Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/01/2015, a pag.2, con il titolo " Venti cellule islamiste in Europa, 'sono imminenti nuovi attentati' ", la cronaca di Giordano Stabile.
Venti cellule dormienti. Dai 120 ai 180 jihadisti pronti a colpire in Francia, Germania, Belgio e Olanda. Una minaccia «imminente», è l'allarme lanciato dalle agenzie di intelligence occidentali, rivelato ieri dalla Cnn e che coinvolge anche l'Italia dove erano diretti due terroristi della cellula belga, intercettati al valico del Fréjus. Un attacco è «molto probabile», ha confermato il premier britannico David Cameron dalla Casa Bianca, da dove ha delineato con il presidente americano Barack Obama una strategia comune nell'emergenza terrorismo. Anche perché il gruppo di Verviers stava per portare a termine «un grande attentato» nel giro di poche ore, al massimo «due giorni». Non è ancora sicuro l'addestramento in Siria dei due terroristi uccisi, ma servizi e forze di sicurezza con- Germania Oltre 200 agenti della polizia hanno effettuato raid contro sospette cellule islamiste a Berlino. Due arresti Belgio Dopo il blitz di Verviers sono stati fermate 13 persone. Cinque incriminate per terrorismo tinentali si stanno concentrando sugli «islamisti di ritorno» dai fronti di guerra. «Abolire Schengen» Non è una caccia facile. I jihadisti si organizzano in gruppi di 10-15 persone. Gli arresti fra giovedì e ieri danno queste dimensioni: 12 in Francia, compreso il «quarto uomo» che ha aiutato Amedy Coulibaly nell'omicidio di un'agente l'8 gennaio e nell'assalto al mimimarket kosher il 9, tredici in Belgio. Non ci sono «legami certi» fra le due cellule, ha precisato il primo ministro francese Manule Valls, ma la minaccia terroristica «non è mai stata così alta». Ci troviamo davanti a gruppi che si muovono agili nell'Europa senza frontiere, conquista che ora viene messa in discussione dai movimenti conservatori. Marine Le Pen in testa, che ieri è tornata a chiedere «la sospensione immediata» di Schengen, in attesa della cancellazione. L'alterna- Regno Unito Una ragazza di 18 anni stata fermata ieri all'aeroporto di Stansted a Londra tiva è lo scambio di informazioni totale fra le intelligence europee. Una strategia obbligata, difficile da concretizzare. Secondo l'International Centre for the Study of Radicalisation (Icsr) di Londra, «sono almeno 4 mila gli islamisti europei che hanno combattuto in Siria e Iraq». La Francia è in testa con 1200. In Italia, secondo l'Icsr, sarebbero 80. Ma il nostro è soprattutto un Paese di transito, come dimostra l'arresto dei due terroristi belgi diretti verso la frontiera italiana: «Stavano per passare - racconta una *** fonte di polizia belga - quando i doganieri hanno ricevuto l'informativa dal Belgio e sono stati bloccati». Appena in tempo. II valico del Fréjus è da tempo sotto alta sorveglianza da parte delle forze di sicurezza sia francesi che italiane. Uno dei punti sensibili della rete di sicurezza europea. Gli errori servizi francesi E ci sono altri punti deboli. «Negli ultimi 2-3 anni l'attenzione è stata rivolta soprattutto alle reti di reclutamento di combattenti europei - puntualizza Ermete Mariani, specialista in geopolitica del mondo arabo e islamico -. E stato trascurato il ruolo della vecchia guardia del terrorismo islamista degli Anni Novanta». Personaggi come Djamel Beghal, già membro del Gia algerino, «con un ruolo chiave nella radicalizzazione di Coulibaly e Chérif Kouachi». Beghal è l'unico dato certo sul reclutamento dei fratelli Kouachi, e di Coulibaly. «Ci sono certo reti dell'Isis, ma non è detto che quest'ultimo sia stato reclutato direttamente - spiega Jean-Charles Brisard, esperto di antiterrorismo ed ex consulente del governo Balladur -. E bisogna distinguere fra i fratelli Kouachi, addestrati da Al Qaeda, e Coulibaly». Concentrarsi solo sui combattenti di ritorno è quindi rischioso. Nel caso del franco-maliano Coulibaly si parla di «auto-reclutamento». Un lupo solitario che entra in contatto con una cellula, ma poi agisce in maniera «anarchica». Ancora più difficile da controllare.
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