Gigi Riva/Espresso: l'arroganza di chi non accetta critiche
Nella risposta di Riva alla lettera documentata di Daniele Coppin
Pubblichiamo una lettera inviata da Daniele Coppin all'Espresso e, a seguire, la risposta ricevuta. Arrogante, che rivela il basso livello di certo giornalismo italiano, che si sente al di sopra di qualsiasi opinione contraria.
Un esempio del cattivo giornalismo, che volge la testa a interessi diversi dalla ricostruzione della verità ed è persino incapace di un controllo scrupoloso delle fonti che utilizza. Giornalismo ignorante.
Per leggere l'articolo dell'Espresso, ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=57526
Egr. Direttore
L'Espresso ha sempre avuto, a proposito del Medio Oriente, una posizione fortemente antiisraeliana. Ero giovane quando lessi, nel 1982, un pamphlet allegato al vostro settimanale in cui, tra molte imprecisioni storiche c'era una ricostruzione a dir poco fantasiosa sull'attacco di terroristi palestinesi agli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972, ovviamente tutta tesa a dimostrare che gli undici atleti israeliani fossero morti quasi "per caso".
Da allora sono trascorsi più di trent'anni ma l'atteggiamento de L'Espresso su Israele non è cambiato mentre è cambiato il contesto internazionale, l'antisemitismo europeo è ritornato ad essere quello che era nei primi decenni del XX secolo e l'espansione del radicalismo islamico ha raggiunto le coste del Mediterraneo come non accadeva da molti secoli. Ne consegue che leggere, nell'articolo di Gigi Riva "In Israele rischiano di perdere tutti" frasi come "Gli ebrei, già avviati ad essere minoranza nel territorio tra il Mediterraneo e il fiume Giordano (sarebbero i confini di una vagheggiata "Grande Israele") lasci alquanto esterrefatti per la dimostrazione di grossolana ignoranza del giornalista, e non tanto perchè definire "Grande" un territorio di poco meno di 25.000 kmq (quanto una regione italiana) dimostri una certa difficoltà con la geografia, ma anche perché il termine "Grande Israele" riferito a quel territorio non ha significato storico. Leggere, come accadde anni fa, sia sul vostro settimanale che su qualche quotidiano del vostro stesso gruppo editoriale "il sogno di Erez Ysrael (il Grande Israele)" può forse aiutare a comprendere certi grossolani errori visto che "Erez" non significa "Grande" (che in lingua ebraica si dice "gadol" o "gdolà " a seconda che sia maschile o femminile) ma molto più semplicemente "Terra". Perchè il territorio compreso tra il Giordano e il Mediterraneo è definito Terra di Israele (il termine "Palestina" fu introdotto dall'Imperatore Adriano nel 135 d.C. per umiliare gli Ebrei). Poi è chiaro che gli eventi storici hanno cambiato gli scenari regionali e che lo Stato di Palestina comprenda (visto che in gran parte già esiste considerando la Striscia di Gaza e la zona A del West Bank) parti del territorio che per gli Ebrei sono Eretz Ysrael e che su altre parti di quel territorio lo Stato palestinese si andrà a completare. Ma l'idea del "Grande Israele" è un qualcosa di inesistente per gli Ebrei e per gli israeliani. Quanto alla questione del nucleare iraniano non preoccupa solo la destra israeliana, visto che anche la sinistra e lo stesso David Grossman concordano su tale pericolo unitamente all'Arabia Saudita, che di certo non è uno Stato amico di Israele. Infine, ridurre la competizione elettorale in Israele ad un semplice confronto sulla questione israelo-palestinese, ignorando tutti gli altri temi in gioco (differenze sociali, aumento degli immobili, laicità e religione nello Stato, ecc.) dimostra una conoscenza superficiale e quasi da "wikipedia" di Israele che non si confà con una testata tanto nota e diffusa.
Distinti saluti
Danile Coppin
Daniele Coppin
La risposta di Riva.
Gigi Riva
Egregio signor Daniele Coppin, grazie della lezioncina di storia geografia linguistica sociologia etc. etc=
Morale: scrivere ai giornali è utile, li si costringe - se non altro - a rivelare quale considerazione hanno dei loro lettori.
Sulla proprietà ce ne sarebbe da dire, nevvero egregio Ing. Carlo de Benedetti?