Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/02/2015, a pag.5, con il titolo " Mezzi di propaganda, scudi umani. Così il Califfo fa politica con gli ostaggi " l'analisi di Maurizio Molinari, del quale ricordiamo il libro appena uscito "Il Califfato del terrore".
"Maurizio Molinari ha scritto un libro che in questo momento tutti dovemmo leggere. Comprenderee ciò che sta accadendo non è solo necessario, è nostro dovere" -Roberto Saviano
Divulgare la brutalità del Califfato, scompaginare la coalizione guidata dagli Usa, portare la guerra in Europa, moltiplicare i proseliti, irridere il nemico e ottenere vantaggi tattici: sono gli obiettivi che Abu Bakr al Baghdadi,Califfo dello Stato Islamico (Isis), persegue con una gestione degli ostaggi che somma malvagità e cinismo. Mosse studiate a tavolino L’americano James Foley è il primo ad essere decapitato, il 19 agosto, e l’intento è duplice. Primo: a 50 giorni dalla nascita del Califfato, trasformare la jihad in un messaggio globale grazie alla miscela fra brutalità della decapitazione ed efficienza delle produzioni video. Secondo: a due settimane dall’inizio dei raidUsa contro Isis far capire a Obama che pagherà un prezzo alto di sangue. Il 2 settembre viene decapitato l’americano Steven Satloff e poi identica sorte tocca ai britannici David Haines e Alan Henning. Scenografia e metodo delle esecuzioni si ripetono per far capire che Isis punisce in ugual misura Usa e alleati. Vuole portare lo scompiglio nella coalizione: nel «Messaggio agli alleati degli Usa» letto dal boia di Haines si esplicita l’intenzione di «rispondere ai bombardamenti contro di noi». È la sintesi della guerra asimmetrica: voi bombardate, noi decapitiamo. La vendetta A fine ottobre il Califfo sopravvive a un raid Usa e la reazione è brutale: l’americano Peter Kassig viene decapitato in un video che mostra 18 soldati siriani sgozzati da altrettanti jihadisti, molti dei quali francesi e inglesi a volto scoperto. Si svela così l’esistenza delle brigate europee a cui un audio del Califfo chiede di «far esplodere i vulcani del jihad in terre nemiche ». È l’annuncio di attacchi in Europa, retrovia della coalizione, grazie a reclute jihadiste locali attirate dai video con esecuzioni cruente. La conferma dell’uso di ostaggi a fini tattici viene dalle vicende parallele di 46 diplomatici turchi e 29 soldati libanesi catturati. I turchi, presi a Mosul, vengono restituiti incolumi ad Ankara al termine di un negoziato segreto reso possibile dalla scelta di Erdogan di resistere alle pressioni Usa per l’impiego di truppe di terra. I libanesi, catturati nell’Arsal, sono a tutt’oggi oggetto di trattative con Beirut, a cui Isis chiede la liberazione delle jihadiste detenute, inclusa l’ex moglie di al Baghdadi. La richiestadi riscatti Ancora in vita è John Cantlie, il britannico che diventa reporter pro-Isis in una serie di video in cui irride la coalizione: dai falliti blitz ai milioni spesi. Cantlie è Moun’arma preziosa nella guerra di propaganda per reclutare, anche qui sostenuto da tecnici video di grandi qualità. Già con Foley, Isis aveva provato a chiedere riscatti economici ma in segreto. Con i giapponesi Haruna Yukawa e Kenji Goto la richiesta diventa pubblica - 200 milioni di dollari - tradendo la difficoltà nel reperire liquidi a seguito del crollo del greggio. Poiché Tokyo non paga, Isis mette sul piatto un riscatto umano: la jihadista Sajida al Rishawi detenuta da Amman, che però reagisce impiccandola. Il pilota giordano Muath Kasasbeh arso vivo è una sfida al re Abdullah, alleato della coalizione, che si comprende meglio guardando il video dell’esecuzione: disseminato di notizie top-segret. Nel caso dell’americana Kayla Jean Mueller l’obiettivo tattico è palese: annunciarne la morte sotto le bombe giordane per innescare tensioniWashington-Amman. Scudiumani È un metodo che ricorda l’uso degli scudi umani da parte di Saddam nel 1991. D’altra parte un terzo dei 25 capi militari del Califfato vengono dal Baath iracheno. Sono questi veterani di Saddam, a cominciare dai generali, al-Turkmani e al-Anbari, a spingere il Califfo all’uso più cinico degli ostaggi. Mentre la malvagità viene da Omar al- Shishani, il caucasico dai modi spietati che guida i volontari stranieri ed è dunque il diretto superiore di Jihadi John, il boia con accento di Oxford.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante