Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/03/2015, a pag. 10, due servizi di Maurizio Molinari su Naftali Bennett e Moshe Kahlon.
Ecco gli articoli:
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
"La sicurezza affidata al nazionalista religioso"
Naftali Bennett
Naftali Bennett è l’uomo-chiave per le politiche sulla sicurezza che Benjamin Netanyahu si preapara a realizzare con il nuovo governo, al fine di lasciarsi alle spalle gli accordi di Oslo. Classe 1972, veterano delle truppe speciali, businessman di successo nell’hi-tech e ministro dell’Economia nel governo uscente, Bennett è soprattutto il leader dei nazional-religiosi che rappresentano la maggioranza della popolazione degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria - la Cisgiordania - intenzionata a rimanere stabilmente dentro i confini dello Stato di Israele.
È questa la genesi del suo piano per l’annessione dell’area C della Cisgiordania identificata dagli accordi di Oslo - ovvero li dove rimane ancora il controllo civile e militare israeliano - accompagnata da un rafforzamento dell’autonomia palestinese nelle aree A e B, a cominciare dalla libertà di movimento. Bennett è stato finora l’unico leader politico israeliano a tratteggiare un futuro assetto post-Oslo, sottolineando la volontà di garantire «più benessere ai palestinesi in Cisgiordania» e «maggiore integrazione agli arabi in Israele». «Prima dell’Intifada i palestinesi di Hebron e Betlemme andavano al mare a Tel Aviv - ripete spesso - perché non immaginare di poterlo fare ancora?». È un bagaglio di idee che irritano i palestinesi ma stimolano Netanyahu anche perché gli offrono la possibilità di allargare la base del Likud. E c’è chi scommette che se il tandem con Bibi decollerà potrebbe essere proprio Naftali il suo erede politico.
"Verso le Finanze per dare speranza alle famiglie"
Moshe Kahlon
Moshe Kahlon è l’uomo-chiave per le politiche sul welfare con cui Benjamin Netanyahu si propone di rispondere al disagio sociale ed allo scontento economico che la campagna elettorale ha messo in mostra, rischiando di fargli perdere il voto. Classe 1960, figlio di immigrati dalla Libia, cresciuto a Givat Olga, sobborgo di Hedera, ed ex ministro autore della riforma delle tariffe della telefonia mobile, Kachlon è il leader del nuovo partito «Kulanu» vincitore di 10 seggi grazie alla sua capacità di dialogare con le fasce più deboli della società. Lo aspetta l’incarico di ministro delle Finanze nel quarto governo Netanyahu e in tale veste dovrà varare un piano di misure di sostegno per migliaia di famiglie del ceto medio alle prese con un impoverimento progressivo. Su occupazione, educazione, sanità, edilizia, anziani e famiglie servono misure urgenti per aumentare i redditi, rafforzare i consumi e soprattutto «restituire la speranza» come lo stesso Kachlon ripeteva nei suoi comizi elettorali, quasi tutti in quartieri poveri.
È una sfida che serve al Likud per recuperare il sostegno del sottoproletariato urbano, delle giovani coppie impossibilitate ad acquistare una casa e dei sottoimpiegati. Se Netanyahu lo ha chiamato subito dopo la vittoria è perché si tratta dell’alleato più importante sul fronte dell’economia. Ma Kachlon conosce bene il premier, avendoci già lavorato a fianco per quattro anni come ministro, e c’è da scommettere che alcune delle misure che proporrà sul welfare lo metteranno a dura prova.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante