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La Stampa Rassegna Stampa
21.01.2015 Isis: chiesti 200 milioni per la vita di due ostaggi giapponesi
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 21 gennaio 2015
Pagina: 8
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'Isis ora sfida anche il Giappone: 'Pagate o uccidiamo gli ostaggi'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 21/01/2015, a pag. 8, con il titolo "L'Isis ora sfida anche il Giappone: 'Pagate o uccidiamo gli ostaggi' ", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari


Un fotogramma dell'ultimo video Isis

Il Califfo sfida il premier giapponese Shinzo Abe minacciando di decapitare due suoi connazionali se entro venerdì non riceverà un riscatto di 200 milioni di dollari. Il video dello Stato Islamico (Isis) viene diffuso in coincidenza con il viaggio di Abe in Medio Oriente. Il premier è da poche ore a Gerusalemme, proveniente dal Cairo, quando i siti jihadisti postano il video di «Al Furqan» - centro di produzione di Isis - che mostra gli ostaggi Kenji Goto e Haruna Yukawa con la veste arancione dei condannati, inginocchiati sullo sfondo di colline brulle, con a fianco il boia mascherato che parla con accento inglese.

Torna John il boia
È lo stesso killer che ha già ucciso cinque ostaggi occidentali ma questa volta si esibisce in una esplicita richiesta di riscatto. «Primo ministro giapponese, sebbene lei si trovi a 8500 km dallo Stato Islamico ha scelto di partecipare alla crociata contro di noi - dice il boia, impugnando un coltello - donando 100 milioni di dollari per addestrare gli apostati ad uccidere musulmani» dunque gli ostaggi saranno uccisi «entro 72 ore» se non sarà versata una cifra doppia.

Cifra esagerata
Nel riferimento ai 100 milioni di dollari c’è un’altra sfida di Isis ad Abe perché si tratta della cifra promessa dal premier, durante la tappa al Cairo, a favore dei rifugiati siriani: il Califfo fa capire di seguire con attenzione ogni passo della coalizione avversaria e di non tollerare intrusioni su quanto avviene nell’area dello Stato Islamico. Anche in occasione della decapitazione di James Foley il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi aveva chiesto un riscatto - 100 milioni di euro - ma allora la richiesta rimase segreta mentre ora è pubblica, a dimostrazione dell’intento di aprire un nuovo fronte di sfida agli «infedeli». Greg Ohannessian, arabista dell’Istituto di analisi militare di Dubai, ritiene che «dietro la richiesta di riscatto ci sono i problemi di bilancio causati a Isis dalla riduzione del prezzo del greggio» venduto al mercato nero.

«Questo non è l’Islam»
La reazione di Abe arriva durante la conferenza stampa congiunta con il collega israeliano Benjamin Netanyahu: «Siamo indignati, è imperdonabile» afferma, tradendo evidente irritazione, prima di aggiungere che «questo estremismo è diverso dall’Islam» assicurando che «salvare la vita degli ostaggi è una priorità assoluta». Non è però chiaro come Abe voglia rispondere alla sfida: ha inviato uno stretto collaboratore ad Amman per seguire la vicenda degli ostaggi e fonti giapponesi affermano di aver ricevuto informazioni di intelligence dagli israeliani. Il focus ora è sugli ostaggi: Kenji Goto è un contractor militare mentre Haruna Yukawa è un free lance noto in patria. Proprio oggi a Londra si incontrano 20 Paesi della coalizione anti-Isis per studiare nuove misure anti-terrorismo in risposta alla strage di Parigi. Fra le ipotesi sul tavolo c’è il rafforzamento della cooperazione di intelligence e leggi per consentire lo scambio di dati personali sui sospetti terroristi.

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