Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/02/2015, a pag. 7,k con il titolo "Siria, confermata la morte di Kayla. Obama: prenderemo i responsabili", la cronaca di Maurizio Molinari.
Speriamo che la triste fine di Kayla ponga un alt alle partecipazioni di uomini e donne occidentali con il pretesto di svolgere attività assistenziali. Che si tramutano quasi sempre con la loro cattura da parte dei terroristi e con l'esborso milionario da parte degli stati di origine. Usato dai vari gruppi terroristi per finanziare la loro guerra contro l'occidente.
Maurizio Molinari
Kayla Mueller
L’ostaggio Kayla Mueller è morta ed il presidente Obama promette di «trovare e portare davanti alla giustizia i terroristi che ne sono responsabili». Ma l’America scopre di avere almeno un altro connazionale in ostaggio: il reporter Austin Tice.
Sono i genitori della ragazza, Carl e Marsha Mueller, a far sapere dalla casa di Prescott in Arizona che «durante il fine-settimana» i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) hanno fatto pervenire «nuove prove» che «l’intelligence ha esaminato» confermando il decesso della figlia, rapita in Siria nell’agosto 2013. La famiglia ha reso pubblica l’ultima lettera di Kayla, 26 anni, nel 2014, nella quale parla di Dio ed afferma: «Nelle tenebre mi è stata mostrata la luce, ho imparato che persino in prigione una persona può essere libera». «Abbiamo il cuore a pezzi - commentano i genitori - ma continueremo ad amarla per sempre».
Droni a caccia dei jihadisti
Né la famiglia né la Casa Bianca si soffermano sulla causa del decesso - attribuita da Isis ai raid giordani su Raqqa - ma John Earnest, portavoce di Obama, spiega che «indipendentemente dalla causa il responsabile è Isis» come avvenuto nel caso dei precedenti tre ostaggi Usa decapitati. Da qui la promessa del Presidente Usa: «Non importa quanto tempo servirà, gli Usa troveranno e porteranno davanti alla giustizia i terroristi responsabili dell’omicidio di Kayla». Le parole di Obama lasciano intendere che satelliti e droni Usa braccano i rapitori jihadisti ma la Casa Bianca ammette che vi è almeno un altro americano in ostaggio in Medio Oriente, non si sa se in mano a Isis: l’ex Marine e reporter free-lance Tice, 34 anni, scomparso nel 2012.
La sfida di Bashar Assad
Della guerra contro Isis ha parlato alla «Bbc» il presidente siriano, Bashar al Assad, affermando che «fra noi e la coalizione non c’è cooperazione diretta ma abbiamo canali per comunicare» come ad esempio «il governo dell’Iraq». Assad ha precisato di «non voler parlare con gli Usa perché trattano solo con marionette», ammettendo però che «gli attacchi della coalizione all’Isis aiutano il mio esercito impegnato contro i ribelli».
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