Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/02/2015, a pag. 15, con il titolo "Assalto dell'Isis, rapiti 90 cristiani", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
Cristiani siriani: vivono nel terrore
I miliziani jihadisti dello Stato Islamico (Isis) hanno attaccato i villaggi assiri nel Nord-Est della Siria incendiando una chiesa antichissima e catturando almeno 90 cristiani: uomini, donne e bambini. È stata la radio «Al-Bayan» del Califfato di Abu Bakr al Baghdadi ad annunciare la cattura di «decine di crociati» adoperando un linguaggio anti-cristiano che evoca il recente rapimento di 21 copti egiziani a Sirte in Libia - poi decapitati - come anche le minacce nei confronti dell’Italia e di Roma in particolare.
I «crociati» a cui si riferisce Isis in questa occasione sono gli abitanti dei villaggi di Tal Shamiram e Tal Hermuz, nella regione siriana di Hassakeh, fra l’Iraq e la Turchia, dove sono in atto duri scontri fra i jihadisti sunniti e i guerriglieri curdi del partito «Ypg». L’assalto di Isis ai villaggi assiri, dove si parla ancora il siriaco ovvero una forma dell’antico aramaico che fu la lingua di Gesù, si è sviluppato lungo le sponde del fiume Khabur spingendo almeno tremila persone a fuggire in cerca di salvezza verso la vicina città di Qamishli. In questa regione, prima dell’inizio della guerra civile siriana nel 2011, vivevano circa 40 mila assiri, tutti di fede cristiana-nestoriana.
Tre scelte a disposizione
Fra gli almeno 90 che sono stati catturati vi sono - secondo testimonianze locali - uomini, donne e bambini che hanno subito sorte differente perché gli uomini sono stati trasferiti in una località remota nelle montagne di Abdul Aziz mentre le donne, con i piccoli, sarebbero detenute in alcuni edifici del villaggio di Tal Shamran. Secondo le testimonianze raccolte dall’Osservatorio siriano sui diritti umani, di base a Londra, i miliziani del Califfato si sono affrettati a comunicare ai residenti cristiani dei villaggi conquistati che hanno tre scelte a disposizione: andare via in fretta, convertirsi all’Islam oppure diventare dei «dhimmi» ovvero assumere lo status di «individui protetti» obbligati a pagare una tassa annuale, la «jizya», al Califfato e impossibilitati a praticare pubblicamente la propria fede.
La notizia dei sequestri si è diffusa rapidamente nella comunità assira all’estero e quando alcuni parenti hanno telefonato in una casa del villaggio di Tal Tamr, a rispondere è stata una voce maschile dicendo: «Questa non è più l’abitazione di Akram ma una proprietà dello Stato Islamico». L’offensiva di Isis punta al duplice fine di realizzare una pulizia etnica anti-cristiana nei territori del Califfato e di arginare i progressi sul terreno dei peshmerga curdi di «Ypg» che, dopo aver prevalso nella battaglia di Kobane, hanno lanciato un’offensiva verso Est puntando a raggiungere il confine con l’Iraq.
Nodo strategico
Per la tv araba «Al Arabiya» sarebbero almeno 24 i villaggi della provincia di Hassakeh già strappati al controllo di Isis, anche grazie al sostegno dei raid della coalizione alleata, e sarebbe prossimo l’assalto alla città di Tal Hamis che si trova proprio a ridosso dell’area aggredita dai miliziani di Isis. La provincia di Hassakeh ha un valore strategico perché confina a Nord con quella di Raqqa, dove il Califfato ha stabilito la propria capitale.
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