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Gli italiani e il senso di responsabilita 18/01/2015

A conferma di quanto scrive Deborah Fait nelle sue cronache quotidiane sui media italiani. Nel 1989, dovendo mandare mio figlio al nido comunale che si trovava di fronte alla scuola ebraica di Milano, dove lavoravo, feci presente alla direttrice che in quanto ebrei avevamo delle regole alimentari da rispettare. La risposta fu che, per motivi sanitari, non si poteva portare cibo da casa e comunque non si accettavano deroghe, se non per motivi di salute o esigenze vegetariane. Colpita da questa risposta, l'indomani mi presentai con l'articolo della costituzione dove veniva riconosciuta la libertà religiosa. Allora la direttrice mi disse di scrivere all'assessore competente. Lo feci e ricevetti una risposta molto gentile nella quale egli mi diceva che non c'erano problemi: avevo due possibilità . O portare da casa il cibo oppure richiedere il pasto vegetariano che già veniva servito. Scelsi questa opzione che giovò anche ai genitori di un'amichetta ebrea di mio figlio e di un bimbo musulmano che frequentavano lo stesso nido. Ho quindi l'orgoglio di aver condotto una piccola battaglia e di aver aperto una strada che fino a quel momento sembrava preclusa. Oggi non c'è più bisogno di battagliare per affermare i propri diritti. E' una conquista della democrazia, ma la domanda che mi viene spontanea è perchè fino al 1989 non c'era coscienza della libertà religiosa?

Cecilia Nizza, Gerusalemme

Risposta facile, perchè in Italia sono pochi quelli che si assumono responsabiltà, mandano avanti gli altri perchè... a loro vien da ridere, come diceva una vechhia barzelletta.

IC redazione


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