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La Stampa Rassegna Stampa
15.01.2015 Al Qaeda rivendica gli attentati di Parigi
Cronaca di Paolo Levi

Testata: La Stampa
Data: 15 gennaio 2015
Pagina: 8
Autore: Paolo Levi
Titolo: «Al Qaeda rivendica gli attentati, il quarto complice fuggito in Siria»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/01/2015, a pag. 8, con il titolo "Al Qaeda rivendica gli attentati, il quarto complice fuggito in Siria", la cronaca di Paolo Levi.


Ayman Al Zawahiri


Soldati francesi sotto la Tour Eiffel

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Paolo Levi

«Una vendetta per le offese contro il Profeta Maometto»: a una settimana dall’avvio delle stragi che hanno insanguinato Parigi, Al Qaeda nella penisola arabica (Aqap) rivendica l’attentato a Charlie Hebdo. Nella Francia blindata con diecimila militari in strada e il nuovo numero del settimanale in edicola con il profeta Maometto in copertina - esaurito già dalle prime ore del mattino - la tensione resta altissima. Il presidente Hollande chiede di non abbassare la guardia e gli inquirenti realizzano un passo avanti: l’identificazione del «quarto uomo», complice dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, forse già fuggito in Siria.

Il ritorno di Al Zawahiri
Nel video pubblicato sul web e autentificato da Washington il braccio yemenita di Al Qaeda spiega che l’ordine di colpire il cuore dell’Europa è arrivato direttamente dal numero uno della rete del terrore, Ayman al Zawahiri, il successore di Bin Laden, messo in secondo piano dall’ascesa dello Stato islamico guidato da Abu Bakr al Baghdadi. Secondo alti funzionari Usa, Chérif Kouachi rientrò dallo Yemen nel 2011 con 20 mila dollari in contanti, che Al Qaeda gli avrebbe dato per portare a termine la mattanza.
Più semplice e lineare il modo con cui Coulibaly, l’attentatore che ha ucciso una poliziotta a Montrouge e quattro ostaggi ebrei alla Porte de Vincennes, si è procurato nel 2014 i soldi necessari a comprare l’arsenale: un mutuo in banca. Con quel denaro, il terrorista andò in Belgio per comprare le armi. Armi prodotte in Bosnia ai tempi della guerra nella ex-Iugoslavia, ha confermato il viceministro della Difesa di Sarajevo, Zivko Marjanac. E sarebbe stato un piccolo trafficante di Charleroi, già noto alla giustizia belga, a vendere le armi al terrorista.
L’identità del quarto complice degli attacchi è stata identificato dagli inquirenti grazie alle chiavi di una moto trovate nel nascondiglio di Coulibaly, a Gentilly, banlieue di Parigi. Il mezzo appartiene a un pregiudicato. Avrebbe portato il terrorista con la Mini della moglie, Hayat Boumedienne, ormai in Siria, al supermercato Kosher. In cambio avrebbe avuto anch’egli strada aperta verso la Siria. Nel covo, gli agenti hanno trovato armi, esplosivi, bandiere dello Stato islamico.

Hollande risale nei sondaggi
«Bisogna restare vigili perché la minaccia è ancora presente», ha avvertito il presidente François Hollande, che ieri ha rivolto gli auguri alle forze armate dalla portaerei Charles de Gaulle, nella rada di Tolone, che ora si unirà alle operazioni contro lo Stato islamico. Il capo dello Stato anche annunciato che la programmata riduzione degli effettivi militari a causa della crisi, verrà rivista. Mentre la sua popolarità sembra riprendere un po’ di colore: l’88 per cento dei connazionali ritiene che «abbia gestito bene la situazione».
Intanto Parigi non lascia passare neppure una parola equivoca sull’argomento terrorismo: dopo le pesanti condanne per direttissima a chi aveva inneggiato agli attentati, sono state enumerate in 54 le procedure giudiziarie per «apologia». Alcuni sono stati fermati, fra questi l’immancabile Dieudonné, il comico tristemente noto per le sue sparate anti-ebraiche, che in serata è stato rilasciato ma sarà processato il 4 febbraio.

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