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Idee chiare sulla libertà di stampa, Charlie, i pugni se ti insultano la mamma e il negazionismo Cari amici, grande e mirabile è lo spirito di adattamento della stampa (diciamo così per non parlare di conformismo o peggio, naturalmente). Io, nel mio piccolo, sento bisogno di fare chiarezza. Una cosa è la libertà di pensiero: poter pensare con Spinoza “Deus sive Natura”, con Galileo che la Terra gira attorno al sole e non viceversa, con Charlie Brown (quello vero, made in Usa) che “il grande cocomero arriva di notte”. Un'altra cosa è la libertà di espressione: poter parlare quel che si vuole, magari raccontare anche la storia dei “versetti satanici” pronunciati da Maometto alla Mecca e poi ritrattati, ( http://it.wikipedia.org/wiki/Versetti_satanici ) come fece Salman Rushdie in un romanzo che gli costò una condanna a morte da parte di Khomeini con la conseguenza di anni di fuga e di gravi danni per lui e per chi lo pubblicò (http://it.wikipedia.org/wiki/I_versi_satanici ). Della libertà di espressione fa parte anche la rappresentazioni di maiali (per esempio Pippa Peg) e di immagini di Maometto, ma anche la nominazione di Israele, che gli islamisti non gradiscono e cui spesso e volentieri i più vigliacchi fra i mezzi di comunicazione evitano (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=56803 ). Poi c'è la libertà di satira, che consiste nel rappresentare in maniera caricaturale fatti e personaggi. Se questa è una colpa, confesso di esserne spesso responsabile in queste cartoline, come i miei lettori sanno bene. Una satira che non sia mordente, cioè che non offenda - innanzitutto i potenti, le istituzioni, i simboli - non è satira. Ma c'è un diritto alla satira? Partiamo da più lontano. Senza dubbio negli stati liberi, fra cui anche l'Italia, esiste un diritto che assicura la libertà di pensiero e di espressione. L'articolo 21 della Costituzione dice che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. [...] Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume.” Io non sono un giurista e non saprei approfondire qui il contesto di queste norme. Ma mi sembra evidente che se qualcuno insultasse la memoria della madre di Papa Francesco ricadrebbe nel primo di questi reati e andrebbe denunciato, non percosso. Capisco che questo spesso non accada, ma la distinzione è importante, specie se si parla di un maestro spirituale: l'opposizione della civiltà giuridica contro la barbarie consiste nella sostituzione obbligatoria della giustizia privata (che non è giustizia ma vendetta) con la giustizia resa da organismi appositi. Questo è un principio etico, fra l'altro così importante da far parte dei precetti che l'ebraismo considera universali, obbligatori anche pere le persone che non appartengono all'ebraismo - i cosiddetti precetti noachici. Naturalmente per demandare il proprio diritto alla giustizia pubblica bisogna accettarne la legittimità (cosa che la tradizione ebraica riconosce in linea di principio: dina de malchuta dina , la legge dello stato è legge, va quindi obbedita, come recita un notissimo principio talmudico). Gli islamisti pretendono di farsi giustizia da soli contro chi fa satira sull'Islam, sia Rushdie o Charlie Hebdo o altri. E dunque nega la legittimità dello stato e della sua legge. Oltre alla diffamazione, in molti paesi ci sono delle protezioni speciali per le religioni. In Italia, l'articolo 403 del codice penale proibisce le “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone” ;l'articolo 724 punisce (come contravvenzione e non come reato) le “bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti”. Insomma non c'è nessun bisogno di fare a botte, né per la mamma del Papa, né per gli insulti alla divinità e neppure per quelli a Maometto. Tutte queste manifestazioni possono essere giudicate da istituzioni pubbliche che hanno il compito di bilanciare il diritto individuale alla libertà di pensiero e il rispetto alle religioni e alle persone. Sostenere che la libertà di espressione è soggetta a limiti è scoprire l'acqua calda; semmai bisogna considerare che la bilancia fino al passato più recente è stata fortemente sbilanciata contro la libertà di espressione. Bisogna ricordare quel testo teatrale di Testori ”L'Arialda” che fu proibito per ragioni di “buon costume” raccontando una storia ordinaria di vita sottoproletaria a Milano? Io non conosco la legge francese, ancora meno di quella italiana; ma questo è un principio metagiuridico. E dunque anche in Francia, il Papa, gli islamisti, tutti coloro che ritengono che le provocazioni vadano proibite e punite hanno una strada maestra: una denuncia e un processo legale. E' una questione politica. Da liberale, io credo fermamente che questa pressione vada respinta e che vada conservato il più ampio margine di libertà di pensiero e di critica nei confronti di tutto e tutti, compreso l'ebraismo cui appartengo. Bisogna che chi lo voglia sia libero di spiegare che non crede, che ritiene sbagliata la Bibbia, che la Creazione gli sembra insensata, che Mosè non gli piace, che la divinità rappresentata nei testi ebraici gli sembri inadeguata o peggio. Lo stesso naturalmente per Gesù, Maometto, Buddha, chi vi pare. Ma c'è un altro importante limite che non ho ancora detto. L'articolo 414 del codice penale punisce l'”istigazione a delinquere” che comprende anche l'”apologia di reato”. Per questo era giusto arrestare Dieudonné, che ha dei precedenti specifici molto gravi, per questo sarebbe giusto che il Parlamento italiano, invece di creare le condizioni per nuovo terrorismo in Israele come le mozioni sul riconoscimento dello “stato che non c'è” di “Palestina” che Boldrini vorrebbe far approvare in fretta, approvasse la legge sul negazionismo proposta da Riccardo Pacifici.
Ugo Volli |
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