Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/02/2015, a pag. 17, con il titolo "Il mondo arabo sfida il Califfato: 'Uniti contro chi stravolge l'islam' ", la cronaca e commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"
Il Corano
«Bisogna combattere gli estremisti che diffondono interpretazioni corrotte del Corano e della vita del Profeta Maometto»: è Ahmed El Tayyeb, Grande imam dell’Università di Al Azhar, il maggiore centro religioso sunnita, a rivolgersi da La Mecca a «studiosi, accademici e insegnanti» per sconfiggere sul piano della teologia il pensiero jihadista che alimenta lo Stato Islamico.
Offensiva ideologica
El Tayyeb parla dalla città più sacra dell’Islam nella cornice del «Convegno contro il terrorismo» sotto l’egida del nuovo re saudita Salman che, in un messaggio scritto, sottolinea la necessità della «tolleranza zero» con i jihadisti. Offensiva ideologica e militare sono affiancate nella sfida al Califfo di Isis, Abu Bak Al Baghdadi, perché questa è la formula che i leader di Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno concordato - con più conversazioni informali - al fine di dare una «poderosa risposta araba al terrorismo» come riassume il presidente Abdel Fattal Al Sisi che, parlando dal Cairo, ipotizza una «forza araba congiunta» per intervenire, anche con truppe terrestri, sul fronte iracheno-siriano e su quello libico contro Isis.
Interpretazioni scorrette
Il presidente egiziano e il re saudita vogliono dare risalto alle parole di El Tayyeb perché quanto dice punta a mobilitare contro Isis la comunità degli «Ulema», i saggi dell’Islam sunnita. «Bisogna introdurre nei curriculum sull’educazione - afferma il Grande imam - la correzione di concetti falsi e ambigui» come quelli che «portano a giudicare i musulmani degli infedeli innescando il caos» e «impedendo all’Islam di essere unito».
In particolare, Al Tayyeb si scaglia contro l’«accumularsi di tendenze estremiste e di interpretazioni scorrette degli insegnamenti religiosi» relativi al «Corano e alla Sunnah» incentrata sull’esempio di Maometto. In concreto ciò significa accusare i «gruppi terroristi» - come Egitto e Arabia Saudita definiscono Al Qaeda, Isis, Fratelli Musulmani e cellule salafite jihadiste - di stravolgere l’Islam e la figura di Maometto per «generare violenza e dividere i musulmani» portando a «instabilità sociale».
Sono affermazioni che trasformano il Grande imam di Al-Azhar nel portavoce della «rivoluzione religiosa» auspicata da Al Sisi, nel discorso di fine dicembre agli Ulema egiziani, e sostenuta dal sovrano giordano Abdullah all’indomani della morte del pilota Muath Al Kasasbeh arso vivo da Isis. «Il terrorismo degli estremisti - osserva il re Salman - fomenta l’islamofobia internazionale, minacciando i musulmani nel mondo».
Estremisti
Gli affondi politici e teologici hanno per destinatari anche quei Paesi musulmani che sono più inclini a compromessi con i «gruppi estremisti»: ovvero Qatar e Turchia che hanno scelto di dare ospitalità a leader dei Fratelli Musulmani fuggiti dall’Egitto. Nella sfida teologica interna al mondo sunnita un ruolo particolare lo gioca l’Iran sciita perché Teheran si considera il primo obiettivo di Isis ma a Riad circolano altre interpretazioni. A farle emergere sono le «fonti governative» che parlando con il quotidiano arabo «AlSharq AlAwsat», stampato a Londra, accusano l’Iran di «ospitare dal 2007 alcuni leader di Al Qaeda» per «spingerli ad attacchi contro Arabia Saudita ed Emirati» al fine di spaccare i sunniti, consentendo a Teheran di estendere la propria influenza regionale.
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