Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/01/2015, a pag.3, due servizi su Gran Bretagna e Usa, il primo redazionale, il secondo di Mattia Ferraresi:
"Dopo Charlie Hebdo, l'establishment inglese si autocensura"
Mentre la Francia, almeno nell'immediato, ha scelto la strada della rivendicazione senza compromessi della libertà di espressione, l'establishment britannico si sta autocensurando. L'emittente inglese Sky News ha oscurato le vignette di Charlie Hebdo. Durante un collegamento con Caroline Fourest, che in Francia ha a lungo indagato sul fondamentalismo islamico e il ventre molle del multiculturalismo, la giornalista francese ha provato a mostrare a favore della camera l'ultimo numero della rivista satirica. Il cameraman inglese non ha ripreso l'intera pagina e ha staccato, per tornare in studio. La conduttrice si è poi scusata "con coloro che si sentono offesi da queste immagini", spiegando che "noi di Sky News abbiamo deciso di non mostrare le vignette di Charlie Hebdo". Immediata la replica di Fourest: "E' folle che nel Regno Unito non si possa far vedere un disegno così". Due giorni fa, la Bbc ha diffuso un documentario della nuova edizione di Charlie Hebdo dopo la strage. Filmati di chioschi che si preparavano a ricevere la rivista, il personale di Charlie Hebdo nuovamente intento al lavoro, le interviste ai sopravvissuti dell'attentato e una descrizione della copertina della nuova edizione, il Maometto con una lacrima all'occhio e un cartello che recita "Je suis Charlie". Ma la Bbc si è rifiutata di mostrare la copertina del settimanale satirico. Niente male per un programma che per motto ha "Britain is a democracy where we can say what we want. So let's say it" (l'Inghilterra è una democrazia dove possiamo dire cib che vogliamo. Quindi diciamolo). Di recente, l'emittente pubblica inglese era stata accusata di censura dopo aver cassato, nel suo show "Free Speech", una parte del programma in cui si parlava di omosessualità nel mondo islamico. Il programma di Rick Edwards, e in cui comparivano anche il ministro Susan Kramer, prevedeva un'intervista ad Asifa Lahore, la più nota attivista Lgbt musulmana d'Inghilterra: "Una domanda che vorrei fare alla comunità islamica è: quando sarà possibile essere musulmani e omosessuali?". Ma la domanda è stata eliminata su pressioni della Birmingham Central Mosque. Nella stessa settimana, nel mirino dei censori inglesi è finita la famosa Peppa Pig, protagonista di uno dei cartoni animati più amati dal pubblico. Nelle nuove linee guida della Oxford University Press, una delle più prestigiose e importanti case editrici di libri al mondo, è stato proibito agli autori di nominare personaggi dell'epopea di Peppa Pig. Scrive il Daily Mail: "Storie su salsicce, maiali e pancetta sono proibite", come è proibito, agli autori della Oxford University Press, di "nominare personaggi di Peppa Pig". La raffigurazione del suino è "offensiva" per un certo pubblico. Nei giorni scorsi, un altro colosso dell'editoria inglese, HarperCollins, sempre di proprietà Murdoch, ha messo in vendita un atlante "studiato apposta per le scuole inglesi del medio oriente" che serva ad "aiutare gli studenti a capire le relazioni tra le condizioni sociali e fisiche della regione, le sfide dell'area e il suo sviluppo socio-economico". Ma per raggiungere questo obiettivo, l'editore ha deciso di far sparire il nome di Israele dalle mappe geografiche della regione. Ci sono dunque la Siria di Assad, la Giordania e il regime di Hamas a Gaza, ma nessuna scritta che menzioni lo stato ebraico. Da HarperCollins hanno detto che sarebbe stato "inaccettabile" includere Israele nelle mappe per i paesi del medio oriente e che i suoi libri hanno cancellato Israele per soddisfare "le preferenze locali". Per evitare problemi, gli inglesi hanno scelto la strada della solerzia e stanno eliminando il materiale più ingombrante nel rapporto con il mondo islamico. Il prossimo saranno gli scrittori omosessuali Virginia Woolf e Oscar Wilde?
Mattia Ferraresi: "Un campanile minareto per sedare i tormenti religiosi d'Occidente"
New York. “Con i recenti attentati a Parigi, in Pakistan e le recrudescenze del conflitto in Nigeria, molti media dipingono in modo negativo parti del mondo musulmano. I musulmani sono rappresentati come aggressori guidati da valori contrari all’educazione e all’occidente. Eppure, alla Duke University la comunità musulmana rappresenta una faccia dell’islam molto diversa da quella che vediamo nei telegiornali, una faccia pacifica e dedita alla preghiera”. Con queste motivazioni Christy Lohr Sapp, direttore delle attività religiose della Duke, ha annunciato che la comunità musulmana del campus – circa 700 studenti su 15 mila iscritti – avrebbe cominciato a trasmettere la chiamata della preghiera del venerdì da altoparlanti piazzati sul campanile della cappella in stile gotico che domina l’università. Secondo Lohr Sapp la commistione fra campanile e minareto è una conquista inedita nel campo del pluralismo religioso, un ispirato irenismo molto più significativo degli anonimi spazi interreligiosi che normalmente le università mettono a disposizione degli studenti: “Non so di nessun altro campanile che è usato anche per annunciare la preghiera islamica”. Del resto, hanno spiegato le autorità dell’ateneo, gli studenti musulmani sono già autorizzati a celebrare la preghiera del venerdì in una parte della cappella, la chiamata stereofonica del muezzin dal campanile aggiunge soltanto un edificante elemento simbolico in questo periodo di turbolenze a sfondo islamico. L’elemento simbolico non è parso a tutti così edificante, specialmente ai finanziatori di una università che ha come motto “eruditio et religio” e la religio è un riferimento inequivocabile al cristianesimo: Duke è una università metodista nata attorno alla scuola di teologia che poi si è progressivamente laicizzata – come tanti atenei americani d’ispirazione religiosa – ma mantenendo sempre un legame con la chiesa metodista. In conformità ai principi della neutralità religiosa, la chiesa è stata sconsacrata diversi anni fa. E tuttavia l’idea di sentire le parole “allahu akbar” dalla torre che, in nome della tradizione, la domenica scandisce ancora gli orari dei sermoni ha infastidito anche alcuni sostenitori della sorridente commistione interreligiosa che ormai domina le università americane, laboratori del politicamente e religiosamente corretto. Franklin Graham, figlio dell’anziano e leggendario pastore Billy Graham, ha invitato i finanziatori che foraggiano il budget dell’università (4 miliardi e mezzo di dollari l’anno) a sospendere le donazioni finché Duke non avrà revocato la disposizione sul campanile-minareto: “E’ una scuola metodista e i soldi per quella cappella sono stati donati dai cristiani nel corso degli anni in modo che gli studenti avessero un luogo per adorare il Dio della Bibbia”, ha spiegato Graham. Quando il profilo della controversia è cresciuto fino a mettere in pericolo soldi e reputazione, l’università ha revocato il divieto. “Chiaramente, ciò che era stato concepito per unire non ha avuto l’effetto desiderato”, ha detto un portavoce dell’università. Ieri la voce del muezzin non è risuonata dal campanile, eppure, come ogni venerdì, gli studenti musulmani di Duke si sono riuniti in preghiera nel luogo messo a disposizione dall’università, dentro la cappella che fu metodista e che è stata “riconsacrata al politicamente corretto”, come ha detto l’editorialista Todd Starnes. Come ogni venerdì hanno goduto di quella libertà religiosa che non ha bisogno di annullare o mischiare le identità per essere esercitata.
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