Ritratto di Sara Netanyahu
di Naomi Ragen
(Versione italiana di Yehudit Weisz/Angelo Pezzana)
A destra: la famiglia Netanyahu (da destra: Avner, Benjamin, Sara, Yair)
Sono le 15:59 del 18 febbraio: un'ora di ritardo rispetto al mio appuntamento con Sara Netanyahu. Chiamo mio marito: “Sto seriamente pensando di venire via” ma lui mi consiglia di aver pazienza. Sono seduta nell’ufficio dell’ex maggiordomo Meni Naftali, colui che ha citato in giudizio i Netanyahu chiedendo un risarcimento di un milione di Shekel (circa 230.000 euro) per essere stato insultato, trattato ingiustamente, ecc. ecc. Sacchetti di plastica pieni di cianfrusaglie sono sparsi e ammonticchiati ovunque, un ferro lasciato lì a caso, là una pianta avvizzita, un tavolo rotondo con una mezza barretta smangiucchiata di cioccolato Elite. Penso: “Se Naftali ha lasciato il suo ufficio in questo stato, dovrebbero essere i Netanyahu a citare lui in giudizio.”
Naomi Ragen
Alle 4 del pomeriggio dovrebbe essere resa pubblica la relazione del Controllore di Stato, per quanto riguarda l'uso da parte dei Netanyahu di fondi pubblici per mantenere la residenza di Primo Ministro. “Posso accendere il televisore?” chiedo. Ed ecco che emerge, tra le onde radio, il giudizio del Controllore di Stato, Joseph Shapira, secondo cui “le spese domestiche non hanno soddisfatto un singolo criterio dei principi fondamentali di proporzionalità, ragionevolezza, economia ed efficienza”, inoltre “la spesa per il catering ed i pasti da asporto, nonché per la pulizia della residenza del Primo Ministro, [era] eccessiva.”
Finalmente mezz'ora più tardi, mi accompagnano all'ufficio della moglie del Primo Ministro. Lungo il percorso attraverso la residenza ufficiale del Premier, che è al centro della relazione del Controllore. Cerco attentamente i soffitti in foglia d'oro e i pezzi d'antiquariato importati, ma quel che vedo è soltanto una casa piena di charme, ma in uno stato di decoroso declino. Le maniglie delle porte sono graffiate. La cucina ha rivestimenti in formica blu, proprio com’era di moda quando sono arrivata in Israele nel 1971. L'arredamento è semplice, piacevole, diciamo anonimo.
Sara Netanyahu
Un paio d'ore più tardi, non posso fare a meno di confrontarlo con quello del mio vicino, nel corso di una riunione di proprietari nel mio condominio nel quartiere Katamon. L’arredamento del mio vicino è certamente più bello, di sicuro più recente. A dir il vero, è piuttosto imbarazzante pensare che i leader mondiali siano ricevuti qui. Mi pare sia giunto il momento di un rinnovamento importante – tipo quello che Shimon Peres ha recentemente completato per la residenza del Presidente, spendendo centinaia di migliaia di dollari. Ma credo che, per ora, i Netanyahu non siano proprio in grado di fare nulla.
L'ufficio di Sara Netanyahu è accogliente, decorato con le sue foto di famiglia preferite e con quelle di lei e suo marito con le autorità in visita, come il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la moglie Laura, la First Lady Michelle Obama, e persino Madonna. C'è una foto di Sara e suo marito che attira la mia attenzione: lei è china su di lui, con gli occhi chiusi, mentre lui la cinge con un braccio. Ne ho una simile con mio marito a 45 anni; è una foto di due persone che non potrebbero essere più vicine.
'L'amore proibito', di Naomi Ragen
Nonostante le cattive notizie, Sara Netanyahu entra sorridente con un look distinto, chic, un semplice completo di pantaloni neri con un top dello stesso colore e un maglione che le dona molto. Sembra carica di energia, anche dopo quella che doveva essere una giornata frustrante e densa di cattive notizie e attacchi personali.
Si scusa per il ritardo. “Potrebbe dirmi qualcosa sul rapporto del Controllore?” le chiedo immediatamente, volendo affrontare la questione più spinosa. “E’ il tempismo che sorprende”, dice Sara “poche settimane prima delle elezioni, e poi non vi è alcun senso delle proporzioni. Ci doveva essere un confronto, riga per riga, dei costi tra la gestione della residenza ufficiale del Primo Ministro, e quella d’istituzioni pubbliche analoghe, come la residenza del Presidente. Senza di questo, come può il cittadino medio giudicare cosa sta succedendo?”
'Una moglie a Gerusalemme', di Naomi Ragen
Esattamente quello che penso. Parliamo di qualcosa un po’ più piacevole, dico subito, felice di mettere questo sterile argomento da parte. Cominciamo con la sua infanzia. Ho letto molti articoli su di lei, ma non ho mai sentito una volta qualcosa del suo passato raccontato da lei.
“E’ solo perché nessuno me lo chiede, non interessa a nessuno”, lei risponde, lasciandomi intravvedere il suo difficile rapporto con la stampa israeliana, che l'ha perseguitata per anni con la creazione di una narrativa in cui di solito è raffigurata come un incrocio tra la Perfida Strega occidentale, un misto tra Maria Antonietta e Imelda Marcos. Lei è la donna più odiata in Israele, qualcuno mi ha scritto di recente in risposta ad uno dei miei articoli. Mi sono seduta accanto all'oggetto di questo diffuso dileggio, dopo che è venuta a sedersi accanto a me invece di barricarsi dietro la sua scrivania, e ha risposto alle mie domande dopo aver esaminato a lungo insieme le sue foto di bambina (era un adorabile cherubino biondo con tre fratelli maggiori, orgoglio e gioia della sua famiglia).
'L'amore violato', di Naomi Ragen
“Eravamo una famiglia molto unita. Non direi che i nostri genitori ci viziassero, allora c'era poco denaro, ma hanno passato il loro tempo con noi, e l'istruzione è stata molto importante per loro. Era una famiglia tenera e affettuosa.”
Come si sono incontrati i suoi genitori? “A una conferenza a Gerusalemme. Mio padre (Shmuel Ben-Artzi) era un educatore, uno studioso e un poeta, venuto in Israele come inviato della sua yeshiva in Polonia con l’incarico di aprire una filiale a Bnei Brak. Ha anche combattuto con l'Irgun e l’Hagana. Mia madre, Chava, era una gerosolimitana di settima generazione, una donna molto colta, insegnante di scuola elementare. Mio padre ci ha detto che era così giovane e bella, che lui mai si sarebbe aspettato che avrebbe accettato di sposarlo. Le ci volle molto tempo per dire di sì, ma lui era ostinato. Ricordo la nostra casa come un luogo d’incontro per vicini e amici, che venivano a consultare mia madre per i loro problemi e riceverne i consigli. Penso che sia lì che ebbe inizio il mio desiderio di diventare psicologa.”
Durante il suo servizio militare, è stata una diagnosta psico-tecnica del Corpo Intelligence dell’IDF, ed ha poi conseguito una laurea in Psicologia alla Tel Aviv University e un master in Psicologia con lode presso l'Università Ebraica di Gerusalemme. Lei è, di sicuro, la moglie del Primo Ministro con più titoli accademici nella storia di Israele, così come l'unica con una sua propria carriera. Diverse volte la settimana si reca in un sobborgo della capitale, dove si occupa in due scuole di consulenza psicologica per gli studenti e i loro genitori, in un minuscolo ufficio che condivide con altri membri del personale.
“Quando vado a lavorare, mi libero da qualsiasi altro pensiero”, mi dice. “Sono presente al cento per cento; amo il mio lavoro.” Non devo chiedere perché non abbiamo mai sentito quasi nulla di questa parte della vita di Sara. Lavorare con i bambini e le loro famiglie, per dare loro una vita migliore e una migliore esperienza educativa, semplicemente non corrisponde alla donna viziata, frivola e stravagante che la stampa ci ha insegnato a odiare.
Lei scuote la testa, non è d’accordo con l'idea che il mondo è contro di lei. “Non direi che sia così. Ci sono i media, e poi ci sono le persone. Le persone apprezzano davvero quello che faccio. Quando sono andata in ospedale per visitare i soldati feriti durante la guerra del 2014 (Operazione Margine Protettivo), o per visitare famiglie in lutto, le persone che ho incontrato mi hanno sempre detto la stessa cosa: ‘Non prestare attenzione alla stampa; ti vogliamo bene.”
Nel mese di settembre, era andata a visitare dei soldati senza famiglia – i lone soldiers - che avevano preso parte alla guerra della scorsa estate. “Ho pensato: Rosh Hashana sta arrivando. Qualunque sia la decisione che il governo prenderà per loro, io non ho intenzione di lasciare che i miei soldati, che hanno combattuto in questa guerra, se ne vadano senza niente. Ero davvero preoccupata. In circa due giorni, sono stata in grado di raccogliere circa 400.000 Shekel per garantire a loro e ad altri soldati bisognosi di poter avere quel che era necessario per una vacanza.”
Mentre mi racconta alcune delle sue attività di volontariato, c’è una cosa che mi diventa assolutamente chiara: Sara Netanyahu ama i bambini, in particolare quelli con maggiori difficoltà. Nel corso degli ultimi anni, ha “adottato” una bambina malata di cancro, la va a trovare, l’invita spesso e le invia i regali per il suo compleanno. Allo stesso modo è vicina ai bambini della famiglia Fogel, i cui genitori e fratelli sono stati brutalmente assassinati dai terroristi nel 2011 a Itamar. “Fino ad oggi, sono rimasta in contatto con i loro saba e savta (nonni)”, e con Rachel Attias, una bambina unica superstite dell’orribile incidente d'auto che ha ucciso tutta la sua famiglia nel 2013. “Sono andata a trovarla, e la invito qui.”
Lei fa tutto in silenzio, senza grandi fanfare, e senza alcuna copertura di stampa, perché i media non s’interessano a questa Sara Netanyahu. Ascoltandola, non riesco proprio a trattenermi. Devo sapere: dove ha avuto inizio questa sua immagine pubblica devastante, come un’altera spendacciona, che abusa dell’aiuto dei domestici, che è sregolata con il denaro pubblico e parsimoniosa con il proprio, che arricchisce le sue tasche a spese dei contribuenti con la raccolta di bottiglie intascandosi il deposito del reso? Cosa c'è di vero dietro a tutte queste storie scandalose e piccine, che anche se smontate svariate volte, continuano a tornare sotto forma diversa?
Lei mi risponde senza esitazione: “C'è un uomo dietro a tutto questo: Noni (Arnon) Mozes.” Mozes, che alcuni considerano l'uomo più potente in Israele, è anche l'editore del quotidiano Yediot Aharonot, un giornale schierato a favore della sinistra, degli accordi di Oslo, del disimpegno da Gaza del 2005 e del Partito Laburista. Mozes è stato anche un sostenitore (e, secondo alcuni, aveva fatto leva sulle sue pedine al governo) per la promozione del controverso disegno di legge contro il giornale Israel Hayom, che renderebbe illegale per i giornali con una alta circolazione, di essere distribuiti gratuitamente. Israel Hayom, che è stato fondato dal miliardario americano Sheldon Adelson, è visto come di destra e a sostegno del Primo Ministro e del suo partito, Likud.
In un post su Facebook, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha accusato Mozes di essere “il responsabile del fango che viene gettato contro di me e mia moglie”. Sara continua, “tutti coloro che lavorano con me sanno che i media li tengono sotto osservazione, li trattano con cura, forse li pagano anche, perché dicano cose negative su di me. Chiunque lo fa diventa subito popolare sui media”.
Ricorrere in tribunale è molto costoso; chi è che finanzia i tuoi dipendenti? “E’ una domanda che vorrei venisse fatta dalla gente. Io ho sporto denuncia per calunnia e ho vinto tutte le volte”.
Guardo nuovamente il ritratto di loro due abbracciati, ostilità come queste possono distruggere un matrimonio, anche se dai legami molto forti. Tutti sanno che il vostro legame è molto stretto, ma qualcuno ritiene che lei influenzi le sue decisioni, è vero? “Non partecipo alle riunioni di governo, certo, ci sono mogli e anche mariti di membri del parlamento che sono coinvolti nel lavoro del partner molto più di me”.
Il marito di Tzipi Livni, un esperto di pubbliche relazioni, segue la sua campagna elettorale. “E’ l’attitudine sciovinista, elitaria che accusa la donna, tutto deve sempre essere colpa sua. E’ una abitudine sessista, un attentato deliberato che umilia la moglie del primo ministro nel suo ruolo naturale di partner e compagna”, continua Sara. “In verità il capo del governo è anche un essere umano che ha bisogno di discutere con qualcuno; parlarne con la propria moglie è naturale. Non cerca il mio consiglio sul governo o su questioni economiche o sicurezza, sulle quali non sono certo una esperta. Ma da psicologa, quale sono, la mia lealtà verso di lui è fuori questione. I suoi consiglieri sono forse più intelligenti di me quando si tratta di cose che riguardano noi due ? E’ naturale che lui ne parli con me“
“Ecco perché voglio essergli vicina nei suoi viaggi. A volte mi chiama per dirmi che gli dispiace che non ci sia. A fine giornata non è bello essere soli, rientrare in albergo in una stanza vuota senza nessuno con cui parlare. Se ci sono io, mi prendo cura di lui, controllo che i suoi abiti e le cravatte siano sempre in ordine...“
Avete dei progetti per festeggiare le nozze d’argento ? E' l’anno prossimo, vero ? Scuote la testa, “non abbiamo tempo”, dice, poi, esitando, mi racconta di un viaggio che fece a Roma con un amico. “ Visitammo una sinagoga. C’è una tradizione fra gli ebrei romani di festeggiare le nozze d’argento o d’oro in sinagoga sotto una ‘chuppa’, come nel giorno delle nozze”
Che emozione, ho pensato, lo farete ? “Forse per i 50”, mi risponde sorridendo, “oggi non abbiamo nemmeno il tempo di uscire insieme la sera”.
Andate al cinema? Sara esita, “una volta l’anno, forse due”. Faccio fatica anche solo a pensarlo. Almeno vedete insieme un DVD seduti su un divano mangiando popcorn ? Scuote la testa, “qualche volta, quando sono sola o con i miei figli Yair e Avner”
Come se la cava con tutti gli obblighi che toccano alla moglie del primo ministro ? Gli impegni nel volontariato, le responsabilità come psicologa scolastica, moglie e madre, per non parlare delle cause legali, gli attacchi della stampa, stare sempre sulla difensiva ? “No, sono una persona forte, dal punto di vista psicologico ed emozionale. Una persona normale, nella media, sarebbe già crollata. Mi aiuta conoscere le motivazioni che stanno dietro a questi attacchi. Sono stata sotto tiro sin dal 1996 – quando Bibi venne eletto per la prima volta primo ministro - eravamo una giovane coppia, dalla parte sbagliata dei binari abituali della politica, piacevoli, bene educati, con dei bravi ragazzi”.
Batte due volte la mano sulla tavola e dice ‘Baruch Hashem, grazie a Dio’, prima di continuare, “Eravamo troppo giovani e con troppo successo a quel tempo. Un giornalista una volta mi disse ‘se foste stati di sinistra, tu, proprio tu, avresti potuto essere la nostra regina’ “.
C’è un altro problema che non abbiamo ancora affrontato, che credo superi tutti gli altri. Come si sente ad avere un figlio sotto le armi ? E’ Avner, vero ? “Mi agita molto” Ho letto che ha insistito per entrare in una unità di combattimento, piuttosto che nel campo dell’informazione. Come l’ha vissuto ? Un lungo respiro, poi mi dice “Come ogni madre in Israele”.
Rimane in silenzio per un momento, mi rendo conto per la prima volta in questa intervista che c’è un limite da non superare anche per una donna forte e attiva, e che l’abbiamo raggiunto. "Qualcuno mi ha riferito che sui website iraniani ci sono le foto dei miei ragazzi come obiettivi da colpire. Non ne faccio un dramma, ma la gente deve capire che i miei figli, in divisa oppure no, sono ora sotto tiro. Alla fine ho capito che gli scandali suscitati da dei dipendenti scontenti in cerca di pubblicità, accuse come quella sul furto del deposito delle bottiglie vuote dell’acqua, persino il Rapporto del Controllore dello Stato, sono nulla al confronto”.
E’ questo che le pesa maggiormente ? “Esatto”, mi risponde, “Poi tutto il resto di cui mi si accusa, sono bassezze patetiche e spregevoli”.
Poi ritorna a Meni Naftali, come una ferita che non si può rimarginare. “E’ l’idea che qualcuno guadagni diffamando gli altri, la loro reputazione, magari qualcuno per cui ha anche lavorato, gente che mi è stata vicino. Qualcuno a cui hai affidato con fiducia un compito importante, un buon stipendio, una macchina, quindi una posizione di rilievo, ti si rivolta contro e tradisce la tua fiducia. Se quel posto non ti va, perché non te ne vai semplicemente ? Perché sputare nel piatto dove hai mangiato ? Come definire una persona che si comporta così ? Non serve pensare a ‘Downton Abbey della BBC, con tutti i suoi intrighi, un calderone pieno di pettegolezzi senza fine. Qui, ovviamente, questi problemi sono ingranditi dalla notorietà dei protagonisti, che devono essere dati in pasto ai media, nutrire l’immagine della ‘cattiva Sara’. Che tu sia primo ministro o una persona qualunque, hai diritto al rispetto della tua privacy, una casa dove puoi mettere i calzini nella lavatrice, andare in bagno o chiedere una tazza di caffè senza essere giudicato”.
C’è una via d’uscita ? Sara alza le spalle. “Tiri Avanti e vivi nella paura. Hai timore di dire questo o quest’altro, cosa succederà o non succederà. Chi ascolta ? Come rivolteranno ciò che dici, quando li vedrai in Tv o li ascolterai alla radio?”
Ho un’ultima domanda, Sig.ra Netanyahu: Come si sente ad essere la moglie, l’amica, la confidente di un leader famoso in tutto il mondo, uno che crea la Storia? Un uomo che molti ebrei nel mondo considerano un eroe per come affronta gravi problemi, i nemici del proprio paese e del popolo ebraico? “Mi sento parte del tutto, intimamente coinvolta in quanto lui spera di riuscire a fare. Non è un eroe solo per il popolo ebraico, ma per tutti quelli che fanno parte del mondo libero, che si oppongono agli orrori dello Stato Islamico e al progetto nucleare dell’Iran. Vedo la mia relazione con lui come una grande responsabilità. Quanto più forte è il suo impegno, maggiore è il bisogno di avere qualcuno al suo fianco. Ci sono io e i suoi figli. Pensa che sappia bene che alla fine ha una famiglia, che gli sarà sempre vicina. Credo che passerà alla storia come un grande leader, anche se qui e ora i media in Israele gli sono così ostili. Questo mi fa male, perché è così ammirato nel resto del mondo. I nostri media lo presentano come uno isolato nel mondo della politica mondiale. Ma non è vero, ovunque si trovi i leader del mondo lo ricevono per conoscere come la pensa. C’è un grande rispetto verso di lui”.
Che consiglio darebbe alla donna che si dovesse trovare ad essere la moglie del primo ministro ? Rimane in silenzio per un momento, poi mi dice “Non so che dirle. C’è uno spazio per la moglie del primo ministro e ce n’è un altro assegnato a Sara Netanyahu. Non credo che verrà fatto ad altri quello che è stato fatto a me”.