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Diaspora, una parola che appartiene al passato 22/03/2015

Le Diaspore e Israele (Israele al voto ma le Diaspore no)
Prima o poi doveva accadere e la divisione fra le ragioni di Israele e quelle della Diaspora, se ancora si può chiamare così, non sono più le stesse.
Sarebbe meglio, infatti al posto di Diaspora, dire tutti gli ebrei che per le più svariate ragioni risiedono nelle più svariate parti del mondo. E che, oggi, vivono una paradossale diaspora anche dall'essere figli di Israele.
Il voto del recente 18 marzo che ha confermato la leadership del paese a Benjamin Netanyahu è un problema non per la sicurezza di Israele ma per la sicurezza di tutti gli ebrei che sono nel mondo. E che dopo il 18 marzo si troveranno ad essere nuovamente bersaglio, in quanto ebrei, delle scelte politiche di un solo governo di Israele che non sceglie la via della diplomazia ma le vie della negazione e degli insediamenti.
E sebbene subito dopo la vittoria il neo-premier dichiari di volere due Stati,
i suoi elettori lo hanno votato per le sue dichiarazioni in campagna elettorale ed in quelle si riconoscono. Potremmo anche dare ragione a Netanyahu e affermare che buona parte dei componenti di Hamas, se non tutti, sono legati a quel terrorismo fondamentalista che fa orrore al mondo e che nega l'esistenza e la sopravvivenza sia degli ebrei sia dello Stato. Ma questo non significa che bisogna combattere Hamas con la stessa intransigenza che loro dimostrano, visto che l'unione Europea ed anche gli Stati Uniti maggior alleato di Israele invitano a sbloccare la situazione, offrendo ad Hamas la possibilità di governare uno Stato e di non nascondersi più sotto un irredentismo nazionalista che li deresponsabilizza. Ed anche volendo trovare scuse e ragioni ad una scelta di linea dura, rimane in sospeso: perchè altri insediamenti? Tutto ciò sembra interessi poco ad Israele. Come poco interessa quali ripercussioni si avranno sugli ebrei che non vivono in Israele, sempre più presi di mira da possibili attacchi di terrorismo organizzato e di terrorismo selvaggio (e non si afferma questo per egoismo o timore di essere vittime di ulteriori attentati  poichè  gli attentati le Diaspore li subiscono da anni - ma perché c'è¨ uno scollamento e non comunicazione e condivisione fra le Diaspore e Israele; il popolo di Israele è un progetto più  ampio di qualche metro di terra altrimenti sarebbe già finito con la distruzione territoriale del Tempio nel 70 d.C.).
Le scelte della politica israeliana, che si vuole e fa difensore degli ebrei di tutto il mondo, sembra che dipendano innanzitutto dalla difesa del paese e quale sarà la difesa per tutti quegli ebrei che vivono in altri paesi? Gli Stati, i singoli Stati dovranno difendere gli ebrei! Quegli stessi ebrei che simbolizzati dallo Stato di Israele si dichiarano ostili alla creazione di due Stati così come gli accordi internazionali e i voleri internazionali vogliono?!
Questi sono i messaggi subliminali che le elezioni israeliane lanciano al mondo dove gli ebrei vivono. Ed facile allora fare demagogia: ebrei il mondo per voi non è sicuro venite e vivere in israele! Come se poi Israele non fosse inscritta nella geografia del mondo. E come potrebbero tutti gli ebrei andare a vivere in Israele? Il territorio non potrebbe contenerli tutti e quindi ritorna il discorso di un Israele più grande. Ma se anche Israele fosse più grande e tutti gli ebrei vi andassero a vivere ed il suo territorio fosse tanto esteso e il suo esercito tanto temibile, non vivrebbe pur questo in un mondo e nel mondo? E quanto sarà sempre più grande questo mondo rispetto alla grandezza di Israele? Questi sogni di megalomania territoriale e di fede lasciamoli ai terroristi islamici che ci bastano e avanzano. Israele non pensa alla sicurezza degli ebrei nel mondo quando riaccetta che il suo premier appena riconfermato dice che vuole riformulare lo Stato sulle Sacre Scritture. Gli ebrei non hanno bisogno di questo, hanno bisogno di poterle vivere dentro e fuori di loro quelle Sacre Scritture. Ci bastano e ci avanzano tutti i fondamentalismi islamici che vorrebbero fare del mondo un grande territorio di leggi coraniche. Già vediamo quali sono i loro ideali sociali e i loro metodi. Tutto ciò però non deve dar luogo al fraintendimento dal facile assioma che: sono gli stessi ebrei a creare l'antisemitismo. No, questo no. Ma alcune scelte sicuramente possono favorirlo, incrementarlo, creargli appoggi, distorcere i discorsi perchè quella sia la realtà che si vuole dimostrare. Il risultato che esce dalle urne è quello di un Israele sempre più distante anche da quegli stessi ebrei che lo rappresentano al mondo fuori dai confini dello Stato d'Israele. Un Israele più fondamentalista e che crede che Dio sia dalla sua parte come lo credono i fondamentalisti islamici. Ma Dio non è da nessuna parte quando si è in guerra. Israele se continuerà su questa politica smetterà di essere un punto di riferimento per gli ebrei e per il mondo perchè non sarà troppo dissimile a quel mondo che negli anni fra il 1930 e 1950 si distrusse e che Israele con la sua nascita voleva continuare a sconfiggere. Le Diaspore hanno la memoria di quando gli ebrei si ammazzavano e ghettizzavano senza avere neanche le armi o il diritto di potersi difendere, e sono vissute in costanti pericoli, quindi hanno qualcosa da dire hanno un sapere sulla sicurezza di tutti gli ebrei, e possono bene dialogare con Israele o così dovrebbe accadere. Le guerre di Israele la Sinistra le ha tutte vinte la Destra le perde tutte, soltanto a voler partire dalla guerra mediatica. Non c'è¨ arma migliore che offrire al proprio nemico la pace perchè se vorrà continuare con la guerra sarà una guerra contro se stesso. Già il Partito Arabo, democraticamente, è arrivato ad essere il terzo partito nello Stato d'Israele.

Vittorio Pavoncello regista

La sua lunghissima lettera, che pubblichiamo integralmente perchè non vorremmo mai che lei pensasse a una censura, è di quelle a cui è impossibile rispondere. Se ne renderanno conto i lettori che avranno avuto interesse a leggerla. Affermazioni, negazioni, interpretazioni contradditorie, c'è dentro di tutto e il suo contrario. Cogliamo però un invito che condividiamo, la proposta di abolire la parola 'diaspora' se usata in riferimento a oggi. Andrebbe abolita. Ebrei che vivono in Israele e altri che non ci vivono. Per il resto la invitiamo ad avere fiducia in Bibi, la merita, se considera Israele e la paragona alle società democratiche occidentali. Legga la Cartolina di oggi di Ugo Volli e i vari commenti sulle elezioni, ne abbiamo pubblicati molti.

IC redazione


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