Due esecuzioni, in due luoghi diversi, entrambi indicativi di come fare opposizione, democratica e non violenta, sia un valido motivo per essere ammazzati. In Bangladesh, e fin qui poco stupore, una terra martoriata dall'islam più feroce. Ma il secondo accade in un paese che in tanti ritengono degno di essere posto accanto a quelli europei, anche se governato da un despota, che preferisce eliminare fisicamente i propri avversari invece di combatterne le idee. Ci riferiamo alla Russia di Vladimir Putin, dove l'omicidio di Stato è la regola.Ultimo è quello di Boris Nemtsov, che su internet viene presentato come ebreo.
Riprendiamo le due notizie oggi, 28/02/2015, dal FOGLIO, un editoriale a pag.3. Da REPUBBLICA l'articolo da Mosca di Nicola Lombardozzi a pag.19.
Il Foglio- "La caccia alle streghe dell'islam"
Giovedì i fondamentalisti islamici hanno ucciso in Bangladesh con un machete Avijit Roy, un blogger americano noto per la sua critica del fondamentalismo islamico. Quarantadue anni, titolare del sito internet Mukto-Mona, ovvero "libertà di pensare", Roy era un sostenitore della laicità e della separazione fra religione e politica in un grande paese islamico. Lo hanno ucciso mentre tornava da una fiera del libro. Nel febbraio 2013, Ahmed Rajib Haider, un altro blogger, era stato pugnalato a morte e nel febbraio 2004 avevano ucciso Humayun Azad, professore presso l'Università di Dhaka, accoltellato a morte nel campus. E' la caccia alle streghe dell'islam. E' lo stesso nemico che ha colpito i vignettisti di Charlie Hebdo e il caffè di Copenaghen. Adesso proveranno a far tacere Taslima Nasreen, la scrittrice e medico sulla lista di morte dei custodi del Corano. Sono i martiri della libertà di dire e pensare. Sono i nostri martiri. Perché senza di loro, il mondo islamico non potrebbe mai aprirsi alla libertà, che i fanatici chiamano "blasfemia".
La Republica-Nicola Lombardozzi: " Colpi di pistola vicini al Cremlino, ucciso Nemtsov oppositore anti-Putin"
Boris Nemtsov durante uno dei tanti arrresti
Quattro colpi di pistola sparati nella notte a poca distanza dalla Piazza Rossa, hanno ucciso uno degli storici oppositori di Vladimir Putin, Boris Nemtsov, leader di una alleanza di movimenti di protesta che da anni si battono contro il potere del Cremlino. Un delitto che, a prima vista, solleva inquietanti interrogativi e paure di un’ulteriore repressione violenta del dissenso e che evoca il ricordo dell’ultimo “delitto di Stato”, quello della giornalista anti-Putin, Anna Politkovskaja. Il dieci febbraio aveva rilasciato un’intervista a un sito di informazione russo dicendo chiaramente: «Temo che Putin in persona possa ordinare di farmi fuori». Domani avrebbe partecipato in prima fila alla grande marcia organizzata per protestare contro la crisi economica. Ieri in nottata, pur condannandolo, Putin ha definito l’omicidio di Nemtsov «una provocazione». Secondo le prime testimonianze, ieri sera Nemtsov sarebbe stato avvicinato da un’auto mentre passeggiava nei pressi del Cremlino con una ragazza, che la tv di Stato russa ha descritto più volte come «molto giovane e originaria di Kiev». I killer gli avrebbero sparato diversi colpi di arma da fuoco per poi scappare. La morte di Nemtsov ha subito scatenato un tam tam di inquietudine e di allarme sul mondo dei blog di Internet. Nemtsov non era tuttavia uno dei leader emergenti. Cinquantacinque anni, un passato da politico di mestiere, era stato per anni vice premier sotto la Presidenza di Eltsin. Quanto basta perché la fazione più giovane della protesta, più legata ai nuovi leader come Navalnyj lo considerasse un personaggio ornai vecchio se non addirittura «compromesso » con il regime. Nemtsov è stato protagonista dei movimenti di piazza del 2012 che scossero il Cremlino. E aveva dato un supporto anche di consigli politici ai nuovi contestatori, costituendo diversi movimenti e l’alleanza di gruppi di protesta di stampo liberaldemocratico Solidarnost. In questi anni aveva scritto un documentato libro nero carico di accuse di corruzione ai fedelissimi di Putin e allo stesso presidente. Libro vietato in Russia e sequestrato direttamente in tipografia da camion della polizia Pur essendo considerato della vecchia guardia aveva comunque continuato l’attività politica semiclandestina venendo arrestato varie volte. Negli ultimi tempi aveva deciso di schierarsi con la parte di opposizione che intende forzare la mano con le proteste per approfittare della situazione internazionale e mirare direttamente a un indebolimento del regime. Per questo, insieme allo scacchista Kasparov e all’oligarca ribelle Khodorkovskij aveva anche polemizzato con i contestatori più morbidi che invocavano una linea più filo patriottica per non “fare il gioco dell’Occidente ostile”. Ma le frizioni tra i contestatori non bastano a giustificare quello che a tutti sembra l’ennesima eliminazione di un personaggio diventato troppo scomodo.
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