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Ugo Volli
Cartoline
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Diplomazia 05/01/2015
 Diplomazia
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Il villaggio di Adei Ad, in Samaria (West Bank)

Cari amici,

immaginate una cosa del genere, se ci riuscite. C'è un derby calcistico da qualche parte: Casavecchia di sopra contro Casavecchia di sotto, Paesone grande contro Paesino piccolo, o se vi pare Genoa contro Samdoria o Roma contro Lazio; uno di quei derby comunque in cui di solito volano insulti e magari anche bastonate. Qualche solerte agente segreto, o magari il dirigente della squadra più debole informa il consolato di San Marino - dicendogli che in fondo forse fra i contendenti potrebbero esserci dei cittadini sanmarinesi. E il consolato non esista, manda una missione diplomatica allo stadio comunale di Casavecchia, dalla parte di quelli che l'hanno chiamato. Naturalmente non si sogna di avvertire la polizia. Non solo, la spedizione consolare ha già deciso da che parte stare e in sostanza dà manforte ai sampdoriani o ai casavecchiesi di sotto. Perché? Perché sono i più deboli e li hanno chiamati loro, e non solo in questo caso. Quando i genoani o i casavecchiesi di sopra vedono che ai rituali insulti iniziali assiste o magari anche partecipa un corteo di limousine nere pensano giustamente alla mafia e iniziano a tirare petardi e magari anche sassi contro di loro. Dalle macchine allora scendono le guardie di sicurezza che minacciano gli “aggressori” con le armi d'ordinanza. Dopodiché si rendono conto di averla fatta grossa e scappano, salvo elevare una formale protesta per l' ”aggressione” il giorno dopo.

Vi sembra possibile? A me no. Se il console della Repubblica di San Marino a Milano o a Genova facesse una cosa del genere, lui si troverebbe persona non grata nel giro di poche ore e i suoi pistoleri probabilmente verrebbero chiamati a meditare per un po' in galera. E se non fosse stato il console di San Marino, ma poniamo, della Francia o della Germania? Non credo che le cose cambierebbero molto - al massimo gli manderebbero prima un bravo consulente psichiatrico per capire che cosa l'abbia spinto a violare la più elementare etichetta diplomatica, il dovere di tenersi fuori dai guai, di evitare i conflitti e comunque di non tirar fuori le armi. E se fosse stato americano? Francamente non so; ma certamente il suo capo non gli avrebbe consentito di fare dei pasticci del genere in un paese alleato.


Adei Ad, Samaria (West Bank)

Perché vi racconto questa cosa? Perché è successa l'altro giorno in Israele. Non a Casavecchia o a Genova, ma vicino al villaggio di Adei Ad in Samaria, lo stesso dove un mese fa in un tentativo di assalto è morto di infarto il vecchio terrorista arabo e poi ministro dell'Autorità Palestinese Ziad Abu Ein (a proposito, vi ricordate che i palestinisti avevano sostenuto che era stato picchiato dalla polizia di frontiera negli scontri, senza mai esibire un filmato che mostrasse più che degli spintoni; poi l'autopsia aveva rivelato le tracce di un infarto e i palestinisti avevano detto che avrebbero fornito le prove che la colpa era tutta di Israele... ma poi non se ne è più sentito parlare, come capita sempre quando non hanno uno straccio di ragione...)

Gli agenti consolari americani sono venuti forse a sostituirlo, si sono spinti con i manifestanti fino a un centinaio di metri dalle porte del villaggio, da cui sono usciti alcuni abitanti per respingerli a sassate, come leggete in questo articolo del sito di sinistra Jnet: http://www.timesofisrael.com/settlers-attack-us-consulate-staff-in-west-bank/. La versione degli abitanti del villaggio è assai diversa e contesta l'accusa di espiantare gli ulivi fatti crescere dagli arabi su terreni contestati (http://www.jewishpress.com/indepth/analysis/j-e-dyer/the-passion-of-the-olive-trees-settlers-pelt-us-diplomatic-personnel-in-the-west-bank/2015/01/04/) e anche la dinamica degli incidenti (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/settler-us-consulate-altercation-raises-question-wheres-the-video-tape/2015/01/04/). Naturalmente ne è seguita una protesta del dipartimento di Stato (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/US-State-Department-deeply-concerned-by-settlers-who-threw-stones-at-a-US-diplomatic-convoy-386535). La quale è rituale e irrilevante, ma contiene una spiegazione molto interessante della polizia israeliana, che ci rinvia all'inizio di questa cartolina. “Lo scopo della visita era di ispezionare degli alberi di ulivo che i proprietari palestinesi sostenevano fossero stati estirpati da coloni ebrei”. A parte la terminologia “coloni ebrei” che disapprovo, si tratta di un'interpretazione del tutto impropria del ruolo diplomatico: con che diritto un agente consolare va in giro per un paese dov'è ospite a indagare su casi di teppismo che se sono veri riguardano la polizia? Ci saranno dei consoli danesi nella metropolitana di New York a controllare se i borseggiatori fanno bene il loro mestiere? Purtroppo il livello di interferenza coloniale degli Stati Uniti e dell'Unione Europea in Israele è arrivato a questo livello; non solo finanziano apertamente i terroristi, ma vanno a dare man forte, sicuri dell'immunità diplomatica, alle azioni violente degli arabi contro gli ebrei. Del resto non è questo il primo caso di diplomatico squadrista; forse vi ricorderete di quella funzionaria francese che un anno e mezzo fa nella valle del Giordano, per aiutare l'edificazione di una colonia illegale araba prese a schiaffi un soldato, che resistette con mirabile aplomb alla tentazione di restituirle il ceffone. Trovate qui tutta la storia: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/172118. Ma la signora Castaign, come si chiamava la manesca diplomatica francese, è stata rapidamente ritirata dalla Francia. Speriamo che gli Usa facciano lo stesso col loro personale, che ha addirittura tirato fuori un fucile M-16 per minacciare gli abitanti di Adei Ad. Ma con l'amministrazione attuale, è meglio non contarci. Ci basti sapere di che pasta sono fatti questi diplomatici e qual è il loro vero compito.


Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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