Riprendiano dalla STAMPA di oggi, 02/03/2015, a pag. 10, con il titolo "E Netanyahu vola negli Usa per fermare il 'cattivo accordo' con il governo di Teheran", il commento di Maurizio Molinari.
Segnaliamo alla attenzione dei nostri lettori l'ultimo paragrafo del pezzo di Molinari. Non smentito da Obama.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
Benjamin Netanyahu
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu arriva oggi a Washington con l’intenzione di «impedire un cattivo accordo sull’Iran».
Prima di lasciare Israele si è recato al Muro del Pianto, sottolineando che la sua è una missione da «emissario dell’intero popolo ebraico» nel tentativo di convincere gli Stati Uniti a non consentire a Teheran di mantenere la capacità di arricchimento dell’uranio perché ciò significa rendere possibile l’atomica. La scommessa di Netanyahu è convincere il Congresso di Washington, con il discorso di domani, ad impedire il patto fra l’amministrazione Obama e il presidente iraniano Hassan Rohani.
Nel tentativo di smussare le tensioni fra alleati il Segretario di Stato, John Kerry, ha chiamato Netanyahu dicendogli che è «benvenuto» ma chiedendogli il «beneficio del dubbio» sulle intenzioni statunitensi. E Netanyahu ha risposto esprimendo «rispetto per il presidente Obama».
Ma ciò non toglie che Netanyahu si avvia a esporre al Congresso, guidato dai repubblicani, la tesi anti-accordo, che un suo collaboratore riassume così: «Ci sono 6 risoluzioni Onu che obbligano l’Iran a smantellare il programma nucleare e sono state votate sulla base del capitolo VII» ovvero minacciando il ricorso alla forza.
Per il quotidiano kuwaitiano «Al-Jarida» Netanyahu aveva ordinato il blitz sull’Iran nel 2014, i piani erano pronti e l’aviazione israeliana aveva condotto voli di prova su Teheran, passando inosservata ai radar, ma Obama lo venne a sapere da «un ministro israeliano molto vicino» e reagì minacciando di «abbattere gli aerei israeliani in volo sul Golfo» pur di salvare il negoziato in corso. L’indiscrezione al vetriolo svela l’entità del disaccordo fra Obama e Netanyahu sul nucleare iraniano.
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