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La Stampa Rassegna Stampa
06.01.2015 Estirpare il jihad: servirebbe la democrazia, una parola inesistente del dizionario arabo-islamico
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 gennaio 2015
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il manifesto anti-Isis di Al Sisi 'L'Islam non può odiare tutti'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/01/2015, a pag.17, con il titolo " Il manifesto anti-Isis di Al Sisi 'L'Islam non può odiare tutti' ", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari               Al Sisi

«L’Islam ha bisogno di una rivoluzione per estirpare la Jihad»: il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi sceglie il podio dell’Università cairota di Al Azhar (dove parlò anche Obama nel 2009) per illustrare una richiesta ai leader religiosi musulmani che assomigliare ad un manifesto anti-fondamentalista. Creata nel 970 e considerata il più autorevole centro di studio dell’Islam sunnita, Al- Azhar ha accolto Al-Sisi nel giorno della nascita del Profeta Maometto schierando cun parterre di ulema, i sapienti dell’Islam.
Serve una rivoluzione
«Mi rivolgo ai leader religiosi - esordisce il presidente egiziano - perché dobbiamo riflettere a fondo su cosa stiamo affrontando, è inconcepibile che il pensiero da noi considerato più sacro debba portare l’intero mondo musulmano ad essere fonte di pericolo, morte e distruzione per il resto del mondo». «È impossibile! » aggiunge ilRaiss alzando il tono della voce per sottolineare la necessità di una «rivoluzione religiosa».
Estirpare la jihad
La genesi del problema è in «un pensiero che si origina dal corpo di testi e idee che abbiamo consacrato negli anni, fino a considerare impossibile distanziarsi da esse, con il risultato di provocare l’ostilità del mondo». Al Sisi sottolinea che si tratta di un «pensiero islamico e non della fede islamica» il cui errore riassume così: «Non è possibile che 1,6 miliardi di musulmani vogliano uccidere gli altri 7 miliardi di abitanti della Terra».
Missione per gli ulema
Per estirpare il jihadismo, Al- Sisi si rivolge all’«assemblea di studiosi e Ulema»: «Allah Onnipotente sia testimone della necessità di non rimanere intrappolati in questa mentalità ». «Dovete uscire da voi stessi, riuscire a guardarvi dal di fuori e riflettere in maniera illuminata - incalza il raiss - ci serve una rivoluzione religiosa e voi, gli imam, ne siete responsabili davanti ad Allah, l’intero mondo aspetta le vostre mosse perché i musulmani vengono distrutti dalle vostre stesse mani». Il riferimento è alla necessità di delegittimare chi predicando ha portato alla creazione dello Stato Islamico (Isis) del Califfo Abu Bakr al Baghdadi così come agli altri gruppi fondamentalisti messi al bando in Egitto: dai Fratelli Musulmani a Hamas, da Al Qaeda alla Jihad islamica fino ai salafiti più intolleranti.
Svolta dottrinale
L’ex generale Al Sisi è noto per essere un musulmano pio ed è proprio la conoscenza dell’Islam che lo porta a chiedere agli ulema la svolta dottrinale: da secoli considerano chiuse le «porte dell’ijtihad», il ragionamento legale, ritenendo che la legge islamica abbia raggiunto la perfezione ma lui ritiene che debbano essere «riaperte» per disinnescare la minaccia del Califfo.
Il patto con Riad
Il discorso coincide con l’aggravamento della salute del re saudita Abdallah e lascia intendere l’intesa fra i due leader per assegnare all’Egitto un ruolo di primo piano nella controrivoluzione tesa a estinguere i gruppi fondamentalisti, sfidando la nazione musulmana che più li sostiene: la Turchia di Erdogan. Per esportare questo messaggio, Al Sisi intraprenderà una serie di viaggi nel mondo arabo e la prima tappa è in Kuwait, accusato dagli Usa di aver consentito l’invio di fondi al Califfo.

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