Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/02/2015, a pag. 9, con il titolo "Viene da Glasgow la ragazza che trova mogli agli jihadisti", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari Aqsa Mahmood
Jihadista scozzese
A reclutare jihadiste per il Califfo è Aqsa Mahmood, una ragazza scozzese di 20 anni che da bambina leggeva «Harry Potter», si è formata nelle migliori scuole di Glasgow e ora guida una brigata femminile che a Raqqa sorveglia i bordelli con le donne-schiave destinate ai miliziani dello Stato Islamico (Isis). Aqsa Mahmood nasce in uno dei quartieri più ricchi di Glasgow, dove il padre Muzaffar era arrivato negli Anni 70 accompagnato da fama e stipendio a molti zeri dovuto al fatto di essere il primo giocatore di cricket pakistano in Scozia. Dal matrimonio con Khalida, anch’essa pakistana, sono nati quattro figli, tutti educati nelle scuole private scozzesi, fino al prestigioso liceo Craigholme. È un mondo fatto di agi e privilegi, che vede Aqsa crescere ascoltando Coldplay, leggendo «Harry Potter» e andando con le amiche a vedere «The Hunger Games». Nella sua stanza vi sono ancora i braccialetti colorati che pendono dalle lampade, ognuno col nome di un’amica del cuore.
L’addio nel 2013
Sembra la storia di un’integrazione di successo in Gran Bretagna ma cela l’esatto opposto. Nel novembre del 2013 Aqsa, appena 19enne, dice ai genitori che vuole andare a fare un viaggio, li saluta con abbracci, bacia la nonna dicendole «Con la benedizione di Allah» e svanisce nel nulla per 96 ore, al termine delle quali chiama a casa dalla Siria per far sapere alla famiglia di aver scelto la Jihad. I genitori, disperati, le chiedono di tornare indietro ma lei oramai è in un mondo diverso, assume il nome di «Umm Layth» e sono i media pakistani a svelare, lo scorso settembre, che ha fatto carriera nella struttura interna del Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi.
Risiede infatti a Raqqa, la capitale, si è sposata con un jihadista straniero e ricopre un incarico di alta responsabilità: guida un’unità della polizia femminile «Brigata Al-Khamsaa» che gestisce uno dei bordelli dove sono state rinchiuse le ragazze yazidi rapite in Iraq e trasformate in schiave da dare in pasto ai miliziani di Isis. Aqsa Mahmood sarebbe in particolare alla guida di un gruppo di jihadiste straniere, britanniche e forse anche francesi, il cui compito è di convincere le donne-schiave a «non opporre resistenza» davanti ai voleri del Califfo.
Propaganda sul web
Per l’intelligence britannica entra nella lista dei «Most Wanted» ed è la sorveglianza elettronica a svelare come adoperi i social network per diffondere i messaggi del Califfo in Gran Bretagna: loda gli attentatori suicidi, diffonde messaggi e video di Isis, posta commenti coranici. Ed è proprio un suo twitter a raggiungere almeno una delle tre adolescenti britanniche che nell’ultima settimana sono giunte in Siria. Si tratta di Shamima Begum, 15 anni, Kadiza Sultana, 16, e Amira Abase, 15, che dopo aver lasciato le rispettive famiglie nei quartieri orientali di Londra sono volate da Gatwick a Istanbul e poi, via terra, hanno raggiunto la Siria dove sono state avvistate nella cittadina di Tal Abyad, controllata da Isis, in compagnia di uno dei jihadisti del Califfo. La famiglia Mahmood a Glasgow è sotto choc, parla attraverso un rappresentante legale: «Aqsa è una disgrazia per tutti noi, siamo ricolmi di orrore e rabbia per le azioni compiute da nostra figlia, incluso il reclutamento di queste giovani ragazze britanniche».
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