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Verso un mondo nuovo Commento di Dario Sanchez
Cari amici, Anche questa volta vi scrivo dall'Europa, ancora una volta assassina per via della sua indifferenza per quei valori che l’hanno resa grande, capace di scuotersi solo quando il sangue dei martiri nella redazione del Charlie Hebdo è ancora caldo, per poi ripiombare l’indomani nel grigiume asettico. Ma c’è una luce in fondo al tunnel della decadenza e della resa delle armi dello Stato laico e di diritto di fronte alla barbarie islamista, all’orda silenziosa che si è posta l’obiettivo di rimanere inintegrabile alla nostra società e di smantellare due secoli di cultura laica nel nome del Profeta Maometto: quei giovani che non si arrendono, e che al volontarismo dei loro coetanei di fede musulmana - cresciuti in Europa e che in Europa tornano per seminare il terrore dopo aver imparato ad uccidere gli infedeli nelle città e negli altopiani a cavallo tra la Siria e l’Iraq - oppongono con altrettanta vitalità scelte di vita che inevitabilmente li porteranno ad essere nel prossimo futuro i bastioni contro l’islamofascismo e la forza d'urto capace di ridare all’Europa il compito che merita di ricoprire. Il sette gennaio, ancora più dell’11 settembre, sarà ricordato dagli storici come il giorno in cui lo scontro tra due modelli antitetici di società - quello occidentale e quello islamista - entrarono definitivamente in conflitto dopo anni di difficile e tragica convivenza, nonché come l’inizio di una guerra totale che non ha al suo centro l’economia, ma l’imposizione ideologica di visioni del mondo che non possono esistere se non attraverso la resa - la conversione - o l’eliminazione fisica e spirituale dell’altro. L’ideologia criminale che ha armato la mano degli assassini responsabili del massacro dell’altroieri prima ancora che delle persone mirava ad uccidere delle idee: la libertà di pensiero e di informazione; la separazione tra Chiesa e Stato; i diritti dell’uomo ; le Rivoluzioni inglese, americana e francese. Hanno colpito la redazione di un giornale che non potrebbe esistere se non alla luce di quei momenti e di quei valori per indicare chiaramente cosa vogliono cancellare per sempre qualora vincessero questa guerra e riuscissero ad imporre ai popoli europei l’abbraccio della loro ideologia. Tuttavia, i politici europei fanno ancora fatica a capire e sono impreparati alla gestione di questo scontro epocale: hanno assistito indifferenti alle vessazioni e al clima di intimidazione crescente che hanno spinto i più europei tra gli europei, i giovani ebrei, ad abbandonare il vecchio continente e a cercare una nuova vita in Israele. I dati diffusi dall’Agenzia Ebraica parlano chiaro: complessivamente l’aliyah del 2014 è stata caratterizzata più dall’aumento dell’antisemitismo di matrice musulmana che per l’aggravarsi delle condizioni economiche per via della crisi, e per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale il numero di immigrati dal "mondo libero” ha superato quello dai paesi arabi, in via di sviluppo e delle ex repubbliche sovietiche. Inutile dirlo, il numero degli immigrati dalla Francia verso Israele è impressionante, stimato in diverse migliaia, e a breve la non più civile Svezia - assieme alla Norvegia - potrà essere ufficialmente dichiarata “judenrein”. Questo campanello d’allarme - la fuga verso un luogo più accogliente da parte di giovani europei integrati e per la gran parte istruiti, pronti anche a sostenere un lungo periodo di servizio militare pur di sentirsi al sicuro e di sapersi tutelati dalla violenza islamista - avrebbe dovuto far preoccupare i vari Hollande e Mogherini, che invece hanno continuato a cercare, bende sugli occhi, l’appeasement con l’islamismo. Il tradimento di Israele e lo sdoganamento dell’Iran dagli occhi dolci di Rouhani sono solo alcune delle tappe più simboliche di un percorso suicida. Perché oggi, dopo che dei terroristi che non agiscono diversamente da Hamas hanno fatto capire agli europei con quali pericoli abbiamo a che fare tutti i giorni noi cittadini israeliani - rei soltanto di esistere - solo un pazzo può ontinuare a dire che Hamas non è una organizzazione terroristica ma anzi un movimento d’opinione col quale si deve parlare ed arrivare a un accordo che oggi tutti sappiamo essere impossibile. Con la strage del Charlie Hebdo si va verso un mondo nuovo; sta ai giovani europei della mia generazione comportarsi di conseguenza. Ovvero se incamminarsi sul sentiero della sottomissione all'islam o su quello, più arduo ma necessario a noi e al mondo, della resistenza. Nel secondo caso, statene certi, i giovani idealisti che per necessità oggi volano alla volta di Israele senza fare ritorno faranno la loro parte. Sono loro - assieme a quei giovani e coraggiosi europei che non si piegano alla tracotante violenza islamista - quella luce in fondo al tunnel.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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