Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/01/2015, a pag. 15, con il titolo "Nei kibbutz-fortini del Golan: 'Così Hezbollah ci assedia'", la cronaca di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari
Il kibbutz Maayan Baruch, a pochi metri dal confine con il Libano
A 350 metri dal confine libanese sorge il kibbutz di Maayan Baruch dove gli abitanti vivono con l’incubo dei tunnel di Hezbollah. L’agguato con i razzi antitank al convoglio militare israeliano lungo la vicina strada 999 dimostra che i guerriglieri filo-iraniani sono sul piede di guerra e per Philip Pismanick, veterano della sicurezza del kibbutz, bisogna prepararsi al peggio. «I pericoli vengono dal cielo e da sottoterra» dice, dentro uno dei bunker in grado di ospitare trenta persone.
Ognuno dei 700 residenti ha diritto a tre quarti di metro quadrato di spazio. «Abbiamo costruito un quartiere di rifugi» spiega Pismanick, nato ad Atlanta in Georgia, «perché questo kibbutz viene bombardato dal 1947, prima lo facevano i libanesi, poi lo ha fatto l’Olp e ora sono gli Hezbollah».
Scavatrici nella roccia
Durante la guerra del 2006 sono caduti 16 razzi ma nelle ultime 48 ore Hezbollah ha cambiato arma: lancia colpi di mortaio perché sa che le batterie di Iron Dome non li intercettano. «Non possiamo perdere tempo a indovinare che cosa ci tireranno contro - aggiunge Ortal, volontaria nelle unità di emergenza e madre di una bimba di 9 mesi - e dunque abbiamo rinforzato al massimo i bunker». Ora sono ricoperti da grandi massi perché quando un proiettile cade «le rocce si spezzano e disseminano mentre il cemento può essere perforato».
Ma il pericolo maggiore viene da sottoterra. Yoram, capo della sicurezza, lo spiega così: «Sappiamo che Hezbollah sta scavando tunnel sul modello di quanto fatto da Hamas a Gaza, per questo l’esercito li cerca». Il riferimento è a quanto sta avvenendo a Zarit, nella Galilea Occidentale, dove da 48 ore i militari perlustrano il terreno cercando tunnel Hezbollah. Pismanick parla di «situazione nuova» perché «finora si pensava che scavare tunnel nel terreno roccioso fosse quasi impossibile» ma «adesso sappiamo che esistono macchine ad aria compressa in grado di scavare qualsiasi terreno, procedendo un metro al minuto».
Tutti armati
Ciò spiega perché Yoram ha organizzato una copertura 24 su 24 ore di ogni angolo del kibbutz, gestita dai residenti d’intesa con soldati e polizia. «Se sbucano dai tunnel e iniziano a sparare - dice Pismanick - la difesa è il primo membro del kibbutz che incontrano, deve essere armato e pronto». È in questo clima che cova irritazione con il governo di Benjamin Netanyahu per non aver lanciato una massiccia rappresaglia dopo l’uccisione di due soldati nell’area delle Fattorie di Shebaa, fra i confini con Libano e Siria.
Nel kibbutz di Snir, a ridosso del luogo dell’agguato, Yosi Hashalomi è furente: «Viviamo qui da sempre, conosciamo gli Hezbollah, la risposta deve essere poderosa altrimenti tornano a colpire». Shosha Tzuella, guida per turisti, rincara la dose: «Netanyahu doveva rispondere spianando le posizioni Hezbollah in un’area di 20 km». Snir è un kibbutz di matrice socialista, gran parte dei residenti votano a sinistra, ma su Hezbollah criticano Netanyahu da destra. «Sono terroristi e devono essere trattati come tali, senza sconti né fidarsi di impegni che violeranno» aggiunge Asa, 65 anni, in cui nonno tedesco arrivò in Galilea dopo la Notte dei Cristalli del 1938.
Attacchi sofisticati
Se a Maayan Baruch prevale la paura dei tunnel ed a Snir la rabbia contro il governo, nel villaggio di Nevè Ativ vive un ex ufficiale che dà una lettura più militare. Kobi Marom è l’ex comandante della brigata dell’Hermon, ha avuto per anni la guida della difesa di questi confini, e per spiegare cosa pensa ci accompagna sulla cima innevata del monte più alto della regione. «Hezbollah ha una nuova strategia - dice, indicando i luoghi di cui parla - lancia razzi dalla Siria verso di noi per estendere il fronte di conflitto, puntando a colpire hotel o turisti, mentre dal Libano compie attacchi di guerriglia, sofisticati, per portare il scompiglio nelle nostre retrovie». Sono le avvisaglie del nuovo conflitto che Hezbollah vuole combattere.
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