Cari amici,
come gli ebrei fra voi certamente sanno, siamo arrivati alla festa di Purim, che è una delle numerose date del calendario ebraico in cui si deposita l'autocoscienza collettiva, la memoria storica del popolo ebraico. In questo caso si tratta del ricordo o della rielaborazione di un tentativo di genocidio che, ci dice il rotolo di Ester, testo su cui la festa è basata, avvenne in Persia durante il regno di un “Ahashferosh” (tradotto in greco dalla versione dei Settanta come “Assuerus”), che non è chiaro se si debba identificare con Serse il Grande, quello delle Termopili e di Salamina, con suo figlio Artaserse o con un altro sovrano. La storia ha forme largamente romanzesche: c'è una regina licenziata perché non vuole mostrarsi (forse nuda, ma il testo non lo dice chiaramente) ai convitati del re; un concorso per designare la nuova regina, che è appunto Ester, ebrea nascosta; c'è una congiura contro il re scoperta dal suo zio e mentore Mordechai, ma poi dimenticata e riscoperta al momento buono dal re che si fa leggere delle storie per vincere l'insonnia; c'è un cattivo primo ministro, Haman di origini incerte, che è irritato perché Mordechai rifiuta di inchinarglisi e per vendetta decide di uccidere tutti gli ebrei, ottenendo il consenso del re; poi c'è il rovesciamento della storia, quando il re si ricorda di Mordechai e Ester trova il coraggio di rivelarsi come ebrea e di chiedere soccorso per il suo popolo. Alla fine gli ebrei vincono, non solo ottenendo la condanna di Haman e della sua famiglia, ma difendendosi con le armi dagli antisemiti e vincendo.
Al di là dei dettagli romanzeschi della storia, vi è una diagnosi molto precisa sull'antisemitismo. Nel punto chiave della vicenda, esasperato dal rifiuto di Mordechai, (Ester 3:8) “Hamàn disse al re Assuero: «Vi è un popolo separato ma anche mescolato fra i popoli di tutte le province del tuo regno, le cui leggi sono diverse da quelle di ogni altro popolo e che non osserva le leggi del re; non conviene quindi che il re lo tolleri. Se così piace al re, si ordini che esso sia distrutto.” La colpa del popolo ebraico è di essere mescolato agli altri ma separato, di rispettare le sue leggi, insomma di essere se stesso. E' una diagnosi che ricorda un brano dell'Esodo (1: 9-14): Il nuovo Faraone disse: “ «Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi. Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi per impedire che aumenti, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese». Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i loro gravami, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva oltre misura; si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli d'Israele. Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli duramente. Resero loro amara la vita costringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta di lavoro nei campi: e a tutti questi lavori li obbligarono con durezza.”
Sono parole ripetute molte volte: un popolo che non si piega, che non si assimila, che mantiene le sue leggi pur abitando in mezzo agli altri popoli e - ma questo gli antisemiti non lo dicono - contribuendo al benessere comune e rispettando anche le leggi dello Stato. Un popolo i cui leaders, quando serve, non hanno paura di non inchinarsi non solo a Haman ma neanche al Presidente degli Stati Uniti. Un popolo che ha mostrato la capacità di sopravvivere anche in condizioni così difficili per tempo lunghissimo, proprio perché si è rimasto fedele.
Purim è la celebrazione di tutto questo, della lucida comprensione ebraica dell'antisemitismo e della sua capacità e volontà di resistenza. Celebrarlo oggi, pensando al progetto dell'Iran (che di quella Persia antica è in qualche modo il successore) e all'incapacità o alla non volontà della maggiore potenza mondiale di mantenere le sue garanzie contro questa minaccia, è certamente una rassicurazione importante.
Ecco il discorso tenuto da Netanyahu ieri presso il Congresso americano. In altra pagina ne pubblichiamo la traduzione in italiano:
https://www.youtube.com/watch?v=lELXynhbS84
Ugo Volli