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La Stampa Rassegna Stampa
14.02.2015 Libia: nelle mani dello Stato Islamico. La minaccia si avvicina all'Italia
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 febbraio 2015
Pagina: 6
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Escalation jihadista in Libia, fuga di italiani da Tripoli»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/02/2015, a pag.6, con il titolo " Escalation jihadista in Libia, fuga di italiani da Tripoli" la cronaca-commento di Maurizio Molinari, di grande interesse, perchè sottolinea come dalla Libia, ormai nella mani delloStato Islamico, si stia preparando un vero progetto di invasione dell'Italia.


Maurizio Molinari

Libia: prigionieri egiziani cristiani copti in attesa di essere assassinati

Blitz a Sirte, 21 prigionieri copti minacciati di decapitazione, attacchi ai pozzi di petrolio più isolati e frustate per chi beve alcol a Derna: i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) intensificano le operazioni in Libia, spingendo Italia ed Egitto a chiedere ai connazionali di lasciare al più presto il Paese. È la voce del Califfo, Abu Bakr al-Baghdadi, tramessa dai microfoni della radio di Sirte ad annunciare il successo dei jihadisti. Sono riusciti a penetrare nella città strategica - a metà strada fra Tripoli e Bengasi - occupando il palazzo della radio- tv e installando, secondo la tv «Al Arabya», un «posto di comando a centro città»

L’alleanza
Fonti egiziane affermano che il blitz nasce dall’alleanza di Isis con Ansar al-Sharia, il gruppo islamico che firmò l’assalto al Consolato Usa di Bengasi nel 2011 e ha le basi a Sirte, e con i miliziani di «Fajr Libya». Trasmettere nell’etere messaggi del Califfo, del suo portavoce Abu Mohammed al-Adnani e versetti del Corano serve a far capire alla popolazione locale che i miliziani di Isis, partiti da Derna, hanno esteso i confini in Libia del «Welayat al-Barqa», la provincia cirenaica dello Stato Islamico che sorge su 250mila kmq di territorio ex siriano ed ex iracheno.

Frustate e decapitazioni
Ad avvalorare l’impressione di un’accelerazione militare è quanto avviene altrove: cellule con i drappi neri si impossessano di più pozzi isolati nel deserto, distribuiscono volantini nei centri a Ovest di Tripoli e puniscono con la frusta chi consuma alcol nella roccaforte di Derna. Ma soprattutto, attraverso il web, Isis diffonde le immagini dei 21 copti catturati a inizio gennaio mostrandoli in tuta arancione - quella dei condannati alla decapitazione - in ginocchio davanti a jihadisti in tuta nera e armati di coltelli. Le foto, pubblicate dal magazine «Dabiq» in lingua inglese, includono scatti con i copti trascinati in manette su una spiaggia: il fine di attestare il controllo di Isis sulle coste libiche che hanno un valore strategico perché è da qui che si gestisce il ricco traffico degli illegali verso l’Europa - altri 700 migranti sono stati soccorsi ieri - ed è sempre da qui che si possono pianificare attacchi contro le nazioni «infedeli» sul lato opposto del Mediterraneo. «Daqib» descrive gli ostaggi come «crociati copti» e parla di vendetta contro le «donne musulmane rapite dai copti» con un’aperta sfida al presidente egiziano Adel Fattah Al Sisi favorevole alla piena integrazione dei cristiani nella società nazionale.

Allarme dall’Egitto
Ainizio gennaio Al Sisi si era recato nella Cattedrale cristiana del Cairo per celebrare il Natale copto, sottolineano il rigetto per l’estremismo islamico, e la replica di Isis sono le tute arancioni dei 21 condannati a morte. Il Cairo crea una task force ad hoc per gestire l’emergenza ostaggi e si prepara al peggio, chiedendo ai connazionali di «lasciare in fretta la Libia». È una disposizione che coincide con l’appello della Farnesina a «lasciare temporaneamente il Paese» per evitare il rischio di esporsi ad attentati o rapimenti. Anche l’Eni adotta precauzioni: «I nostri dipendenti si trovano solo sulle piattaforme off shore, assai ben protette».

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