Ripubblichiamo un articolo di Fabrizio Roncone del 05/02/2006, apparso sul CORRIERE della SERA, in cui vengono evidenziate le opinioni del vignettista Vauro - una carriera costruita anche grazie all'utilizzo dei più beceri stereotipi della tradizione antisemita - sulle vignette che rappresentano Maometto.
Vauro bardato con uno dei simboli del terrorismo palestinese
Due delle numerose vergognose vignette di Vauro
Ecco il pezzo:
ROMA — Il primo pensiero, d’istinto, di pancia. Uguale per tutti. È stato giusto pubblicare quelle vignette. Perché la censura fa schifo sempre e ovunque e senza se e senza ma. Tutto questo, i disegnatori satirici italiani l’hanno pensato diciamo un paio di giorni fa. Poi sono successe un mucchio di cose e adesso, ad ascoltarli, si capisce che molti hanno cambiato idea.
Molti, non Vauro del Manifesto. «Anzi, io ogni giorno che passa penso che quelle vignette siano una tragica rappresentazione del cattivo gusto: quel Maometto brutto, barbuto, con la satira non c’entra niente. La satira è gioco, allegria...». Provocazione... «Sì, certo. Ma bisogna saperla fare. Quelle vignette mi ricordano invece solo certe altre caricature, di tanti anni fa, quando qualcuno disegnava gli ebrei con il naso adunco...». Quindi lei non le avrebbe pubblicate. «Esatto, non le avrei mai messe in pagina. Emi spiace tanto per Staino...».
Per il papà di Bobo, protagonista della storica striscia dell’Unità: il quale, nonostante ritenga «quei disegni senza alcuna dose di ironia, e anzi osceni e infami», ammette che li avrebbe «comunque pubblicati». Perché, spiega Giuliano, firma di Repubblica e tra le menti perfide e geniali del Male (1978-1982, un giornale di sola satira e sberleffo, strepitoso, irripetibile) «il vignettista satirico di questo vive: di scomodità, di spiacevolezza, di cattiveria». Scusi, Giuliano: ma qui c’è una fatwa lanciata sui disegnatori, per gli integralisti è lecito ucciderli... «Lo so, ed è fantastico... ». Fantastico? Scherza? «Sono, per una volta, serissimo. Perché se ce l’avessi io, una bella fatwa addosso, potrei finalmente farmi pagare le vignette un bel po’ di soldi ».
Punti di vista. L’ex direttore del Male, Vincino (attualmente al Corriere) dice che «in realtà stiamo scivolando dentro una colossale mistificazione. E per due ragioni precise». La prima. «Quelle vignette non erano blasfeme proprio per niente. Anzi, sebbene i disegnatori fossero decisamente scarsi, quel Maometto con la barbetta è un vecchino che fa pura simpatia ». E la seconda ragione? «S’è indignata solo quella parte di mondo islamico che aveva interessi precisi».
Come, spiega Giorgio Forattini, «l’editore egiziano di France Soir, che siccome doveva trovare un pretesto per cacciare il direttore del suo giornale, prima ha consentito la pubblicazione delle vignette e poi s’è fatto cogliere da una crisi di sgomento e integralismo». Deduzione? «L’Occidente in due giorni s’è subito calato le braghe». Le braghe, eh? «Io, in braghe, ci ho messo un sacco di volte pure il Papa e, giuro, la Santa Sede non s’è mai arrabbiata. Mai».
Dicono questo, i vignettisti italiani. ElleKappa (Laura Pellegrini) tace e rimanda alla sua vignetta pubblicata ieri da Repubblica: «Uno dice: "Per l’Occidente tra Voltaire e Maometto non c’è partita". E un altro risponde: "Vince il petrolio"». In realtà, riflette Giannelli del Corriere, «dovrebbe vincere il buon senso. E dovremmo ammettere che quelle vignette offendono il sentimento religioso dei musulmani».
Preoccupato Krancic, vignettista del Giornale e del Secolo d’Italia. «In questa storia, la penso esattamente come Vauro del manifesto. Sarà grave?».