L’importanza dei numeri e il punto di non ritorno
Commento di Angelo Pezzana
L'ascesa della Fratellanza Musulmana (a sinistra il simbolo della Fratellanza, a destra il suo fondatore Hasan Al-Banna)
Gli attacchi contro gli ebrei in Europa non è che vengano accolti con indifferenza, l’indignazione si unisce alla pietà per le vittime, il ricordo di Auschwitz non manca mai, ma il sentimento che emerge dalle cronache è soprattutto rivolto alle comunità islamiche, una espressione di vicinanza per la loro inclusione in atti di terrorismo che nulla hanno a che vedere con la loro fede religiosa.
Questa vicinanza viene costantemente evocata dai rappresentanti delle istituzioni, ma anche da chi partecipa a cortei di solidarietà. Lo si è visto a Parigi in gennaio e in questi giorni a Copenhagen, dove l’assalto alla Sinagoga, invece di causare una sola vittima, avrebbe potuto far strage di giovani e delle loro famiglie riuniti nel Tempio per celebrare un Bat Mitzvà. Solo l’eroico sacrificio di appartenente alla comunità ebraica, il trentasettenne Dan Uzan, l’ha evitato.
Dan Uzan
Senza esagerare si può dire che l’attenzione dei media è stata più interessata alla affermazione del Premier israeliano Netanyahu, che non faceva altro che ricordare agli ebrei europei che Israele era pronta ad accoglierli. Se invece del Protettorato inglese in Palestina ci fosse già stata Israele, sei milioni di ebrei si sarebbero salvati. Invece no, un interesse morboso spingeva i media a chiedere a questo o quel rabbino che ne pensava delle parole di Bibi, al presidente della locale comunità ebraica se era d’accordo o meno, nessuno che abbia intervistato gli esponenti ufficiali delle istituzioni islamiche di Copenhagen, se per caso non ritenessero di fare udire la propria condanna a quello che secondo molti è un uso improprio dell’islam da parte del terrorismo. Che si chiami Stato Islamico, Califfato o, più semplicemente, Hamas, Hezbollah, Boko Haram e tutte le altre sigle che ormai sono diventate familiari anche ai più accaniti sostenitori della estraneità dell’islam al mondo del terrore. Con la scusa che la maggior parte delle vittime è islamica, questo modo di ragionare esclude una verità che viene invece rivendicata dagli stessi barbari che decapitano, tagliano le gole, bruciano vivi coloro che giudicano infedeli al vero islam.
Ma subito dopo ecco il nome del vero avversario, il nemico contro il quale dovrà continuare la guerra dopo avere riportato alla vera fede gli stati musulmani. Cristiani ed ebrei, saranno loro il prossimo obiettivo, in quest’ordine, perché negli stati europei stanno già operando i Fratelli Musulmani con una strategia dell’occupazione, senza fanfare né stragi, che sta già dando ottimi frutti. Con una natalità fortemente ridotta, fra non molti decenni l’Europa diventerà ‘automaticamente’ musulmana e per un motivo molto semplice. In democrazia contano i numeri, la presenza di forti comunità islamiche sta già cambiando il volto di molte metropoli europee.
Dalle amministrazioni locali ai parlamenti il passo sarà breve. Senza accorgersene, gli europei avranno sepolto la democrazia per sostituirla con la più oppressiva delle dittature teocratiche. Non sono novità, gli storici più attenti e onesti l’hanno previsto da tempo. Ma la cultura europea è troppo presa dal ‘religiosamente corretto’ per riuscire a riconoscere l’arrivo di chi ne decreterà la fine.
Il punto di non ritorno è vicino. Se Israele ne è ancora lontana è soltanto perché quel nemico ce l’ha da sempre alle porte, e spesso anche al suo interno. Ha imparato a difendersi, chi attacca Israele sa bene che farà una brutta fine. L’Europa non lo ha ancora compreso, guarda oggi con paura lo Stato Islamico perché non potrebbe essere diversamente, ma è incapace di riconoscere il nemico vero che la sta sconfiggendo giorno dopo giorno, guardandosi bene dal proclamarlo. Senza proclami che potrebbero insospettire, con grande abilità la Fratellanza Musulmana avanza con la forza democratica dei numeri. La situazione diventerà non più controllabile quando i numeri lo consentiranno. Non ci vorrà molto tempo.
Angelo Pezzana