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La Stampa Rassegna Stampa
14.03.2015 Alleanza Renzi/al Sisi: contro il terrorismo in Libia + accordi economici con l'Egitto
Due servizi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 marzo 2015
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Renzi all'Egitto: ora fermiamo l'Isis in Libia-Energia, alta velocità e turismo: è made in Italy il nuovo Egitto»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/03/2015, a pag.1/4/5 due servizi su Libia e Egitto, di Maurizio Molinari, inviato a Sharm el-Sheik


Maurizio Molinari e la copertina del suo ultimo libro

Renzi all'Egitto: ora fermiamo l'Isis in Libia.

 

Abdel Fattah al-Sisi promette di trasformare l’Egitto nel motore di «progresso e stabilità » nel mondo arabo e Matteo Renzi lo invita a costruire assieme «un ponte fra Europa, Africa e Islam»: il summit economico di Sharm el- Sheik si apre nel segno del dialogo fra il presidente egiziano e il premier italiano, accomunati dal voler combattere il terrorismo, promuovere la prosperità e risolvere la crisi libica «prima che Isis si impossessi di vaste aree di territorio». L’apertura dei lavori è segnata dal discorso con cui Al- Sisi illustra le riforme con cui si propone di attirare 60 miliardi di investimenti stranieri per portare entro il 2017 la crescita del Pil dal 2 al 7 per cento. Subito dopo gli sceicchi di Kuwait, Arabia Saudita, Emirati e Oman mettono sul piatto 12,5 miliardi di dollari per esprimere fiducia nel piano. È in tale cornice che interviene il presidente del Consiglio, chiudendo i lavori con un discorso che getta le basi di una partnership di lungo termine con il nuovo Raiss. «La stabilità dell’Egitto è la nostra» esordisce Renzi, esprimendo la volontà di «lavorare assieme ad Al- Sisi per la soluzione pacifica della crisi libica». L’intento è di «intervenire con politica e diplomazia prima che le milizie di Isis occupino non più solo piccoli e sporadici luoghi ma una vasta parte del Paese » spiega il premier, esprimendo «comprensione e sostegno per la determinazione con cui l’Egitto si batte contro il terrorismo» ma ribadendo che la soluzione «deve partire dagli sforzi Onu». «Anche di questo parleremo negli Stati Uniti» assicura, riferendosi alla visita in programma alla Casa Bianca, e qui aggiunge un segnale: «La Libia non può essere l’ultimo dossier» nello Studio Ovale. Ponte fra Europa e Africa Nel discorso dal podio di Sharm, Renzi esprime sostegno alla «leadership di Al-Sisi» riferendosi in particolare al discorso all’Università di Al- Azhar a fine anno in cui sostenne la necessità di una «rivoluzione religiosa nell’Islam» per sradicare il jihadismo. «I terroristi vogliono la morte, per questo dobbiamo promuovere la prosperità e la risposta migliore viene proprio da Sharm» aggiunge il premier, identificando in Italia ed Egitto «nazioni con una grande storia e un grande futuro» a cui spetta il compito di «essere il ponte fra Europa, Africa emondo arabo» a cavallo di un Mediterraneo che «non è la frontiera ma il cuore della civiltà». E per attestare il legame fra i due Paesi, ricorda che «nessuna azienda italiana ha lasciato l’Egitto» durante rivoluzioni e violenze seguite alla caduta di Hosni Mubarak nel 2011. Come dire: l’Italia non ha abbandonato l’Egitto nel momento delle difficoltà ed ora è determinata a comportarsi da «primo partner europeo» puntando su promozione dello sviluppo, lotta senza quartiere contro «i terroristi che nulla hanno a che vedere con le fedi» e stabilizzazione della Libia. Quando scende dal palco, il parterre di dignitari arabi plaude a scena aperta al premier, che abbraccia Al-Sisi e gli sussurra una frase che tradisce l’amicizia personale e la passione per il calcio e la Fiorentina del premier: «Complimenti per Salah, sta andando benissimo da noi».

Energia, alta velocità e turismo: è made in Italy il nuovo Egitto

 

Matteo Renzi con al Sisi

Dietro l’intesa fra Abdel Fattah Al-Sisi e Matteo Renzi c’è la convergenza strategica dei due Paesi su interessi comuni: battere il terrorismo in Libia e rilanciare la crescita economica dell’Egitto. Se l’avvicinamento delle posizioni sulla Libia viene messo in evidenza dall’intervento di Renzi al summit diSharm, a descrivere il ruolo dell’Italia nella possibile ripresa dell’Egitto è un pacchetto di accordi, siglati o da siglare, frutto di una maratona di incontri, ad ogni livello, avvenuta negli ultimi mesi. Le oltre trenta imprese presenti a Sharm sono solo la punta dell’iceberg di un processo che investe più aree geografiche dell’Egitto. Nel triangolo minerario del Sud il gruppo D’Appolonia ha acquisito il «master plan»da1,7milioni di dollari che apre alle nostre imprese uno scenario da protagoniste nella realizzazione di un «hub» industriale, logistico e portuale, di cui Al-Sisi ha parlato ieri con enfasi. Sul raddoppio del Canale di Suez si articolano dei megaprogetti attorno a Ismailia, Suez e Port Said che sono stati discussi in occasione della recente visita di imprenditori assieme a Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo Economico, e vedono già in corso contatti fra l’Autorità del Canale e Fincantieri: il ministro degli Investimenti Salman è venuto di recente a Roma proprio per approfondirli. Sul fronte del turismo, la scommessa è la costa Nord dell’Egitto nell’ipotesi di ripetere quanto avvenuto proprio a Sharm el-Sheik dove fu il complesso «made in Italy» CoralBay a far decollare il turismo straniero, con relative entrate di valuta pregiata. Energia a trasporti In attesa che tali prospettive si 900 progetti In Egitto l’Italia ha 900 progetti di investimento aperti, dal turismo all’energia 3° partner Il nostro Paese è il terzo partnermon- diale del- l’Egitto, dopo Usa e Cina concretizzino è l’Eni a recitare il ruolo di maggior rilievo con la firma, da parte del ceo Claudio Descalzi oggi ai margini del summit, di investimenti per miliardi di dollari in gas e petrolio in cambio dell’impegno del Cairo a pagamenti regolari, costanti e in valuta anche per assorbire circa un miliardo di dollari di debiti. Sempre sul fronte dell’energia è stato firmato il contratto sullo sviluppo di pannelli solari fra Megasel e Misr Asset Management mentre per l’eolico il progetto riguarda la realizzazione di un campo vicino a Urcad, voluto da Al-Sisi per contribuire a raggiungere l’obiettivodel 20per centodi energia da fonti rinnovabili entro il 2020 rispetto all’attuale 5-6 per cento. L’altra commessa di maggiore valore è di Ansaldo, che ha raggiunto un accordo di principio per l’ammodernamento della centrale elettrica del quartiere «6 ottobre» del Cairo ed è prossima all’intesa su una seconda centrale ad Alessandria - El Seyyuf - per circa 500milioni di dollari, destinata a essere realizzata con finanziamenti degli Emirati. Ai «grandi progetti» in preparazione appartiene la piattaforma petrolifera a Socna di Fincantieri per un valore stimato di 800 milioni di dollari. Se a ciò aggiungiamo l’assistenza tecnica per la possibile linea ad alta velocità Alessandria- Cairo-Assuan e il rinnovo dei binari si arriva alla conclusione che il «made in Italy» è in prima fila nel piano di ricostruzione dell’Egitto, possibile grazie ai fondi delle monarchie del Golfo, sul quale Al-Sisi punta per battere disoccupazione e povertà in una nazione con 90 milioni di anime che ogni anno vede 700mila nuovi giovani affacciarsi con poche speranze sulmercato del lavoro.  Infine, ma non per importanza, gli armamenti: nello scambio di visite fra il                Ministro della Difesa Roberta Pinotti e l’omologo egiziano si è discusso di apparecchiature elettroniche italiane per aiutare Il Cairo a proteggersi dalle infiltrazioni jihadiste lungo i 1300 km di confine con la Libia. Ce n’è abbastanza per comprendere perché l’Egitto sia diventato un partner privilegiato.

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