
Davanti a un fronte arabo/islamico unito, la Svezia si è sentita isolata e ha temuto per la minaccia ai suoi legami commerciali. Il ministro degli affari economici ha richiesto un incontro urgente con i sindacati e Wallstrom, convocata dal Parlamento, coraggiosamente ha cercato di sottolineare che l’Arabia Saudita era partner molto importante in Medio Oriente, un attore di primo livello nella regione e nel mondo e che la Svezia giudicava di grande valore avere buone relazioni con questo paese. Ha affermato anche di essere convinta che buone relazioni verranno presto ristabilite, aggiungendo di non avere mai criticato l’islam né di avere mai avuto l’intenzione di offendere l’Arabia Saudita. Disse che continuava la cooperazione nell’ambito del dialogo culturale e religioso rappresentato dal Qatar. In più, affermò di sostenere il dialogo interreligioso in Svezia e che considerevoli finanziamenti erano previsti per i musulmani per aiutarli a svolgere un ruolo sempre più grande nella società svedese.
Espressioni così esagerate di affetto e stima per l’islam e Arabia Saudita da perdonare chiunque avesse mai pensato che la Svezia non aveva un amico più sincero. Apparentemente questo non sembrava sufficiente per i sauditi, così Wallstrom ha messo di mezzo il re svedese, Carl Gustav, che ha emesso un comunicato sorprendente, nel quale si dichiarava preoccupato per quanto accadeva e che convocava la sua ministra degli affari esteri per discuterne. Questo veniva fatto ovviamente per placare il suo reale collega saudita… malgrado la costituzione e la tradizione svedese non prevedano per il re alcun ruolo operativo, e quando ha messo il naso nella politica è stato rimproverato dai media e dai partiti. Il fatto stesso che sia stato tirato in ballo per il suo paese, dimostra quanto grave fosse la crisi.
Si può quindi dire che la ministra degli affari esteri e l’intero governo sono “andati a Canossa”. La Svezia, che ama così tanto emettere giudizi morali e combattere per i diritti umani, ha gettato a mare i suoi principi per salvare gli interessi economici. Ovviamente non c’era stato nessun cambiamento epocale nella sua politica ostile verso Israele, che continua a ricevere il solito trattamento. Senza dubbio qualcuno in Israele ha riso sotto i baffi nel leggere il comunicato emesso dall’Organizzazione della Cooperazione islamica, citata sul Washington Post del 24 marzo, nel quale si diceva che la Svezia non aveva bisogno "di rivendicare autorità morale per emettere giudizi unilaterali e classificare moralmente gli altri”.
Va detto che il re saudita, da appena due mesi sul trono, ha reagito rapidamente e con potere per confermare la propria autorità e leadership in un momento in cui l’intero Medio Oriente è in agitazione, i paesi sunniti sono in pericolo e l’Iran sciita interferisce e istiga ai massimi livelli. Ha affermato con forza che il suo paese si basa sulla Sharia, che è alla radice del sistema giuridico. I giudici sauditi non vanno a Parigi, Londra o Washington per studiare legge. Loro si richiamano solo ed esclusivamente alla Sharia. Respingendo le critiche all’islam sui diritti umani, si è assicurato il sostegno delle organizzazioni di tutti i paesi arabi.
L’Arabia Saudita è dopo tutto la culla dell’islam e il suo re è il guardiano dei sacri siti di Mecca e Medina. Avendo mostrato i muscoli, l’Arabia Saudita potrà ora mostrarsi accondiscendente, magari ottenendo le dimissioni della Wallstrom. Cosa ha imparato la Svezia ? Che bisogna scegliersi le guerre con più cautela e che la difesa dei diritti umani è meno importante degli interessi del paese? Ciò malgrado, la Svezia continuerà a dare il benvenuto a sempre più rifugiati, in gran parte provenienti dai paesi arabi. Si ricordi che la sua minoranza musulmana sempre più in aumento aspira a imporre la Sharia in tutto il paese… come avviene nell’Arabia Saudita.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. I suoi editoriali escono sul Jerusalem Post. Collabora con Informazione Corretta