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La Stampa Rassegna Stampa
03.03.2015 Iraq: offensiva per togliere allo Stato Islamico Tikrit, ma il nodo resta Mosul
Due cronache di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 03 marzo 2015
Pagina: 12
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iraq, offensiva per riprendere Tikrit: 5000 soldati lanciano l'assalto all'Isis - Se gli jihadisti vogliono colpire Twitter»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/03/2015, a pag. 12, con i titoli "Iraq, offensiva per riprendere Tikrit: 5000 soldati lanciano l'assalto all'Isis", e "Se gli jihadisti vogliono colpire Twitter", due cronache di Maurizio Molinari.

"Iraq, offensiva per riprendere Tikrit: 5000 soldati lanciano l'assalto all'Isis"


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"


Terroristi dello Stato Islamico presso Tikrit

Le truppe irachene lanciano l’assalto a Tikrit per strapparla al controllo del Califfo dello Stato Islamico (Isis) e hanno un consigliere militare di eccezione: il generale iraniano Ghasem Soleimani, comandante della Forza Al Qods dei Guardiani della rivoluzione. A condurre l’attacco sono circa 5000 uomini delle truppe di Baghdad, sostenute da milizie sciite e secondo il comandante iracheno Abdul-Wahab al-Saadi «avanzano come previsto, sostenuti dall’aviazione, nella periferia ma non sono ancora in città».

L’avanzata
La precisazione descrive la battaglia che incombe: Tikrit, città dell’ex dittatore Saddam Hussein, è dalla scorsa estate una roccaforte dei jihadisti sunniti perché quando l’hanno occupata hanno trovato il sostegno degli ex miliziani del Baath e ora hanno, assieme, un controllo di ferro sul centro urbano. «Entreremo in città al momento opportuno e la trasformeremo nella tomba dei terroristi», assicura il generale al-Saadi. L’offensiva ordinata dal premier Haber Al-Abadi punta a spezzare l’alleanza fra jihadisti del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi e veterani dell’esercito di Saddam grazie a un’offensiva frontale della fanteria d’assalto composta da milizie sciite irachene, addestrate dall’Iran. Questo è il motivo per cui il generale Soleimani si è mostrato in pubblico più volte nelle ultime 48 ore. È lui ad aver preparato i miliziani sciiti a un’avanzata cruenta, sostenuta dall’artiglieria, che ricorda la tattica con cui gli Hezbollah libanesi hanno consentito al regime di Bashar Assad di riconquistare Qusayr, strategica in Siria come Tikrit in Iraq.

In primavera Mosul
A spiegarlo è John Allen, l’ex generale dei Marines che guida la coalizione anti-Isis in Iraq, quando dice: «Daremo l’assalto a Mosul in aprile-maggio se gli iracheni saranno pronti, altrimenti l’offensiva slitterà». È proprio per dimostrare che i reparti iracheni «sono pronti» contro Isis che inizia l’assalto a Tikrit, a 130 chilometri a Nord di Baghdad, per avvicinarsi a Mosul. Ma lo stesso premier Abadi si mostra consapevole del maggior pericolo: la reazione dei sunniti di chiudersi a riccio.

L’incognita tribù sunnite
Per questo Abadi lancia un appello alle «milizie e tribù sunnite» affinché «si uniscano alle operazione dell’esercito per liberare la città». Il punto debole dell’offensiva è la composizione etnica dei reparti di Baghdad: in gran parte sono sciiti, con alcuni contingenti curdi, pochissimi i sunniti ed è un tallone d’Achille che può giovare al Califfo, il cui intento è sfruttare qualsiasi evento per accelerare lo scontro totale fra le opposte etnie. L’inviato dell’Onu in Iraq, Nickolay Mladenov, teme un pesante bilancio di vittime civili e invoca «il rispetto dei diritti umani».

Il fronte Yemen
Incalzato in Iraq, il Califfato registra progressi in Yemen dove i neonati «comitati della Sharia» nel «Wilayat di Shabwa» hanno giurato fedeltà ad Al-Baghdadi in maniera analoga a quanto avvenuto in settembre a Derna con i jihadisti libici. Per Isis si tratta di un risultato non indifferente perchè implica la fine dell’egemonia di Al Qaeda sui gruppi islamici sunniti che operano a Sud di Sanaa.

"Se gli jihadisti vogliono colpire Twitter"


La minaccia dello Stato Islamico a Twitter

«Sei entrato in una guerra che non ti riguarda e i leoni del Califfo metteranno fine ai tuoi respiri». Anonimi jihadisti online si scagliano contro Jack Dorsey, fondatore di Twitter, con un attacco disseminato di minacce postato sul forum «Justpaste.it» ovvero con dominio italiano. L’accusa a Dorsey è di aver «chiuso i nostri conti» ovvero aver partecipato alle contromisure elettroniche che vedono più nazioni impegnate a combattere Isis nella realtà digitale. «I nostri account saranno riaperti, torneremo e arriveremo fino a te» affermano gli anonimi jihadisti, nell’evidente intento di aprire un nuovo fronte di guerra contro l’Occidente: obbligare i giganti di Silicon Valley a non cooperare più nella lotta al terrorismo.

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