'Sono morto perché sono ebreo'
Commento di Deborah Fait
Yohan Cohen, Yoav Hattab, Philippe Braham, François-Michel Saada: uccisi perché ebrei
Sono avvolti nel talled; vicino ad ognuno un braciere che verrà acceso da un componente delle famiglie che, dalla Francia, hanno accompagnato in Israele, per l’ultimo viaggio, i loro cari assassinati da un terrorista figlio di Allah. Ammazzati in un supermercato kasher mentre facevano la spesa per lo shabat, mentre erano in attesa di correre a casa, vestirsi per la festa, indossare una camicia bianca, la kippà sul capo per stare accanto alle mogli o alle sorelle o alle mamme mentre accendevano le candele per accogliere la festa “Baruch Atà Adonai eloheinu.....!”
Quel venerdì sera le candele dello Shabat sono rimaste dei pezzi di cera, senza luce, senza che nessuno potesse accendere le due fiammelle a causa di un boia entrato in quel supermercato per ammazzare degli ebrei. “ Yoav, Yohan, Francois-Michel, Philippe, non avrei voluto vedervi arrivare così in Israele. Camminare per le strade d’Europa non dovrebbe significare morte per gli ebrei, salire in Israele dovrebbe essere una scelta non una fuga... non avrei voluto vedervi arrivare così ” ha detto il Presidente di Israele, Reuven Rivlin, e lo ha ripetuto due volte, con voce desolata, profondamente commosso, davanti alle famiglie che piangevano silenziosamente strette in un unico abbraccio.
Il Monte degli Ulivi era gremito, migliaia di persone sono venute a dare l’ultimo saluto a questi nostri fratelli francesi ammazzati perché ebrei, un mare di persone in un abbraccio virtuale ai fratelli avvolti nel talled e alle loro famiglie, in tale profondo silenzio che si sentivano i singhiozzi soffocati di chi non ce la faceva a trattenere la commozione e il dolore. “Sono morto perché sono ebreo” diceva un foglio sollevato da una persona e ancora il Presidente: “Ci ammazzano a Parigi, a Tolosa, a Bruxelles, a Mumbai, a Gerusalemme, nei teatri, per la strada, se aspettiamo l’autobus. Questo è l’odio antisemita. L’Europa dovrebbe proteggere gli ebrei”.
Yoav, Yohan, Philippe e Francois-Michel non sono gli unici ebrei francesi sepolti a Gerusalemme, accanto a loro vi sono tre bambini e il loro papà ammazzati a Tolosa nel 2012 da un altro terrorista islamico che era andato davanti alla scuola per ammazzarli a fucilate. Tutti loro sono morti sentendo la voce non umana dei loro assassini urlare Allahu Achbar ma io ho la speranza che, forse, nell’ultimo istante della loro vita, prima di chiudere gli occhi per sempre, avranno avuto il tempo di pensare “Shemà Israel”, voglio crederlo quasi a consolare me stessa. Non posso pensare se non con orrore e disperazione che quei bambini di Tolosa, quelle persone di Parigi abbiano smesso di vivere al suono di una voce violenta, disumana e barbara che urlava Allah è grande.
Benjamin Netanyahu ha parlato della forza del Popolo ebraico, della forza di Israele che nessun terrorismo riuscirà a sconfiggere. “Israele è la vostra casa ma nessuno dovrebbe venire qui per paura”, ha ripetuto ai presenti, non per paura, non si dovrebbe più scappare dall’Europa eppure, 70 anni dopo la Shoah, gli ebrei sono ancora costretti a farlo per aver salva la vita. Solo qui, solo in Israele, un ebreo può sentirsi sicuro, è strano a dirsi, circondati come siamo da nemici feroci, ma la sicurezza ce la dà lo Stato che fa di tutto per proteggerci e difenderci da chi vuole la nostra morte. Qui non siamo in balia di gente che se ne frega di noi finché non ci uccidono per poi piangere lacrime di coccodrillo, qui siamo a casa nostra.
Alla fine della cerimonia tutti in piedi a cantare la Hatikva, l’inno nazionale, quasi a liberarsi l’animo da tanto dolore con le parole della “Speranza” e poi Ségolène Royal, unica rappresentante della Francia, ha consegnato alle famiglie delle vittime la Legion d’onore, la più alta onorificenza della Repubblica che oggi si chiede come combattere il terrorismo senza perdere la libertà. Prenda allora l’esempio da Israele, il paese in assoluto più colpito dal terrorismo e da 5 guerre in soli 70 anni tenendo sempre alta l’idea di libertà e di democrazia, senza mai piegarsi, senza mai correre il pericolo di “diventare come loro”, senza rinunciare alla gioia di vivere. Prendete esempio da Israele e dalla sua civiltà, europei, invece di odiarci e darci addosso per difendere i nostri e vostri nemici, imparate a ripettarci e ad amarci, strappate dalle vostre anime l’odio antisemita, guarite da quel virus velenoso e endemico, fate in modo che mai più qualcuno scriva “Sono morto perché sono ebreo”.
Yoav, Yohan, Francois-Michel, Philippe, siete a casa, riposate in pace in terra di Israele.
Deborah Fait
Gerusalemme, capitale di Israele, unica e indivisibile