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Perché fanno così? a destra, la Knesset, Cari amici, i fatti pubblici più rilevanti dell'ultimo periodo intorno a Israele li conosciamo tutti, li avete letti sui giornali e anche sulla rassegna stampa di Informazione Corretta. Dopo l'estate l'Autorità Palestinese minacciò a lungo di tentare il riconoscimento del consiglio di sicurezza dell'Onu, una sfida aperta non solo a Israele ma agli Stati Uniti che sarebbero stati costretti a mettere il veto - e infatti l'Autorità Palestinese restò esitante per tre mesi buoni, alimentando nel frattempo il terrorismo “a bassa intensità” che esplose a un certo punto con una decina di morti negli attentati alle fermate del tram e poi in quello alla sinagoga di Gerusalemme. Mentre calava l'acme terrorista, le guerra diplomatica infatti subiva un'accelerazione improvvisa: dall'inizio di dicembre si sono moltiplicati progressivamente gli annunci che l'AP avrebbe presentato la mozione al consiglio di sicurezza dell'Onu non solo per il proprio riconoscimento come stato e come membro dell'Onu, ma anche la fine obbligatoria dell'”occupazione”, cioè la pulizia etnica di Giudea e Samaria, entro un anno. Abbas, d'altro canto, non ha neppure cercato di cavalcare la proposta anglo-francese, che più morbida su vari dettagli ed esplicitamente ripresa da certe proposte di Kerry, avrebbe certamente messo in difficoltà l'amministrazione americana, che si sarebbe vista nella necessità di contrastare due alleati importanti. Il risultato del rifiuto di Abbas è che la Gran Bretagna si è astenuta dal votare la mozione che la lega araba aveva fatto presentare alla Giordania, facendole mancare il voto decisivo (mentre la Francia di Hollande, esibendo l'odio della sinistra europea per Israele e l'antisemitismo che domina il paese, ha votato in favore. Il risultato è stato di esimere anche gli Stati Uniti dalla spiacevole necessità di mettere il veto. Strategia suicida? Sembrerebbe di sì, anche perché se l'Autorità Palestinese non avesse premuto per far votare la sua mozione il 30 dicembre e avesse aspettato solo due (dico due) giorni, sarebbe mutata la composizione del Consiglio di Sicurezza in modo a lei favorevole e anche con l'astensione inglese avrebbe raggranellato i nove voti necessari a provocare almeno il veto americano e a poter vantare una vittoria politica. Perché l'ha fatto? Mistero. Forse, ha detto qualcuno, proprio per non costringere gli Stati Uniti al veto e dunque per non inimicarseli troppo. Ma allora perché Abbas ha annunciato che intende ripresentare al più presto la mozione al nuovo Consiglio di Sicurezza, nonostantge l'opposizione ribadita di metà del movimento palestinista, incluso Hamas (http://www.timesofisrael.com/hamas-totally-opposed-to-abbas-plan-for-new-un-bid/ )? Altro mistero. Alcuni hanno detto che in realtà Abbas voleva avere il pretesto per fare domanda di ingresso alla Corte Penale Internazionale, dove denunciare Israele (che non ne fa parte, non avendo sottoscritto la carta di Roma) per crimini di guerra. Peccato che questa mossa, come era prevedibile, le ha provocato pesanti sanzioni economiche da parte di Israele e probabilmente anche da parte dell'America, dove l'Amministrazione Obama è legata a una legge di qualche anno fa che impedisce gli aiuti se compie dei gesti del genere. Ma almeno, sembrerebbe, in questa maniera potrà denunciare Israele. Non è così sicuro perché chi aderisce al trattato diventa querelabile per violazioni dei diritti umani da sempre, ma può fare denuncia solo su fatti avvenuti dopo l'adesione. E infatti, c'è già una buona Ong che ha denunciato i capi terroristi dell'AP (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/189528 ). In generale chi pratica il terrorismo e lo esalta senza pudore è la parte palestinese, che farebbe molta fatica a giustificare legalmente i suoi atti, mentre Israele è uno stato democratico che ha regole di ingaggio molto severe e un sistema giuridico di autorizzazione e controllo delle azioni militari che probabilmente è il più stringente del mondo. E non è finita qui. Dopo la reazione israeliana, prevedibile e prevista, agli atti ostili e contro i trattati che l'AP sta conducendo in sede internazionale, la stessa Autorità Palestinese, per bocca del suo capo negoziatore Erkat ha ammesso (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Erekat-hints-at-dissolution-of-Palestinian-Authority-after-Israel-withholds-tax-funds-386651 ) di non avere affatto autorità sul suo territorio (il che è incompatibile con la domanda di essere riconosciuto come stato, dato che l'autorità su un territorio definito è il primo requisito giuridico della statualità) e dall'altro ha minacciato di sciogliersi e “riconsegnare le chiavi” a Israele: ma come si fa a volere allo stesso tempo sciogliersi e far domanda di essere riconosciuti? Altro mistero. Bisogna allora ripetere la domanda. Perché si comportano così? Vi do tre o quattro risposte, nessuna è esauriente, ma tutte assieme fanno forse capire almeno perché è impossibile la pace. Conclusione: nonostante i continui colpi di scena, non aspettatevi novità, dall'Onu o dalla Corte o dai riconoscimenti europei. Solo il tentativo continuo, violento, senza tregua, di fare più male possibile a Israele. La quale però ci è abituata e se alle prossime elezioni non farà l'errore di dare troppi voti a snob dilettanti come Herzog o voltagabbana fallite come la Livni, saprà benissimo resistere. Ugo Volli |
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