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27 gennaio: una parola, la più importante Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
Ora questa difesa c'è, questo luogo dove andare c'è, e non è di altri che facciano i loro calcoli sulla pelle degli ebrei; è nostra e si chiama Israele. Certo, proprio per questa ragione, proprio perché ha lo stesso nome del popolo ebraico, proprio perché ormai contiene la maggioranza degli ebrei del mondo, proprio perché fa la differenza rispetto ad Auschwitz, Israele non è odiato solo dagli arabi, che non sopportano che un pezzo di terra che hanno usurpato per alcuni secoli torni ai legittimi proprietari e soprattutto non tollerano che i loro vecchi schiavi si siano liberati e si siano mostrati infinitamente più efficienti e civili di loro. E' odiato dagli europei che non perdonano agli ebrei di essere sopravvissuti al nazismo e all'Inquisizione e ai cosacchi e a Lutero e alle cacciate e alle stragi di massa e ai ghetti e alle messe forzate e ai rapimenti dei figli e alle conversioni imposte e ai roghi. Non ci sopportano perché siamo vivi - per questo preferiscono molto onorare gli ebrei morti che hanno ucciso peraltro i loro predecessori, quelli che erano seduti prima di loro su cattedre, presidenze, troni e sedie gestatorie. Per questa ragione cercano oggi di imporre a Israele quello che hanno fatto con i singoli ebrei e le comunità ebraiche nei secoli: disprezzo, discriminazione, boicottaggio, appoggio alla violenza. Israele è il segno della discontinuità dalla Shoà, ma anche la vittima della continuità dell'antisemitismo. Non credete a chi vi dice che c'è il rischio che qualcuno costretto dalle politiche di Israele a un'opposizione dura, possa diventare antisemita. E' vero il contrario: gli antisemiti consapevoli o incoscienti trovano il modo di esprimere il loro odio contro Israele, “l'ebreo delle nazioni”. Per questa ragione Israele è anche la pietra di paragone. Quando vi trovate di fronte qualcuno che vi dice che gli dispiace tanto di Auschwitz, chiedetegli che cosa pensa di Israele. Al di là del sentimentalismo, della comodità di commuoversi per il passato, dell'antifascismo che si estende - bontà sua - anche al genocidio, è l'atteggiamento nei confronti di Israele che chiarisce se uno sta dalla parte millenaria degli assassini di ebrei o no. Chiunque, anche se è di origini ebraiche anzi a maggior ragione se ha queste origini, che si oppone frontalmente ma anche distingue, cincischia fra popolo stato governo politiche - be' costui è un antisemita. Sappiatelo e diteglielo, se ne avete la forza. Vi risponderanno qualcosa di intorcinato come “sarà pur lecito dissentire dalle politiche...” La risposta è no. Cioè è ben lecito in astratto, la libertà di opinione è una cosa che difendiamo. Ma a patto di sapere che ci si sta schierando con gli assassini, che si stanno creando degli alibi agli assassini. Quelli di Parigi come quelli di Auschwitz, come quelli dell'Inquisizione come quelli di Fatah e Hamas come quelli dello Stato Islamico. In fondo, non c'è differenza. Questa è per me la lezione della giornata della memoria. Una parola: Israele.
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