Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/02/2015, a pag. 3, l'editoriale "Amnesty le suona all'Onu".
Nel suo ultimo report annuale, presentato ieri, Amnesty international si occupa dei “fallimenti miserabili” dell’occidente e se la prende con le Nazioni Unite. Se il 2014 è stato un anno terribile, “catastrofico”, se le stragi di civili si sono ammassate l’una sull’altra e le nostre televisioni si sono riempite di immagini orribili, con il dramma dei rifugiati che non trova una soluzione (e spesso nemmeno l’attenzione mediatica necessaria e in questo l’atteggiamento dei paesi ricchi è “ripugnante”, scrive l’ong), la colpa, dice Amnesty, è anche dell’Onu. C’è un problema se ogni tentativo di alleviare le sofferenze delle donne e dei bambini siriani, per esempio, è rigettato a suon di veti da Russia e Cina, e questo è (scoperta tardiva!) che il Consiglio di sicurezza, e in particolare il potere di veto attribuito ai suoi membri permanenti, è uno strumento usato dai paesi per “promuovere i loro interessi o le loro mire geopolitiche al di sopra dell’interesse di proteggere i civili”.
Il Palazzo di vetro, sede dell'Onu a New York
Nella difesa dei diritti umani l’Onu, dice Amnesty, è uno strumento inutile quando non dannoso: l’organizzazione arriva a chiedere l’abolizione del diritto di veto nei casi di genocidio, cioè chiede una riforma del Palazzo di vetro – quanta ironia – dopo decenni di fallimenti e inutilità conclamati. Poi, certo, il report di Amnesty sarà usato dai soliti noti solo per snocciolare le cifre pietose dei civili palestinesi uccisi da Israele – l’equiparazione tra il governo democratico di Gerusalemme e quello di Hamas a Gaza nei crimini di guerra è sempre presente – e anche la polemica contro le Nazioni Unite sarà rivoltata in questo senso, ma intanto la battaglia tra i difensori della pace mondiale è servita.
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