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La Stampa Rassegna Stampa
04.02.2015 Made in Israel: la macchina miracolosa che filtra aria e la trasforma in acqua
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 04 febbraio 2015
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La macchina che filtra l'aria e la trasforma in acqua»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/02/2015, a pag. 15, con il titolo "La macchina che filtra l'aria e la trasforma in acqua", l'analisi di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari


Il padiglione di Israele all'Expo di Milano 2015

Al secondo piano di un edificio anonimo al 33 di Rechov Lazarov lavora Arye Kochavi, l’inventore incluso da «Foreign Policy» e «Fast Company» nella classifica dei «più importanti innovatori» del 2014, ovvero una delle stelle della «Start Up Nation» che si appresta a sbarcare in Italia con il Padiglione di Israele all’Expo di Milano.

Il merito di Kochavi è aver fondato «Water Gen», start-up che ha creato in 24 mesi due gioielli della tecnologia che portano acqua potabile a chi ne ha bisogno. «Genius» è un generatore di acqua dall’atmosfera che produce da 250 a 800 litri al giorno e «Spring» è un purificatore portatile, in grado di operare in qualsiasi condizione, filtrando 180 litri ogni 24 ore. Catturare l’umidità per trasformarla in acqua è la tecnologia-base dei condizionatori d’aria e la scoperta rivoluzionaria di Kochavi, 47 anni, è stata riuscire a produrre più acqua con meno energia. «Usando l’aria fredda per raffreddare l’aria che entra nel “Genius”», come spiega, ammettendo che «l’idea è stata mia, ma il merito di averla realizzata è di un ingegnere di 70 anni».



L’interesse degli eserciti
Poiché l’acqua è uno dei beni più richiesti, le conseguenze sono state immediate. «Genius» è stato acquistato dagli eserciti di Usa, Gran Bretagna, Francia e Israele per garantire la disponibilità di acqua a truppe in «avamposti avanzati» - in zone come l’Afghanistan, il Mali o il Golan - perché «un soldato ha bisogno di 3 litri al giorno per operare e “Genius” è dunque in grado di sostenere una compagnia». Anche l’Esercito italiano ha iniziato i test con i prodotti di «Water Gen», pensando ai rifornimenti per le truppe in zone impervie del Terzo Mondo. Ma è sul fronte civile che la richiesta è più massiccia. Kochavi è appena tornato dal Gujarat, dove il governo dell’India l’ha invitato per pianificare uno sbarco in grande stile, ovvero la creazione di un impianto per produrre migliaia di «Genius» e «Spring». Il motivo è che in India milioni di famiglie non hanno accesso all’acqua potabile e il presidente Modi vuole distribuire 1000 «Genius» in altrettanti villaggi al fine di migliorare l’alimentazione e bloccare la piaga delle morti da cancro alla soglia dei 40 anni, causate dall’inquinamento. «La richiesta del governo è iniziare dai villaggi per continuare creando dei “Genius” più piccoli che le famiglie potranno tenere nelle case, rompendo il tabù dell’acqua potabile». Anche perchè con «Water-Gen» l’acqua costerà 1,7 rupie al litro contro le attuali 17, necessarie per acquistare un litro di acqua in bottiglia. I purificatori «Spring» sono invece destinati ad aiutare le popolazioni colpite da disastri naturali: hanno debuttato in occasione dei soccorsi alle Filippine, investite nel 2013 dal tifone Haiyan, e «sono in grado di purificare l’acqua di qualsiasi fiume, lago o campo, anche dei più contaminati».

La visione che spinge Kochavi è quella di un Pianeta dove «non vi saranno più 3,4 milioni di persone che muoiono ogni anno a causa di acqua infetta» o «780 milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile». La collaborazione con l’India è «il primo passo in questa direzione» che «Water-Gen» affronta con un personale ristretto: poco più di 30 dipendenti, inclusi 20 ingegneri, accomunati dal «condividere le emozioni e le sfide come avviene nei reparti delle truppe speciali». Kochavi ne è stato un comandante nell’Idf - l’esercito israeliano - ed è questa esperienza che l’ha portato a comprendere che «serviva l’acqua per i soldati nelle postazioni più remote». Sotto tale aspetto «Water Gen» è lo specchio della «Start Up Nation» israeliana anche perché si giova del sostegno finanziario che il governo garantisce all’alta tecnologia: «Ogni anno l’Ente per la Scienza rimborsa alle aziende il 40% delle spese per ricerca e sviluppo, per una spesa di 300 milioni di dollari».

Il padiglione all’Expo
E’ questo lo «spirito del Padiglione di Israele all’Expo», spiega il commissario Elazar Cohen, perché «davanti alle necessità dell’uomo non ci fermiamo, ma riconosciamo le sfide da superare». Da qui la scelta, affidata all’architetto David Knafo. di realizzare il Padiglione come un «campo verticale» di grano, mais e riso irrigato con un sistema hi-tech che risparmia acqua.

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