Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/03/2015, a pag. I, con il titolo "Il discorso perfetto di Bibi", la traduzione in italiano di ampie parti del discorso tenuto da Benjamin Netanyahu al Congresso americano ieri.
Per ascoltare il discorso integralmente in inglese:
https://www.youtube.com/watch?v=lELXynhbS84
Per saperne di più sul discorso di Netanyahu:
https://www.youtube.com/watch?v=Vg41b4nmc5M
Ecco il testo del discorso:
Benjamin Netanyahu
Cari amici, sono molto onorato di poter parlare per la terza volta di fronte alla più importante istituzione legislativa del mondo, il Congresso degli Stati Uniti. Vi voglio ringraziare, so che il mio discorso è stato oggetto di grandi controversie. Mi dispiace molto che la mia presenza qui sia stata percepita come una mossa politica: non era mia intenzione. Vi voglio ringraziare democratici e repubblicani per il sostegno comune a Israele, anno dopo anno, decennio dopo decennio. Non importa da che parte dell’Aula siate seduti, so che siete dalla parte di Israele. La straordinaria alleanza tra Israele e gli Stati Uniti è sempre stata al di sopra della politica. Deve rimanere al di sopra della politica. Perché noi, americani e israeliani, condividiamo lo stesso destino, il destino di terre promesse che amano la libertà e offrono speranza. Israele è grato del sostegno del popolo americano e dei presidenti americani, da Harry Truman a Barack Obama. Apprezziamo tutto quel che Obama ha fatto per Israele. Ci sono cose che tutti voi conoscete, come il rafforzamento della cooperazione nella sicurezza e nella condivisione dell’intelligence, e l’opposizione alle risoluzioni anti israeliane dell’Onu.
Ma molte delle cose che Obama ha fatto per Israele non sono così note. L’ho chiamato nel 2010 quando ci fu l’incendio nella foresta Carmel e subito rispose alla mia richiesta di aiuto. Nel 2011, quando la nostra ambasciata al Cairo era sotto attacco, ancora Obama ci offrì assistenza vitale in un momento cruciale. Così come ci ha sostenuti con i missili intercettatori durante l’estate scorsa, quando abbiamo reagito contro i terroristi di Hamas. In tutti questi momenti ho chiamato il presidente, e lui c’era. E buona parte di quel che il presidente Obama ha fatto per Israele non sarà mai noto, perché tocca temi sensibili e strategici che sorgono tra un presidente americano e un premier israeliano. Ma io lo so cosa ha fatto, e sarò sempre grato a Obama per il suo sostegno. E Israele è grato a voi, parlamentari americani, per il vostro sostegno, per averci aiutato in tanti modi, soprattutto con un’assistenza militare generosa e con la difesa missilistica, incluso Iron Dome. Grazie. Grazie America per quello che hai fatto per Israele. Cari amici, sono venuto qui oggi perché, come primo ministro di Israele, sento di avere l’obbligo di parlarvi di una questione che può minacciare la sopravvivenza del mio paese e il futuro del mio popolo: la ricerca dell’Iran di armi nucleari.
Siamo un popolo antico. In 4.000 anni di storia, molti hanno cercato ripetutamente di distruggere il popolo ebraico. Domani sera nella festa ebraica di Purim leggeremo il Libro di Ester. Leggeremo del potente viceré persiano chiamato Haman che cercò di distruggere il popolo ebraico 2.500 anni fa. Ma una coraggiosa donna ebrea, la regina Ester, scoprì la congiura e diede al popolo ebraico il diritto di difendersi contro i nemici. L’attacco fu sventato, il popolo ebraico fu salvato. Oggi il popolo ebraico affronta un altro tentativo da parte di un potentato persiano di distruggerlo. La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, vomita l’odio più antico, lo stesso odio antico antisemita, con le tecnologie più moderne. Twitta che Israele deve essere annientato. Twitta. Sapete, in Iran non c’è esattamente un internet libero. Ma lui twitta in inglese che Israele deve essere distrutto.
A quelli che pensano che l’Iran minaccia lo stato ebraico ma non il popolo ebraico, dico di ascoltare Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, il capo dei terroristi alleati dell’Iran. Ha detto: se tutti gli ebrei si riunissero in Israele, ci toglierebbero il disturbo di andarli a prendere in giro per il mondo. Ma il regime iraniano non è un problema soltanto degli ebrei, così come il regime nazista non era un problema soltanto degli ebrei. I sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti erano una frazione dei 60 milioni di persone uccise nella Seconda guerra mondiale. Così l’Iran pone una minaccia non soltanto per Israele ma per la pace del mondo intero. Per capire quanto pericoloso possa essere un Iran dotato di armi nucleari, dobbiamo capire bene la natura di questo regime. Gli iraniani sono persone talentuose. Sono gli eredi di una grandissima civiltà. Ma nel 1979 sono stati dirottati da fanatici religiosi che hanno imposto una dittatura cupa e brutale. Quell’anno, i fanatici scrissero una Costituzione nuova per l’Iran. Imponeva alle Guardie della Rivoluzione non soltanto di proteggere i confini dell’Iran ma anche di completare la missione ideologica del jihad. Il fondatore del regime, l’ayatollah Khomeini, esortava i suoi seguaci a “esportare la rivoluzione ovunque nel mondo”. Io oggi sono qui a Washington, e la differenza è profonda. Il documento che è alla base dell’America promette vita, libertà e ricerca della felicità. Il documento fondativo dell’Iran promette morte, tirannia e la ricerca del jihad. E mentre alcuni stati collassano in medio oriente, l’Iran riempie i vuoti proprio per compiere questa missione.
Gli sgherri dell’Iran a Gaza, i suoi lacchè in Libano, le sue Guardie della Rivoluzione sulle alture del Golan stanno stringendo Israele con i loro tentacoli del terrore. Sostenuto dall’Iran, Assad sta ammazzando i siriani. Sostenute dall’Iran, le milizie sciite si stanno scatenando in Iraq. Sostenuti dall’Iran, gli Houthi stanno prendendo il potere in Yemen, mettendo a rischio gli stretti alla bocca del mar Rosso. Assieme allo stretto di Hormuz, questo concede all’Iran un secondo collo di bottiglia nella fornitura di petrolio nel mondo. Proprio la settimana scorsa, vicino a Hormuz, l’Iran ha fatto esercitazioni militari facendo esplodere una finta portaerei americana.
Questo solo la settimana scorsa, mentre erano in corso i colloqui sul nucleare con gli Stati Uniti. Ma sfortunatamente negli ultimi 36 anni gli attacchi dell’Iran contro gli americani non sono stati affatto uno scherzo. L’Iran ha preso decine di ostaggi a Teheran, ha ucciso centinaia di soldati americani, marine, a Beirut, e ha ucciso migliaia di americani, uomini e donne, in Iraq e Afghanistan. Al di là del medio oriente, l’Iran attacca l’America e i suoi alleati attraverso un network globale del terrore. Ha fatto esplodere il centro ebraico e l’ambasciata israeliana a Buenos Aires. Ha aiutato al Qaida a bombardare le ambasciate americane in Africa. Ha cercato di assassinare l’ambasciatore saudita, qui a Washington. Nel medio oriente, l’Iran ora ha il dominio su quattro capitali: Baghdad, Damasco, Beirut e Sana’a. E se l’aggressione dell’Iran resta senza conseguenze, ci saranno nuove conquiste. Mentre molti sperano che possa unirsi alla comunità internazionale, l’Iran è impegnato a trangugiare paesi. Dobbiamo stare uniti per fermare la marcia dell’Iran per conquistare, soggiogare e terrorizzare. Due anni fa ci fu detto di dare al presidente Rohani e al ministro degli Esteri Zarif una chance di portare cambiamento e moderazione nel paese. Che cambiamento! Che moderazione! Il governo di Rohani impicca gay, perseguita cristiani, imprigiona giornalisti e esegue condanne a morte contro più prigionieri di prima.
L’anno scorso, lo stesso Zarif che ammicca ai diplomatici occidentali ha fatto omaggio alla tomba di Imad Mughniyeh. Imad Mughniyeh è lo stratega del terrore che ha versato più sangue americano di tutti a eccezione di Osama bin Laden. Mi piacerebbe vedere qualcuno fargli una domanda su questo. Il regime iraniano è fondamentalista come non mai, le sue urla “Morte all’America” – la stessa America che chiama Grande Satana – tuonano come non mai. Ora, questo non dovrebbe essere sorprendente, perché l’ideologia del regime rivoluzionario iraniano è radicata profondamente nell’islam militante, e questa è la ragione per cui questo regime sarà sempre nemico dell’America. Non fatevi ingannare. La battaglia tra Iran e Stato islamico non trasforma l’Iran in un amico dell’America. L’Iran e lo Stato islamico sono in competizione per il primato dell’islam militante. Uno si fa chiamare la Repubblica islamica. L’altro lo Stato islamico. Entrambi vogliono imporre un impero islamico militante prima sulla regione e poi sul mondo intero. Sono soltanto in disaccordo su chi sarà a governare quell’impero. In questo “Game of Thrones” mortale non c’è spazio per l’America o per Israele, non c’è pace per i cristiani, gli ebrei o i musulmani che non condividono lo stesso credo islamista medievale, non ci sono diritti per le donne, non c’è libertà per nessuno.
Per questo, quando si tratta di Iran e Stato islamico, il nemico del tuo nemico è il tuo nemico. La differenza è che lo Stato islamico è armato con coltelli da macellaio, armi rubate e YouTube, mentre l’Iran potrebbe essere presto armato con missili balistici intercontinentali e bombe nucleari. Dobbiamo sempre ricordare – lo dico ancora una volta – che il pericolo più grande che minaccia il nostro mondo è l’unione tra militanti islamici e armi atomiche. Battere lo Stato islamico e lasciare che l’Iran abbia le armi nucleari è vincere la battaglia ma perdere la guerra. Non possiamo lasciare che accada. Ma adesso, amici miei, è esattamente quello che potrebbe succedere, se l’accordo che in questo momento è negoziato sarà accettato dall’Iran. L’accordo non impedirà all’Iran di sviluppare armi nucleari. Non farà che garantire che l’Iran abbia quelle armi, un mucchio di quelle armi. Lasciate che spieghi perché. Mentre l’accordo finale non è stato ancora firmato, certi elementi di ogni potenziale accordo sono ormai di dominio pubblico. Non c’è bisogno dei servizi segreti per esserne a conoscenza o di informazioni d’intelligence. Potete cercarle su Google. Senza una cambio drastico sappiamo con certezza che ogni accordo con l’Iran includerà due grandi concessioni. La prima grande concessione lascerà all’Iran la sua vasta infrastruttura nucleare, grazie alla quale il tempo per arrivare alla bomba è molto ridotto.
E’ il cosiddetto break-out time, il tempo che ci vuole per ammassare abbastanza uranio di grado militare o plutonio per una bomba nucleare. Secondo l’accordo, non un solo sito nucleare sarà demolito. Migliaia di centrifughe usate per arricchire l’uranio saranno lasciate a girare. Migliaia saranno temporaneamente disconnesse, ma non distrutte. Siccome il programma nucleare dell’Iran sarà lasciato in gran parte intatto, il tempo di breakout sarà molto breve – circa un anno secondo le stime americane, ancora più breve secondo quelle israeliane. E se il lavoro dell’Iran su centrifughe avanzate, centrifughe sempre più veloci, non sarà fermato, quel tempo di break-out potrebbe essere ancora più breve. E’ vero, certe restrizioni sarebbero imposte sul programma e ci sarebbe la supervisione degli ispettori internazionali. Ma ecco il problema: gli ispettori registrano violazioni, non le fermano. Gli ispettori sapevano che la Corea del nord stava per fare la Bomba, ma non fecero nulla. La Corea del nord spense le telecamere, cacciò via gli ispettori. In pochi anni, ottenne la Bomba. Ora, sappiamo che in cinque anni la Corea del nord potrebbe avere un arsenale di cento bombe atomiche.
Come la Corea del nord, anche l’Iran ha sfidato gli ispettori internazionali. Lo ha fatto in almeno tre separate occasioni , nel 2005, 2006, 2010. Come la Corea, l’Iran ha rotto i sigilli e spento le telecamere. Ora, so che questo potrebbe essere uno choc per ciascuno di voi, ma l’Iran non soltanto sfida gli ispettori, ma li inganna. L’agenzia nucleare delle Nazioni Unite ha detto di nuovo ieri che l’Iran rifiuta di essere chiaro sul programma nucleare. L’Iran è stato anche sorpreso – due volte, non una – a operare siti nucleari segreti a Natanz e Qom, siti che gli ispettori nemmeno sapevano esistessero. Proprio adesso, l’Iran potrebbe nascondere siti atomici di cui non sappiamo nulla, né in America né in Israele. Come disse il capo degli sipettori dell’Aiea nel 2013: “Se non c’è nessun sito segreto in Iran oggii , sarà la prima volta in vent’anni che c’è”.
L’Iran ha già dimostrato di non meritare fiducia. E questo è il motivo per cui la prima grande concessione è una fonte di grande preoccupazione. Perché lascia l’Iran con una vasta infrastruttura nucleare e s’affida a ispettori per prevenire il break-out. Questa concessione crea il pericolo reale che l’Iran possa ottenere la bomba violando l’accordo. Ma la seconda grande concessione crea il pericolo ancora più grande per cui l’Iran potrebbe ottenere la Bomba mantenendo l’accordo. Perché virtualmente tutte le restrizioni sul programma nucleare dell’Iran scadranno automaticamente in circa un decennio. Ora, un decennio può sembrare molto tempo nella vita politica, ma è un battito di ciglia nella vita di una nazione. (…)
La Guida Suprema dell’Iran lo dice apertamente. Dice che l’Iran pianifica di avere 190 mila centrifughe, non le seimila o perfino le 19 mila che ha oggi, ma dieci volte di più. Con questa capacità incredibile, l’Iran potrebbe produrre il combustibile per un intero arsenale nucleare nel giro di settimane, una volta che lo decide. Il mio amico di vecchia data, John Kerry, segretario di stato, ha confermato la scorsa settimana che l’Iran può possedere legalmente un’enorme quantità di centrifughe quando l’accordo scade. Ora, voglio che ci pensiate. Il maggiore sponsor del terrorismo globale può essere a settimane di distanza da avere abbastanza uranio arricchito per un arsenale intero di armi nucleari, e questo con la piena legittimazione internazionale. E inoltre il programma di missili intercontinentali dell’Iran non è parte dell’accordo, e finora l’Iran rifiuta anche di metterlo sul tavolo negoziale. Ora, l’Iran potrebbe avere i mezzi per lanciare questo arsenale nucleare agli angoli più remoti del mondo, compresa ogni parte degli Stati Uniti. Per cui vedete, amici, che questo accordo comporta due concessioni fondamentali: uno, lascia l’Iran con un ampio programma nucleare, e due, solleva le restrizioni su questo programma in circa un decennio.
E’ per questo che questo accordo è così cattivo. Non blocca il cammino dell’Iran verso la Bomba. Fa strada all’Iran su questo cammino. E allora perché qualcuno vorrebbe fare questo accordo? Perché sperano che l’Iran migliori nei prossimi anni o perché ritengono che le alternative a questo accordo siano peggiori? Beh, io sono in disaccordo. Non credo che il regime fondamentalista dell’Iran migliorerà dopo l’accordo. Questo regime è stato al potere per 36 anni, e il suo appetito vorace per la violenza aumenta ogni anno. L’Iran sarebbe meno aggressivo se le sanzioni fossero rimosse e la sua economia fosse più forte? Se l’Iran sta inghiottendo quattro nazioni ora che è sotto sanzioni, quante altre ne divorerà quando le sanzioni saranno sollevate? L’Iran finanzierà meno il terrorismo quando avrà montagne di denaro con cui finanziare di più il terrorismo? Perché il regime estremista dell’Iran dovrebbe migliorare quando può godere del meglio dei due mondi: aggressioni all’estero, prosperità in patria? Questo è quello che tutti si chiedono nella nostra regione. I vicini di Israele – i vicini dell’Iran sanno che l’Iran diventerà ancora più aggressivo e sponsorizzerà ancora di più il terrorismo quando la sua economia sarà liberata e gli sarà dato il via libera per la Bomba. E molti di questi vicini dicono che risponderanno cercando di ottenere l’arma nucleare per se stessi.
Perciò questo accordo non migliora l’Iran, peggiora soltanto il medio oriente. Un accordo che dovrebbe prevenire la proliferazione nucleare potrebbe invece provocare una corsa alle armi nucleari nell’area più pericolosa del pianeta. Questo accordo non sarà un addio alle armi. Sarà un addio al controllo delle armi. (…)
Una regione dove piccole scaramucce possono provocare grandi guerre sarebbe trasformata in una polveriera nucleare. (…) Signore e signori, sono venuto qui oggi per dirvi che non dovete scommettere la sicurezza del mondo sulla base della speranza che l’Iran migliorerà. Non dobbiamo giocare d’azzardo con il nostro futuro e con il futuro dei nostri bambini. Possiamo rimanere saldi sul fatto che le restrizioni al programma nucleare dell’Iran non siano sollevate finché l’Iran continua la sua aggressione nella regione e nel mondo. Prima di sollevare queste restrizioni, il mondo deve chiedere che l’Iran faccia tre cose. Primo, porre fine alla sua aggressione contro i suoi vicini nel medio oriente. Secondo, smettere di sostenere il terrorismo in tutto il mondo. E terzo, smettere di minacciare di annichilire il mio paese, Israele, il solo e unico stato ebraico. Se le potenze mondiali non sono pronte a insistere sul fatto che l’Iran cambi il suo comportamento prima che l’accordo sia siglato, almeno dovrebbero insistere che l’Iran cambi il suo comportamento prima che l’accordo si esaurisca.
Se l’Iran cambia il suo comportamento, le restrizioni saranno sollevate. Se l’Iran non cambia il suo comportamento, le sanzioni non dovrebbero essere sollevate. Se l’Iran vuole essere trattato come un paese normale, che si comporti come un paese normale. Amici, e che dire dell’argomento secondo cui non c’è alternativa a questo accordo, secondo cui il know-how nucleare dell’Iran non può essere eliminato, che il suo programma nucleare è così avanzato che il meglio che possiamo fare è ritardare l’inevitabile, che è essenzialmente quello che l’accordo proposto cerca di fare? Ora, il know-how nucleare senza infrastrutture non può fare molto. Un pilota senza auto non può guidare. Senza migliaia di centrifughe, tonnellate di uranio arricchito o strutture per l’acqua pesante, l’Iran non può produrre armi nucleari. Il programma nucleare dell’Iran può essere portato molto più indietro rispetto alla proposta attuale insistendo su un accordo migliore e mantenendo alta la pressione su un regime molto vulnerabile, specie dopo il recente crollo del prezzo del petrolio. Ora, se l’Iran si allontana dal tavolo negoziale – e questo succede spesso nel bazar persiano – scoprite il loro bluff. Loro torneranno, perché hanno bisogno di questo accordo molto più di voi. E mantenendo alta la pressione sull’Iran e su quelli che fanno affari con l’Iran, avete il potere di averne ancora più bisogno.
Amici, per oltre un anno ci è stato detto che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo. Questo è un cattivo accordo, un pessimo accordo. Stiamo meglio senza. Ci è stato detto che l’unica alternativa a questo cattivo accordo è la guerra. Questo non è vero. L’alternativa a questo cattivo accordo è un accordo molto migliore. Un accordo migliore che non lasci l’Iran con ampie infrastrutture nucleari e un tempo di break out così ristretto. Un accordo che mantenga le restrizioni sul programma nucleare iraniano fino a che l’aggressione dell’Iran non termina. Un accordo che non dia all’Iran accesso facile alla Bomba. Un accordo che Israele e i suoi vicini potrebbero anche non gradire, ma con i quali possono vivere, letteralmente. E nessun paese tiene di più a un buon accordo che rimuova pacificamente questa minaccia di Israele. Signore e signori, la storia ci ha messo davanti a bivi fatali.
Ora dobbiamo scegliere tra due strade. Una porta a un cattivo accordo che al meglio ridurrà le ambizioni nucleari dell’Iran per un poco, ma porterà inesorabilmente a un Iran dotato di arma atomica, la cui sfrenata ambizione porterà inevitabilmente alla guerra. La seconda strada, per quanto difficile, può portare a un accordo molto migliore, che prevenga un Iran nucleare, un medio oriente nuclearizzato e le orribili conseguenze che entrambi potrebbero avere per tutta l’umanità. (…)
Amici, fronteggiare l’Iran non è facile. Fronteggiare un regime oscuro e omicida non lo è mai. Con noi oggi c’è il sopravvissuto dell’Olocausto e premio Nobel Elie Wiesel. Elie, la tua vita e il tuo lavoro ci ispirano a dare senso alle parole “mai più”. E ti prometto, Elie, che le lezioni della storia sono state imparate. Posso solo esortare i leader del mondo a non ripetere gli errori del passato. A non sacrificare il futuro per il presente, a non ignorare l’aggressione sperando in una pace illusoria. Ma vi posso garantire che i giorni in cui il popolo ebraico è rimasto passivo contro nemici genocidiari sono finiti. Non siamo più sparsi tra le nazioni, incapaci di difenderci. Abbiamo recuperato la sovranità nella nostra antica patria. E i soldati che difendono la nostra patria hanno coraggio infinito. Per la prima volta in cento generazioni noi, il popolo ebraico, possiamo difenderci da soli. Ed è per questo, è per questo che io, come primo ministro di Israele, posso promettervi ancora una cosa: anche se Israele dovrà resistere da solo, Israele resisterà. Ma so che Israele non è da solo. So che l’America è con Israele. So che voi siete con Israele. Siete con Israele perché sapete che la storia di Israele non è solo la storia del popolo ebraico, ma quella dello spirito umano che rifiuta ancora di soccombere agli orrori della storia. (…)
Prima che il popolo di Israele entrasse nella terra di Israele, Mosè ci ha dato un messaggio che ha rafforzato i nostri intenti per migliaia di anni. Vi lascio questo messaggio oggi [parla inizialmente in ebraico], “Siate forti e risoluti, non abbiate paura e non temeteli”. Amici, Israele e l’America resisteranno sempre insieme, forti e risoluti. Possiate non temere né aver paura delle difficoltà che ci aspettano. Affrontiamo il futuro con fiducia, forza e speranza. Dio benedica Israele, Dio benedica l’America. Siete bellissimi. Grazie.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante