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Israele, il Paese che non si può non amare 28/01/2015

Pubblichiamo la lettera di una lettrice su Israele e il significato dello Stato ebraico:

Gentilissima Redazione, da quando lessi poche, fatali righe sul sussidiario di quinta elementare nel 1977-1978 (quasi in contemporanea con il viaggio di Sadat a Gerusalemme e gli accordi di Camp David), non sono molti i giorni in cui io non ricordi la Shoah e non pensi a tutti gli ebrei atrocemente assassinati, in particolare i bambini, coetanei dei miei genitori. Ma tutti, proprio tutti, i giorni il mio cuore è con Israele. Non so quanto sia egoismo (mi fa stare così bene il solo fatto che esista, libero, democratico, amante della vita e accogliente in un modo che si può solo sperimentare di persona) e quanto amore filiale (di una filiazione piuttosto discussa, per usare un eufemismo, visto che sono cattolica, e credente), ma non posso far a meno di pregare ogni giorno per la pace di Gerusalemme e di tutto Israele e faccio del mio meglio per contribuire a che finalmente venga il giorno in cui nessuno pensi più di mettere in discussione il diritto dello Stato di Israele di esistere, essere se stesso e vivere in pace e sicurezza. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca


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