Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/01/2015, a pag.29, con il titolo "Il Maimonide dimezzato si ricompone a Gerusalemme", il commento di Maurizio Molinari.
Maurizio Molinari Maimonide
Due metà di un antico codice ebraico miniato si ricongiungono a Gerusalemme per la prima volta dopo essere state separate per due secoli, grazie a una stretta collaborazione tra Museo d’Israele e Biblioteca Apostolica Vaticana che scrive un nuovo capitolo delle relazioni traChiesa e mondo ebraico: è la storia della copia riccamente illustrata del Mishneh Torah di Maimonide, uno deic odici legali ebraici più autorevoli e consultati fino a oggi, datata 1457, che sarà esposta integralmente al pubblico, nel 50° anniversario del museo più visitato dello Stato ebraico.
Idue volumi
A raccontarci l’ultimo miglio della storia del manoscritto, che attraversa oltre cinque secoli di burrasche europee, è Daisy Raccah Djivre, capo curatrice della sezione di Arte e Cultura ebraica presso il Museodi Israele a Gerusalemme. «Tutto cominciò nel 2004, quando, in seguito a una visita ufficiale alla Biblioteca Apostolica Vaticana, il cardinale Raffaele Farina, l’allora Prefetto, ci accordò il prestito di quattro manoscritti ebraici miniati della loro preziosa collezione per esporli al museo », ricorda Raccah Djivre, «fra i quali questa copia del Mishneh Torah di Maimonide, nato a Cordova nel 1135 e vissuto soprattutto in Egitto fino alla morte nel 1204».Èquesto il momento in cui nasce il desiderio di ricongiungerlo all’altro volume di oltre 600 pagine. Il Museo di Israele si mette alla ricercadel resto dell’opera, che era in mani private, e quanto avviene negli anni seguenti, fra indagini storiche, vendite all’asta ed eventi rocamboleschi, consente di ricostruire il percorso parallelo delle due parti del manoscritto miniato. I due volumi sono commissionati da Moses Anav ben Yizhak, e firmati dal copista Nechemia, forse originario dell’Italia settentrionale. L’avvenuta separazione, per cause ancora da identificare, porta la metà oggi in Vaticano a entrare nella collezione del bibliofilo romano Giovanni Francesco De Rossi; alla sua morte, nel 1854, la moglie dona la collezione ai gesuiti prima a Roma e poi a Vienna, fino a quando nel 1921 viene integrata nella Biblioteca Apostolica. L’altra metà segue un cammino diverso ma parallelo: conservata nella collezione di una famiglia ebraica di filantropi di Francoforte, nel 1920 viene acquisita dalla Biblioteca Statale di Francoforte dove resta durante l’intera Seconda guerra mondiale.
Da Francoforte a NewYork
All’indomani del crollo della Germania di Adolf Hitler, una famiglia ebraica emigrata da Francoforte aNewYork ne ottiene la consegna dal Comune in seguito a un patteggiamento sui risarcimenti per gli ingenti averi requisiti dai nazisti. Questa metà del codice dunque varca l’Atlantico, rimanendo in una collezione privata fino a quando viene messa in vendita e acquistata da Michael e Judith Steinhardt di NewYork, che lo concedono in prestito per esporlo.Nel 2013 il Museo di Israele e il Metropolitan Museum of Art di New York riescono ad acquistare insieme la metà newyorkese, ponendo fine alle incertezze di ulteriori compravendite e aste.Appena questo fronte si chiude, grazie al continuo dialogo con la Biblioteca Apostolica Vaticana, il Museo d’Israele ottiene dal Prefetto Cesare Pasini il consenso per il prestito e l’esposizione del volume vaticano con quello complementare a Gerusalemme. Per il direttore del Museo di Israele, James Snyder, si trattadi «un’operad’arte dell’Alto Rinascimento italiano, e il prestito della Biblioteca Apostolica è un esempio di scambi cultural-diplomatici così importanti di questi tempi». Pasini concorda nell’identificare l’unicità del testo con l’«unicità dell’evento che vede riunite le due metà di una compagine divisa da secoli», sottolineando anche «la rarità del testo e la straordinaria bellezza delle miniature». Il copista Nehemia Il resto avverrà a metà maggio, quando il codice inviato dalla Biblioteca Vaticana arriverà all’ingresso del Museo di Israele in una cassetta sigillata per essere mostrato al pubblico per un periodo di quattro mesi prima di tornare a Roma. È un evento che pone le basi per il possibile studio congiunto del codice al fine di affrontare le molte domande ancora senza risposta: chi era il copista Nehemia? Lo stile della bottega artistica che lo ha miniato era di produzione lombarda o piuttosto veneta? Come, quando e perché vennero separati questi volumi e come arrivarono uno a Roma e l’altro a Francoforte? Dalle risposte sapremo se la parabola del manoscritto ricongiunto potrà diventare un esempio a cui richiamarsi per ricostruire la storia di altri antichi testi ebraici grazie alla collaborazione fra Israele e Vaticano. «Questo progetto realizzato col Vaticano dimostra come grazie a scambi culturalidivalore si possa approfondire la conoscenza di oggetti preziosi nel tentativo costante di ricomporre storia, identità e percorsi di volumi che costituiscono parte integrante dell’identità del popolo del libro », conclude Raccah Djivre.
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